Manovra finanziaria 2020 entra in Parlamento: già pronta una contromanovra da parte delle opposizioni

Bitonci: «il paese ha bisogno di soluzioni spesso diametralmente opposte a quelle delineate dalla maggioranza di sinistra del governo BisConte».

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Senza credito mina fiscale

La Manovra finanziaria 2020, dopo tante anticipazioni e approvazioni “salvo intese” che ne hanno già stravolto la portata nel breve lasso di tempo intercorso tra l’approvazione da parte del consiglio dei ministri all’ultimo secondo disponibile per la presentazione alla Commissione europea per il vaglio preliminare e la sua entrata ufficiale al Parlamento, entra nella fasecruciale della discussione e dell’approvazione finale.

Una Manovra finanziaria 2020 che uscirà dalle aule parlamentari probabilmente ancora profondamente modificata nei suoi contenuti, complice una maggioranza di sinistra del governo BisConte indecisa e praticamente divisa su tutto e un’opposizione che ha già annunciato di voler presentare una contro Manovra finanziaria 2020 per la reale crescita del Paese.

Con Massimo Bitonci, deputato padovano della Lega, già sottosegretario al ministero dell’Economia nel governo Conte Uno e commercialista, una prima analisi dei contenuti della Manovra finanziaria 2020 e le soluzioni che l’opposizione si preparaa presentare.

Onorevole Bitonci, lei assieme all’ex viceministro Massimo Garavaglia siete le “menti” tributarie della Lega. Che giudizio dà della Manovra finanziaria 2020 che inizia il percorso di approvazione al Parlamento?

Un giudizio negativo, sia da esponente politico che da professionista del fisco. Si tratta di una proposta di legge decisamente dannosa sia per l’economia del Paese che per le imprese e le famiglie, con le prime spremute ulteriormente sia con maggiori imposte e inutili adempimenti burocratici, mentre seconde si troveranno tanti, troppi aggravi fiscali sotto mentite spoglie, con il risultato che la crescita del Paese, già sul filo della recessione, sarà ulteriormente indebolita, allontanando ancora l’obiettivo del recupero dei livelli di crescita ante crisi del 2007. Ricordo che l’Italia è ancora l’unico Paese europeo, assieme alla Grecia, a non avere recuperato il livello del Pil ante 2007, quando gli altri “grandi” d’Europa sono già ben oltre con ampi margini.

Nella proposta di Manovra finanziaria 2020 proposta dal governo BisConte sembra siano contenuti tanti micro provvedimenti disparati, senza una strategia complessiva di sviluppo.

Il pezzo forte della Manovra finanziaria 2020 è la sterilizzazione delle clausole Iva che assorbono circa 23 dei complessivi 30 miliardi complessivi della Manovra nel suo complesso. I sette miliardi rimanenti sono frutto di tanti piccoli provvedimenti di rimodulazione e aggravio del prelievo fiscale su cittadini ed imprese, aggravi spesso assurdi ed ingiustificabili che comprometteranno la già debole crescita del Paese. Di più: ci sono provvedimenti palesemente recessivi, come la tassa sulla plastica o quella sulle auto aziendali ad uso promiscuo assegnate ai dipendenti, che aggraveranno la situazione di comparti produttivi già in difficoltà strategici per l’economia nazionale per fatturato e numero di occupati. Nel caso delle auto aziendali ad uso promiscuo, Aniasa stima una perdita per il bilancio dello Stato di ben 160 milioni di euro, che salgono a ben 260 se si considera l’intera filiera dell’automotive. Ne vale la pena?

Le due tasse che ha citato, quelle sulla plastica e sulle auto aziendali, paiono avere già diviso la maggioranza del governo BisConte.

