Sul tema dei dazi sul riso importato dalla Cambogia e dalla Brimania l’Unione Europea cambia rotta e fa scattare dalla prossima settimana i dazi per mettere fine alle azioni di concorrenza sleale nei confronti della produzione italiana, leader indiscussa a livello europeo. Salvo colpi di scena, mercoledì 16 gennaio 2019 entreranno in vigore a seguito dell’adozione del regolamento con procedura scritta per l’entrata in vigore il giorno successivo la pubblicazione.
Il provvedimento comunitario prevede un periodo di reintroduzione dei dazi solo sul riso indica lavorato per un periodo non superiore a tre anni, con un valore scalare dell’importo stesso da 175 euro a tonnellata nel 2019, 150 euro a tonnellata nel 2020 e 125 euro a tonnellata nel 2021; una proroga è possibile ove sia giustificata da particolari circostanze.
Soddisfatte le organizzazioni degli agricoltori, ad iniziare da Coldiretti che negli ultimi tempi aveva condotto una “battaglia del riso” a tutto tondo, «portando la Commissione europea a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso che giustificano l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero» ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che ora punta «ad estendere il regime daziario anche al riso non lavorato. Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar – precisa Prandini – arriva infatti sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore e pertanto è stato giustamente chiesto il rispristino dei dazi nel triennio 2019-2022”.
La crisi è drammatica in Italia e mette a rischio il primato nazionale in Europa dove l’Italia – rileva la Coldiretti – è il primo produttore di riso con 1,40 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4.000 aziende di 219.300 ettari, che copre circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica.
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