Prime tensioni istituzionale tra la presidenza della Repubblica, il governo Meloni, il Parlamento e le forzepolitiche di maggioranza, specie Lega Salvini premier e Forza Italia, che nel procedimento di conversione del decreto “Milleproroghe” hanno fortissimamente voluto l’inserimento dell’ennesima proroga alle concessionibalneari nonostante una precisa sentenza del Consiglio di Stato – massima magistratura amministrativa italiana: mica una bocciofila – e le disposizioni della direttiva Bolkestein, in Italia inattuata dal 2006.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge di conversione del decreto legge“Milleproroghe” e ha inviato contestualmente al presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, al presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, e al presidente del Consiglio dei Ministri, GiorgiaMeloni, una lettera di richiamo contenente alcune pesanti osservazioni procedurali, istituzionali e politiche.
In particolare Mattarella sottolinea come vada salvaguardato «il requisito dell’omogeneità di contenuto che la Corte costituzionale ha, in più occasioni, ritenuto oggetto di tutela costituzionale» e mette in luce le «specifichee rilevanti perplessità, in particolare, le norme inserite, in sede di conversione parlamentare, in materia di proroghe delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico–ricreative e sportive».
«Questa materia è da tempo all’attenzione della Corte di giustizia europea che ha ritenuto incompatibile con il diritto europeo la proroga delle concessioni demaniali marittime disposta per legge, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati – continua la reprimenda del Capo dello Stato -. Le predettedisposizioni del decreto–legge e della legge di conversione, oltre a contrastare con le ricordate definitivesentenze del Consiglio di Stato, sono difformi dal diritto dell’Unione europea, anche in considerazione degli impegni in termini di apertura al mercato assunti dall’Italia nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».
«L’esame della legge di conversione del decreto–legge “Milleproroghe” ha fatto dunque emergere molteplici profilicritici, dei quali il più evidente è rappresentato dai ricordati emendamenti relativi alle concessioni demaniali, che potrebbero giustificare l’esercizio della facoltà attribuitami dall’articolo 74 della Costituzione» scrive Mattarella, adombrando la possibilità di un rinvio alle Camere della legge per apportarvi le dovute modificheper non aprire un conflitto tra le istituzioni dello Stato e dell’Europa.
«Sono tuttavia consapevole della delicatezza, sotto il profilo costituzionale, del rinvio alle Camere esercitato nei confronti di una legge di conversione di un decreto–legge, a pochi giorni dalla sua scadenza – prosegue Mattarella -: farebbe, inevitabilmente, venir meno, con effetti retroattivi, in molti casi in maniera irreversibile, tutte le numerose altre disposizioni che il decreto-legge contiene, determinando incertezza e disorientamentonelle pubbliche amministrazioni e nei destinatari delle norme».
«Ho inoltre considerato come l’iniziativa assunta dal Governo che ho prima ricordato sia rivolta a ricondurre la decretazione d’urgenza entro i limiti costituzionali e a favorire una valutazione più rigorosa degli emendamenti» conclude il Presidente, sottolineando «ho ritenuto, quindi, di promulgare la legge di conversionein questione», auspicando la rapida correzione della norma per evitare di portare l’Italia in una procedura di infrazione, già aperta dalla Commissione europea nei confronti della Spagna sempre in tema di concessionibalneari prorogate per ben 75 anni in capo agli attuali titolari senza gara.
La ramanzina di Mattarella pesa principalmente sul capo di Matteo Salvini e di Silvio Berlusconi, che hanno fortissimamente voluto forzare la mano a cavallo delle elezioni regionali nel tentativo di ingraziarsi il consenso degli elettori, ben sapendo che sarebbe stata una manovra di corto respiro, confermata anche dall’esito elettorale che ha particolarmente penalizzato la rotta traccheggiante di Salvini che nella sola Lombardia in cinque anni ha più che dimezzato i consensi.
Meloni farebbe bene a revisionare senza indugi la norma inserita nel “Milleproroghe” oltre ad allestire le gare per l’assegnazione delle concessioni entro la fine del 2023. Se gli attuali concessionari, che hanno sempre paventato l’ingresso sul mercato italiano delle multinazionali estere in caso di gare aperte, affermano che con uno stabilimentobalneare non si vive, non dovrebbero avere alcun timore dell’arrivo in massa dei concorrenti su un’attività che non frutta granché. Ma è lecito pensare giusto il contrario, visto che molti stabilimenti hanno fatturati a sei cifre, pagando alla collettività per lo sfruttamento privato di un bene pubblico solo un pugno di euro. Forse è giunto il momento di cambiare i rapporti in gioco, riequilibrandoli a favore della collettività e dello Stato.
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