Mentre a Roma ci si balocca sul se e come riaprire le attività economiche fatte repentinamente chiudere il 9 marzo scorso, da Rovereto nel basso Trentino parte l’appello ai governatori delle Regioni e ai presidenti delle Province autonome del Nord Italia a consentire nuovamente la libertà di movimento delle persone, almeno tra le realtà del Nord Italia.
L’iniziativa si deve al coordinatore e consigliere comunale di Forza Italia, Paolo Vergnano, che, stufo dei continui vincoli e delle difficoltà che le imprese incontrano ogni giorno nello svolgere le loro attività, conscio del fatto che se le persone non sono messe in grado di lavorare a pieno regime il futuro del motore dell’economia italiana è orami prossimo a gripparsi, chiede che almeno tra i territori del Nord Italia, omogenei culturalmente, socialmente ed economicamente, si possa tornare a circolare liberamente, adottando ovviamente tutte le precauzioni del caso.
Un appello alla condivisione di regole comuni e condivise per la libertà di movimento delle persone, anche per evitare di lasciare nell’incertezza chi opera a cavallo di più realtà regionali in un momento in cui le regioni danno chiari segnali di volere far da sé superando il colpevole immobilismo del governo BisConte.
Di seguito il testo integrale (scaricabile anche da questo link) che Vergnano ha indirizzato ai governatori delle regioni e presidenti delle province autonome.
Illustri Presidenti e Governatori,
Siamo stati annichiliti da un’onda inaspettata e abbiamo reagito affidandoci e aspettando. Per quanto tempo rimarremo sospesi nell’incertezza, però, non ci è dato sapere.
Si comprende la necessità e la ritrosia di alcune Regioni che chiedono prudenza, non chiedo che queste si aprano se non lo ritengono utile ai loro cittadini. Ma non posso guardare inerme i miei concittadini che vedono le loro imprese morire.
Il Governo centrale ci inonda di messaggi, spesso contraddittori, e ci confonde, ci inibisce.
Il 4 maggio, pareva si potesse ricominciare a vivere, seppur con delle limitazioni, invece sta risultando una situazione impossibile da interpretare.
Le limitazioni, però, non sono amiche della ricchezza e della prosperità, ma servono spesso per controllare e deprimere, prima che sanare.
Siamo terre di imprenditori, di piccola e grande imprenditoria che per prosperare necessita di movimento e di relazioni ad ampio raggio. Non di sussidi, infatti nessun imprenditore chiede di essere finanziato per stare immobile, ma libertà personale ed economica, per altro garantita dalla nostra Carta Costituzionale.
Attualmente viviamo in condizioni di incertezza, iniziamo ad aver paura di uscire più per le sanzioni che per il contagio.
Tra qualche giorno potremo, dalle notizie che si leggono, avere la possibilità di muoverci all’interno della nostra Regione, o Provincia Autonoma, ma questo, da cittadino, amministratore, lavoratore o imprenditore, per il motore economico italiano non basta. Dobbiamo chiedere di più, dobbiamo allargare i nostri confini e ritornare a lavorare insieme senza timori. Con attenzione, certamente, ma senza le limitazioni che ci vuole imporre il Governo centrale.
Prendiamo esempio dall’Alto Adige, che ha già aperto in parte e si sta preparando per la stagione estiva e la ripartenza economica e sociale.
Questo è quello che occorre fare, subito, con il coraggio degli Statisti.
Milano è il centro, il luogo simbolo della nostra economia, in cui confluiscono milioni di persone per parlare, discutere, progettare. I nostri porti, Genova e Trieste, devono poter accogliere non solo merci, ma anche persone.
L’economia non prospera attraverso videoconferenze, ma con strette di mano, modificate magari dalla necessità, guardandosi negli occhi, esprimendo fiducia reciproca.
Da piemontese trapiantato in Trentino, non posso pensare un Nord Italia diviso, mi inorridisce non poter circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale. Da liberale non posso credere a muri e confini che separano imprenditori potenziali.
Se questo dramma ci deve insegnare qualcosa è che gli uni senza gli altri non progrediamo, ma anzi moriamo.
Dobbiamo iniziare un nuovo corso che probabilmente durerà fino all’anno prossimo inoltrato. Non solo le imprese manifatturiere del Nord Italia hanno bisogno di scambi: anche l’industria del turismo non può permettersi di rimanere ferma.
Abbiamo coste magnifiche: Liguria, alto Adriatico, quelle del Lago di Garda e dei laghi minori. Catene montuose, come le Dolomiti o il massiccio del Monte Bianco, che il mondo di invidiano. Ma rischiamo di vanificare gli sforzi di migliaia di imprenditori – albergatori, ristoratori, baristi… – a causa di uno Stato che ci impone confini interni che non sentiamo nostri.
Quest’anno i mari, così come i laghi e le montagne del Nord Italia non avranno il normale tipico afflusso turistico nazionale ed estero a causa di scelte scellerate del Governo centrale. Le notizie stampa si rincorrono e si sente già parlare di “corridoi sanitari sicuri” tra la Germania e la Croazia, per catturare l’inevitabile necessità dei cittadini del nord Europa di passare serenamente le proprie vacanze evitando l’Italia che, autonomamente, ha scelto di definirsi infetta e instabile politicamente.
Se spostassimo il confine di sicurezza non più tra di noi, ma in una linea immaginaria che ci permetta di muoverci liberamente all’interno delle otto Regioni del Nord Italia, daremmo immediata soluzione alle preoccupazioni degli imprenditori turistici e nuovo immediato slancio all’economia manifatturiera e alimentare.
Il morale dei cittadini verrebbe spinto alle stelle, con la possibilità di fruire in sicurezza di un ampio e variegato territorio spaziante dai mari Ligure e dell’alto Adriatico alle montagne delle Alpi.
I ragazzi potrebbero continuare a seguire le lezioni scolastiche on-line e finalmente ritemprarsi dopo mesi di quarantena, con progetti di accoglienza in totale sicurezza.
Gli imprenditori, compresi anche quelli potenziali, e i lavoratori potrebbero muoversi per cercare nuove prospettive.
Se questo scenario si concretizzasse, all’interno del Nord Italia avremo la possibilità di movimento totale, dopo poco tempo risulterebbe incomprensibile la limitazione territoriale tra di noi.
L’Italia potrà rimanere unitaria solo se il motore economico del Paese è messo in grado di esprimere tutto il suo potenziale: Altrimenti si rischia di essere soggiogati, anche all’interno del sistema europeo.
Il Nord Italia ha porti, aeroporti, agricoltura, industria, turismo.
Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, possono ambire ad essere un’unica forza economico-sociale per la rinascita dell’Italia.
Illustri Presidenti e Governatori, aderendo a questo manifesto vi unite a fare fronte unico nei confronti del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio e del Governo al fine di istituire, dopo il 4 maggio, la libera circolazione delle persone in tutto il Nord Italia per iniziare la ricostruzione economica e sociale del Paese, anche in forma di atto di autonomia regionale.
Paolo Vergnano
Consigliere comunale Rovereto
Coordinatore Forza Italia Rovereto
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