Italia, rallenta la corsa delle pensioni di vecchiaia e anzianità, ma crescono gli invalidi civili

0
696
pensioni Pensionata mazzetta soldi FbySh
L’indagine condotta da Il Sole 24Ore conferma un dato conosciuto: pensioni di vecchiaia e anzianità concentrate al Centro Nord. Assegni “sociali” quasi esclusiva del Sud

 

Pensionata mazzetta soldi FbyShL’annuale indagine condotta dal quotidiano economico Il Sole 24Ore su eleboarzioni condotta dal centro studi DataLavoro conferma un dato consolidato (quello delle pensioni legate al lavoro concentrate quasi tutte al Centro Nord, mentre quelle assistenziali al Sud) ed evidenzia un rallentamento della corsa alla quiescenza a seguito delle riforme introdotte dalla legge “Fornero”.

Se si guarda alla percentuale di pensionati rispetto al numero di abitanti di ogni provincia italiana, emerge che il top delle pensioni di anzianità maturate dopo una vita di lavoro e di contributi pagati c’è il Piemonte con Biella (prima, 15,1%), Vercelli (terza, 12,0%) con l’emiliana Ferrara a fare da incomodo al secondo posto con 12,5% di trattamenti di vecchiaia erogati. Nelle posizioni di rincalzo Asti, Cuneo e Novara. Realtà che confermano come in queste zone la popolazione residente sia percentualmente più anziana di altre realtà produttive, come Trieste (50, con il 7,7%) o Trento e Perugia a parimerito (52, 7,5%). Quasi tutte le località del Sud si piazzano nella bassa classifica, con percentuali che vanno dal 2,2% di Crotone al 4,9% di Catanzaro o al 4,7% di Oristano, provincia sarda che spicca invece in testa nella classifica delle pensioni per invalidità civile, dove ben il 9,1% della popolazione residente fruisce di un trattamento sociale, seguita con percentuali leggermente minori da Lecce, Messina, Nuoro, Reggio Calabria. Nella classifica dell’assistenzialismo di Stato risultano nelle ultime posizioni realtà “virtuose” come Trento, Bolzano, Aosta, Prato Modena, Fermo, Treviso, dove le pensioni sociali toccano circa il 3% della popolazione.

Nel complesso – considerando il totale di oltre 18 milioni di prestazioni pagate dall’Inps – il 29,7% degli italiani risulta “coperto” da almeno una pensione, con le province del Nord e del Centro ad avere un grado di “assicurazione” maggiore, cui corrispondono anche redditi più alti. La spesa pensionistica è a livelli record, intorno al 17% del Pil, per un importo medio annuo per prestazione di 11.943 euro. Gli importi degli assegni più elevati si individuano nel segmento anzianità/anticipata (1.593 euro al mese in media), mentre la vecchiaia si aggira sui 676 euro, per una media totale di circa 1.100 euro per vecchiaia, anzianità e prepensionamenti, e di 825 euro al mese se si considerano tutti i trattamenti.

L’ammontare di pensioni dal 2011 al 2015 è calato dell’1,5%, ma con andamenti differenti a seconda delle categorie di riferimento, in quanto gli assegni d’invalidità (spettanti a dipendenti e autonomi affetti da un’infermità fisica o mentale, con almeno 20 anni di contribuzione) sono scesi di quasi un quarto (a poco più di un milione), mentre quelli di invalidità civile (non subordinati alla presenza di contributi o di anzianità lavorativa) sono saliti del 3,7% a quota 2,9 milioni e situazioni molto disparate sul territorio (l’incidenza maggiore è a Oristano, quasi il triplo di Modena e Prato). Il totale degli assegni di vecchiaia – oltre 5 milioni – è sceso del 4,2%, mentre le pensioni anticipate e di anzianità sono aumentate del 5,9% (a quota 4,1 milioni). E proprio queste ultime hanno registrato la maggiore crescita nel 2015: secondo il monitoraggio diffuso dall’Inps sui flussi di pensionamento, i trattamenti liquidati sono stati 148.540 con un aumento del 74% sul 2014 (85.207).