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Massimo Bitonci

Non ci vuole molto a capire che si tratta di provvedimenti capestro, buoni solo per assecondare l’ideologia di chi li ha proposti, il M5s. La tassa sulla plastica è un boomerang per l’ambiente che si vorrebbe tutelare, visto che negli impieghi che si vorrebbe tassare la plastica ha un’impronta ambientale complessiva inferiore a quella dei prodotti con cui si vorrebbe sostituirla, come avete ben sottolineato nell’articolo che avete pubblicato ieri circa lo studio della scienziata belga Kim Ragaert. L’ennesimo aggravio sull’auto aziendale è invece una spinta ulteriore sul burrone della crisi complessiva del settore automotive italiano che andrà a colpire soprattutto incolpevoli dipendenti di tantissime aziende private che utilizzano l’automobile per necessità di lavoro. Auto che, si noti bene, non sono affatto beni di lusso, ma quasi sempre utilitarie di bassa cilindrata e di basso prezzo che le aziende assegnano ai loro dipendenti per avere, da un lato, minori oneri gestionali, dall’altro, più sicurezza per i loro dipendenti e minore impatto ambientale. Non è un caso che la tassa sull’auto aziendale, dal suo annuncio ad oggi abbia già subito un pesante ridimensionamento che il centro destra punta a cancellare e a portare l’auto aziendale italiana finalmente in Europa dopo oltre vent’anni di deroghe al regime fiscale comunitario che prevede la totale deducibilità del costo d’acquisto, di gestione e dell’Iva. Continuare ad utilizzare regimi di deroga con valori di deducibilità irrisori significa penalizzare da un lato le imprese italiane con maggiori costi non scaricabili, dall’altro aggravare la situazione del comparto automotive italiano già in pesante crisi.

Alla proposta di Manovra finanziaria 2020 le opposizioni imputano la mancanza di un disegno strategico per lo sviluppo del Paese.

La maggioranza di sinistra ha disegnato una Manovra figlia di opposte visioni tra loro antitetiche e prive di respiro. Quando il governo Conte Uno ha approvato la Manovra finanziaria 2019 all’interno c’era una strategia complessiva volta sia allo sviluppo del Paese che passava dalla tassa piatta al 15% per le aziende e partita Iva fino a 65.000 euro di fatturato con la previsione della sua estensione a 100.000 nel 2020, l’applicazione della tassa sulle imprese al 20%, la pace fiscale per il recupero parziale di quella ingente somma di tasse evase che a regime ordinario non si sarebbero mai recuperate, un taglio complessivo degli adempimenti. C’era anche un risvolto sul sociale, con “quota 100” e il reddito di cittadinanza. Nella Manovra finanziaria 2020, la sinistra si è impegnata a cancellare quanto di buono si è fatto l’anno precedente che poneva le basi per un nuovo rapporto tra fisco e cittadini, tracciando un percorso di taglio delle tasse per sostenere il recupero di competitività delle imprese e maggiore capacità di spesa dei cittadini per consumi ed investimenti. Si sono mantenuti con penalizzazioni “quota 100” e un reddito di cittadinanza che alla prova dei fatti si è rivelato solo un formidabile intervento di natura assistenzialistica clientelare, con tantissime sacche di malaffare e di comportamenti truffaldini, visto che i controlli finora effettuati hanno evidenziato che in sette casi su dieci i richiedenti non ne avevano diritto, che pure lo Svimez ieri ha definito come inutile e controproducente per il reale sviluppo del Sud.

Nella proposta di Manovra finanziaria 2020 c’è anche la questione dello spostamento avanti di un anno dei crediti fiscali vantati da aziende e cittadini, che di fatto trasforma i contribuenti in sovventori del debito pubblico italiano.

Il blocco delle compensazioni superiori ai 5.000 euro vale oltre un miliardo di euro e aggraverà il già difficile equilibrio finanziario di molte aziende, soprattutto di quelle piccole e medie che costituiscono l’ossatura del sistema produttivo nazionale, già provato dalla scissione dell’Iva che ha drenato ingente liquidità. In carenza di un accesso al credito da parte delle banche, da pagamenti sempre più dilazionati da parte dei creditori, ci si mette pure lo Stato a spostare di ben un anno la liquidazione dei crediti vantati dalle imprese.

Criticato è pure lo spostamento di provvedimenti a favore di categorie non garantite dallo Stato, come i lavoratori autonomi, a quelle ultraprotette, come i lavoratori dipendenti.

E’ il caso dell’annullamento dell’estensione a 100.000 euro della tassa piatta al 20%. Il consiglio nazionale dei commercialisti ha calcolato che il finanziamento del taglio del cuneo fiscale dei dipendenti verrà dalle tasche dei lavoratori autonomi che perderanno circa 3 miliardi di benefici in tre anni. Tutta gente che la crisi e la stagnazione dell’economia ha fortemente penalizzato senza alcun ammortizzatore sociale.

