L’Europa intende tartassare le esportazioni di vino italiano prodotto dalle piccole cantine

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Vino bicchiere versamento da bottiglia Fotolia 4595028
Annunciata l’eliminazione delle agevolazioni doganali per i piccoli produttori: coinvolti 45.000 cantine su 47.000 che esportano. Silenzio dal Governo Renzi e dal ministro Martina

 

Vino bicchiere versamento da bottiglia Fotolia 4595028Una nuova tegola europea è in procinto di cadere su uno dei comparti più dinamici dell’economia nazionale e del NordEst in particolare. L’Unione Europea, all’interno del capitolo delle semplificazioni (quello che vorrebbe cancellare la privativa italiana sui vitigni autoctoni consentendo di fare “Verdicchio” o “Lambrusco” ovunque, per ora pare scongiurato) c’è anche la riforma complessiva delle Doc che vengono depotenziate, oltre due norme “fiscali” che rischiano di tagliare fuori dall’export circa 45.000 delle 47.000 cantine italiane che esportano vino. 

Il responsabile delle direzione agricoltura dell’Unione Europea Jacques Nadolski ha annunciato chiaramente la prossima eliminazione delle agevolazioni doganali per i piccoli produttori dicendo che la Commissione «vuole togliere le agevolazioni a chi produce meno di mille ettolitri all’anno» al fine di equiparare tutto il settore. Conseguentemente, anche i piccoli produttori di vino saranno obbligati a fare le normali pratiche doganali con notevoli aggravi di costo per le aziende che producono meno di mille ettolitri, circa 130.000 bottiglie all’anno. 

L’Italia è il Paese di gran lunga più colpito da questa misura. Ma questa non è l’uncia misura d’ispirazione europea che interessa il settore vitivinicolo: la Commissione vuole modificare anche il regime delle accise che oggi il vino non paga in quanto prodotto agricolo. Coldiretti e Cia hanno già protestato ufficialmente, mentre dal Governo Renzi non si è detto nulla. Strano ancheil comportamento del ministro Martina che si fa forte delle semplificazioni, mentre l’Efow (European federation of origin wines) che comprende eccellenze enologiche italiane accusa apertamente la Commissione europea di voler di fatto smantellare il testo di base del settore (il regolamento 607 del 2009). 

Se il Governo Renzi accetta l’ennesima imposizione di Bruxelles senza reagire, per il settore vinicolo italiano che nel 2015 ha fatto segnare il record storico nelle esportazioni che hanno raggiunto il valore di 5,4 miliardi, con un aumento del 575% rispetto al fatidico 1986, anno dello scandalo al metanolo, i prossimi anni rischiano di essere solo un pallido ricordo, a tutto vantaggio della concorrenza dei cugini d’oltralpe, che già oggi vantano una situazione di migliore resa del comparto vino, visto che i francesci riescono ad esportare più dell’Italia e con maggior resa economica (il divario in valore tra Francia e Italia è del 54%: l’Italia vende più vino, 20 milioni di ettolitri contro 13, ma a prezzo unitario inferiore: un litro viene pagato in media 2,67 euro contro gli 5,85 euro/litro della Francia. Nel caso degli spumanti il rapporto è 3,52 al litro Italia, 16,87 euro la Francia)