Studio della Cgia sui principali fattori di spesa. Zabeo: «per evitare l’aumento dell’Iva, bisogna tassare le pensioni elevate che non corrispondono ai contributi versati»
Secondo una comparazione effettuata dall’Associazione artigiani di Mestre (Cgia), l’Italia, al netto della uscite per le pensioni e gli interessi sul debito pubblico che ammontano al 21,5% del Pil, ha una spesa pubblica che è tra le più basse d’Europa. Stornando queste due voci, le uscite in rapporto al Pil si attestano al 29,7%, in Germania al 31,4%, in Francia al 39,9%. La media dell’eurozona è al 33,9%. Tra i grandi, solo la Spagna spende meno dell’Italia: 29,3% sul Pil.
«Sebbene ci siano ancora sprechi, sperperi e inefficienze da eliminare – commenta il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo – la nostra spesa pubblica è mediamente più contenuta degli altri. Purtroppo, ancora adesso scontiamo gli effetti di un sistema pensionistico che fino agli inizi degli anni ’90 è stato molto generoso, soprattutto nei confronti degli statali, e di un debito pubblico che ci è sfuggito di mano negli anni ’80».
Nella prossima legge di Stabilità, proseguono dalla Cgia, il Governo dovrà recuperare ben 15 miliardi di euro, per evitare l’attivazione dal prossimo anno di un deciso aumento delle aliquote Iva e delle accise sui carburanti già stabilito dalle cosiddette “clausole di salvaguardia” contenute nelle precendenti leggi di Stabilità.
«Con una spesa pubblica tutto sommato abbastanza contenuta e difficile da comprimere ulteriormente, riteniamo non ci siano molti margini per ridurla di quasi un punto di Pil. A nostro avviso – conclude Zabeo – se non si interverrà anche sulle pensioni, tassando quelle più elevate che non corrispondono ai contributi versati, corriamo il pericolo di ritrovarci con un aumento parziale dell’Iva che penalizzerebbe ancor più i consumi delle famiglie che, nonostante la ripresa, faticano a decollare».