L’Ursula Bis, la nuova Commissione europea nasce all’insegna di una maggioranza azzoppata, eletta con 370 voti, solo 9 in più del quorum richiesto, ma ben 91 in meno di quelli attribuiti all’Ursula Uno nel 2019. E quei 370 “Sì” incassati sono 31 meno dei 401 che solo a luglio avevano assicurato la rielezione della baronessa Ursula von der Leyen alla guida dell’Unione europea.
Il voto che ha varato la nuova Commissione europea che entrerà in carica il 1° dicembre 2024 ha visto un generale sfilacciamento della maggioranza europea, con un rimescolamento trasversale degli schieramenti. Ma è di tutt’evidenza che l’Ursula Bis nasce con una maggioranza tra le più basse nella storia dell’Unione europea, un voto all’insegna delle defezioni e dei franchi tiratori diffusi trasversalmente nella sua maggioranza.
I popolari spagnoli non hanno votato a favore in contrapposizione con l’elezione di Teresa Ribera, già vicepremier del governo spagnolo accusata di mala gestione dell’emergenza alluvione in Spagna. I socialisti francesi non hanno votato a favore perché non hanno gradito l’assegnazione della vicepresidenza al commissario conservatore Raffaele Fitto. Così come hanno votato contro gran parte dei Verdi e buona parte dell’estrema sinistra. Viceversa, l’Ursula Bis ha incassato i 24 voti a favore della parte italiana dei conservatori dell’Ecr, con i rimanenti contrari. E, per contraltare, il partito di Meloni a luglio aveva votato contro la riconferma di von der Leyen.
Di fatto, una maggioranza così risicata e con i vari schieramenti politici estremamente fluidi, l’azione di governo di von der Leyen non sarà semplice, anche perché l’Unione europea è chiamata a dare rapidamente un chiaro segnale su cosa vuole fare sul fronte del “Green deal” approvato dall’Ursula Uno che sta dimostrandosi fallimentare per l’economia continentale, oltre che per l’ambiente stesso, con interi settori produttivi a rischio fallimento e con perdita di milioni di posti di lavoro, come sta accadendo per il settore automotive e come probabilmente accadrà per il settore dell’acciaio con l’entrata in vigore delle norme sul carbonio.
A pesare sul futuro dell’Ursula Bis ci sarà anche il cosiddetto trilogo, dove l’azione di governo dell’Unione è ripartita tra la Commissione, il Consiglio europeo e l’Europarlamento. E con la possibilità che nei prossimi mesi gli equilibri interni all’interno dei vari stati cambino sensibilmente – alle elezioni politiche di febbraio in Germania è molto probabile la sconfitta dei socialisti a favore dei democristiani, mentre in Francia Macron è sempre più traballante così come il suo governo Barnier, mentre in Spagna il socialista Sanchez traballa sia per la maggioranza risicata che per le inchieste che riguardano sua moglie -, con una ridefinizione degli equilibri nel Consiglio europeo verso l’area conservatrice, il cammino dell’Ursula Bis è quanto mai periglioso, anche guardando all’eterogeneità della composizione della stessa commissione, con 14 commissari Ppe, 5 liberali, 4 socialisti, 1 conservatore e 1 “patriota”.
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