L’evasione fiscale vale la metà delle inefficienze della pubblica amministrazione

Secondo la Cgia di Mestre la cattiva gestione costa oltre 200 miliardi all’anno contro i circa 110 miliardi dell’evasione.

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pagamenti ritardati ripresa economica

L’Ufficio studi della Cgia di Mestre accende un faro su un tema che, da solo, vale una miniera di risorse pubbliche, oltre 10 manovre finanziarie ordinarie: le inefficienze della pubblica amministrazione italiana che vengono valutate in oltre 200 miliardi di euro all’anno.

Se a questa si aggiunge l’ammontare dell’evasione fiscale e contributiva pari ad altri 110 miliardi di euro all’anno circa, si capisce quanto spazio di manovra ci sia per portare efficienza nel funzionamento dello Stato e delle amministrazioni periferiche.

Nel rapporto dare/avere tra lo Stato e il contribuente italiano, a pagare il prezzo più elevato sarebbe quest’ultimo che tenta di difendersi dalle inefficienze della pubblica amministrazione ricorrendo all’evasione dei propri obblighi. 

Se tutti pagassero il dovuto, ci sarebbero più risorse per far funzionare meglio la macchina pubblica, garantendo così un livello superiore di giustizia sociale e di civiltà. Ma è altrettanto vero che se si avesse un’amministrazione con un livello di produttività e tempi di risposta a cittadini/imprese in linea con la media europea, probabilmente si avrebbe anche meno evasione, perché chi non paga sarebbe messo nelle condizioni di farlo. 

Come ha riconosciuto anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nella sua relazione del 2020, le inefficienze della pubblica amministrazione costituiscono uno dei principali ostacoli alla crescita economica del Paese. Se si fosse in grado con un colpo di bacchetta magica di eliminare una buona parte degli sprechi e degli sperperi che si annida all’interno della struttura pubblica, probabilmente la spesa pubblica italiana costerebbe molto meno e, conseguentemente, il livello della pressione tributaria sarebbe più contenuto, avvantaggiando proprio coloro che le tasse le versano tutte, fino all’ultimo centesimo. 

Non solo: è opinione molto diffusa che la fedeltà fiscale di un Paese sia inversamente proporzionale anche al livello di tassazione a cui sono sottoposti i propri contribuenti. Pertanto, con un carico fiscale più contenuto, anche a seguito di una spesa pubblica inferiore, probabilmente la dimensione dell’evasione sarebbe nettamente al di sotto dei 110 miliardi di euro stimati.

L’efficienza della spesa pubblica italiana è un problema che il paese si trascina da tempo immemorabile e rischia di esserlo anche nei prossimi 6 anni, quando l’Italia sarà chiamata a investire molte risorse pubbliche a tempo di record rispetto alla media nazionale. Dei 210 miliardi di euro messi a disposizione dall’Unione Europea, 145 serviranno per realizzare gli investimenti aggiuntivi che, – nel 2026 – garantiranno, secondo il Governo, 3 punti percentuali aggiuntivi di Pil. 

Non è oro tutto quello che luccica. A fronte di questi 145 miliardi, il valore aggiunto del Paese sarà, al termine dell’operazione, superiore di 55 miliardi di euro, con una redditività degli interventi indicati nella bozza del “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” redatto lo scorso 12 gennaio molto contenuta. 

Non si deve dimenticare che, al netto degli interessi sul debito, la spesa pubblica nazionale nel 2020 è stata di poco inferiore a 900 miliardi di euro e, per oltre il 90% costituita da natura corrente (stipendi, pensioni, acquisti, funzionamento struttura, etc.) e solo le briciole agli investimenti. 

L’Ufficio studi della Cgia tentato un quadro delle puntuali inefficienze e sprechi del comparto pubblico che possono essere riassunti come segue:

il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la burocrazia è pari a 57 miliardi di euro (Fonte: The European House Ambrosetti);

i debiti commerciali del settore pubblico nei confronti dei propri fornitori ammontano a 53 miliardi di euro (Fonte: Banca d’Italia);

il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il sistema economico nazionale per un importo di 40 miliardi di euro all’anno (Fonte: ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti);

se la giustizia civile italiana avesse gli stessi tempi di quella tedesca, il guadagno in termini di Pil sarebbe di 40 miliardi di euro all’anno (Fonte: CER-Eures);

sono 24 i miliardi di euro di spesa pubblica in eccesso che non consentono di abbassare la pressione fiscale italiana rispetto alla media UE (Fonte: Discussion paper 23 Commissione Europea);

gli sprechi e la corruzione presenti nella sanità costano alla collettività 21,5 miliardi di euro ogni anno (Fonte: GIMBE);

gli sprechi e le inefficienze presenti nel settore del trasporto pubblico locale ammontano a 12,5 miliardi di euro all’anno (Fonte: The European House Ambrosetti-Ferrovie dello Stato).

In buona sostanza, secondo la Cgia è possibile affermare che l’ammontare dell’evasione fiscale sia molto inferiore agli effetti negativi generati dal cattivo funzionamento della pubblica amministrazione. Effetti che, in molte circostanze, si manifestano a seguito di una palese violazione delle norme di legge e dei regolamenti compiuta da dirigenti e funzionari pubblici poco solerti e preparati.

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