Via libera del Senato al disegno di legge sulla montagna: il testo, che ha ottenuto 77 sì, passerà all’esame della Camera per l’approvazione definitiva. Il provvedimento è composto da 29 articoli che riformano di fatto la disciplina sulle comunità montane.
Prima di tutto si definiscono le finalità del testo che punta a «riconoscere e promuovere lo sviluppo delle zone montane la cui crescita economica e sociale costituisce un obiettivo di interesse nazionale». Poi, si fissano i criteri per la classificazione dei comuni montani, anche in base ai parametri altimetrico e della pendenza. Quindi, si dà una delega al governo a riordinare, integrare e coordinare la normativa vigente in materia di agevolazioni anche di natura fiscale in favore dei comuni montani.
Nella legge sulla montagna al primo giro di approvazione si parla anche della “Strategia nazionale per la montagna italiana” (SMI), che avrà un orizzonte temporale di 3 anni, attraverso la quale verranno attuate le politiche di sviluppo delle aree montane e dovrà essere definita dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, sentiti i ministri interessati, previa intesa in sede di Conferenza unificata.
Si prevedono anche l’istituzione di un “Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane” a decorrere dal 2025 e si attribuisce al “Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie” della Presidenza del Consiglio il monitoraggio su attuazione e impatto della “Strategia per la montagna italiana” e sul funzionamento del “Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane”.
Ogni anno si prevede una “Relazione alle Camere” entro il 28 febbraio di ciascun anno. Ma nella legge sulla montagna si parla anche dei vari vantaggi per i comuni montani e per chi deciderà di prestarvi attività sanitarie, tra cui un credito d’imposta «in misura pari al minor importo tra il 60% del canone annuo di locazione dell’immobile e l’ammontare di 2.500 euro».
Si introduce, poi, la definizione di “Scuole di montagna”, con relativa organizzazione e vantaggi per i docenti. E si consente al ministero della Giustizia di provvedere, anche attraverso procedure di mobilità volontaria, alla copertura delle piante organiche dei Tribunali nelle zone montane disagiate con una carenza di organico pari ad almeno il 30%.
Si prevede anche un potenziamento dei servizi di comunicazione, tra cui una maggiore copertura di internet, oltre ad accordi di programma sul potenziamento di infrastrutture statali e ferroviarie. Si danno linee guida per la valorizzazione di pascoli e boschi e la tutela degli ecosistemi montani.
Una parte del “Fondo”’ potrà essere usata per monitorare e prevenire le conseguenze del cambiamento climatico. Si fissano i criteri di una disciplina per i “cantieri temporanei forestali” e si prevede il censimento di alberi e boschi “monumentali”. Quindi, si fissano “incentivi agli investimenti e alle attività diversificate” di “agricoltori e silvicoltori di montagna“; si dà la definizione di “rifugio di montagna” e si rinvia a un decreto ministeriale per individuare i criteri per la classificazione dei percorsi escursionistici.
Inoltre, si riconoscono “le professioni della montagna” quali presìdi per conservare e valorizzare il patrimonio materiale e immateriale delle zone montane e si prevedono contributi e vantaggi fiscali per imprese o cooperative i cui titolari non abbiano compiuto i 41 anni. Analoghe agevolazioni anche per chi svolge, sempre nelle zone montane, lavoro agile e per chi contribuisce al loro ripopolamento. A questo proposito si parla di un “contributo” per ogni figlio nato o adottato in un comune montano, per una cifra che dovrà essere indicata dal Ministero della famiglia, ma che dovrà rientrare in un fondo di 5 milioni annui.
Vantaggi anche per chi acquista o ristruttura immobili “da destinare ad abitazione principale”. Si istituiscono il “Registro nazionale dei terreni silenti” e la clausola di salvaguardia per le Regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano. Dal 2025 fino al 2034 si indica una copertura di circa 100 milioni ogni anno per le varie disposizioni contenute nel ddl.
Per il senatore bellunese Luca De Carlo (FdI) «abbiamo votato finalmente una legge sulla montagna concreta che oltre alla strategia mette risorse. 200 milioni di euro, e grazie ad un mio ordine del giorno abbiamo chiesto al Governo di valutare la possibilità di elevare nei prossimi anni questa quota a 300 milioni di euro; 200 milioni di euro in più di quelli che nella scorsa legislatura usavano toni trionfalistici per “vendere” ai territori un provvedimento senza risorse e con zero azioni concrete».
«La montagna non può essere considerata il luna park della pianura: il turismo è fondamentale, ma dobbiamo cancellare la sindrome di Heidi di chi pontifica dai divani della pianura. I monti non sorridono sempre, quando i volontari del soccorso alpino vanno a recuperare escursionisti in infradito; le caprette non fanno ciao, se gli agricoltori abbandonano la montagna – continua De Carlo -. I montanari, perché è questo che siamo ed è questo che con orgoglio rivendico di essere, garantiscono anche la sicurezza idrogeologica: non c’è pianura sicura senza montagna sicura».
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