C’è poi il tema della lotta all’evasione che dovrebbe fruttare qualche bel miliardo di euro.

Si tratta di cifre scritte sull’acqua destinate ad aprire un buco nei conti del bilancio statale già nei primi mesi dell’anno prossimo. In carenza di provvedimenti premiali e di taglio agli adempimenti tributari che anzi s’aggravano ancor di più, difficilmente i contribuenti aderiranno spontaneamente come è accaduto negli anni passati. Si vuole combattere l’evasione mediante le lotterie degli scontrini aggravando il carico burocratico sugli operatori economici, oppure l’obbligo di pagare tramite canali tracciabili determinate spese per poterne fruire la deducibilità. Tutti espedienti destinati ad un nulla di fatto, se non a complicare inutilmente la vita a cittadini ed imprese, che andranno ad incrementare il “nero”.

Un quadro poco confortante. Come opposizioni di centro destra cosa proponete di fare?

La proposta di Manovra finanziaria 2020 è realtà da solo poche ore, visto che arriva con un ritardo di 15 giorni sul calendario previsto dopo una serie di pesanti rimaneggiamenti da parte dei suoi proponenti. Dopo averla approfondita anche assieme ai tecnici del Parlamento, il nostro obiettivo è di proporre una Manovra finanziaria 2020 realmente espansiva per la crescita del Paese, facendo leva sul taglio delle tasse che hanno raggiunto un livello eccessivo e anti competitivo, oltre su un più corretto rapporto tra fisco e contribuenti. Possiamo garantire che la Manovra finanziaria 2020 presentata dal governo BisConte uscirà dal Parlamento decisamente cambiata, anche grazie ai sempre più numerosi contestatori che si levano dal fronte della maggioranza di sinistra. Non mi meraviglierei se tanti provvedimenti che suscitano contestazioni sia nelle file della maggioranza che nel mondo produttivo venissero bocciati e sostituiti da altri.

Comunque vada, il problema finale è sempre connesso alle risorse disponibili, visto che oltre la metà della Manovra finanziaria 2020 è realizzata in deficit e buona parte del rimanente è costituita da entrate ballerine. C’è la possibilità di intervenire su voci di spesa importanti, come il reddito di cittadinanza o “quota 100” per riequilibrare i conti e ridurre il disavanzo?

Su “quota 100” sono i potenziali richiedenti sono stati decisamente sovrastimati dal parte del governo precedente, con il risultato che gran parte delle risorse previste non sono state utilizzate. Quanto al reddito di cittadinanza, il discorso è diverso, perché si è preferito partire da subito con l’elargizione di indennità a prescindere dall’effettuazione di controlli preliminari sugli aventi diritto e ben prima di avere messo in piedi una macchina efficiente per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di posti di lavoro, che in Italia ci sono come dimostrano le migliaia di richieste di manodopera inevase da parte del mondo produttivo. Il risultato è che lo Stato ha erogato fior di miliardi anche a chi non ne aveva diritto e continuerà a farlo chissà ancora per quanto tempo perché i controlli procedono al rallentatore, così come l’inserimento dei disoccupati nel circuito del lavoro. Di fatto, come dimostrano i dati, il M5s ha realizzato un formidabile intervento clientelare concentrato in Campania e regioni del Sud dove il lavoro nero continua indisturbato e dove un presidente di regione Dem ha pure dichiarato pubblicamente che il reddito di cittadinanza finanzia i picciotti delle organizzazioni malavitose. Personalmente, sarei favorevole ad una profonda, immediata rivisitazione di questo provvedimento, unitamente ad attivare una seria revisione della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi prendendo a riferimento le realtà pubbliche più virtuose. Agendo in quest’ambito, è possibile recuperare circa 200 miliardi di euro all’anno di spesa improduttiva e clientelare stimati dalla Cgia di Mestre. Più che applicare una selva di micro e macro tasse, il governo BisConte dovrebbe impegnarsi maggiormente in quest’ambito, dove basterebbe da subito ridurre del 10% gli sprechi e le inefficienze per trovare tutte quelle risorse necessarie per fare una Manovra finanziaria 2020 meno indecente di quella proposta dalle sinistre.

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