La Direzione mercato interno stoppa le velleità del leghista, ricordando che l’Italia sulla questione ha ancora aperta una procedura d’infrazione con le possibili pesanti multe.
Le velleità salviniane di definire gli indennizzi ai balneari in modo presumibilmente assai favorevole ai titolari uscenti, vengono stoppate da una dura lettera di richiamo mandata dalla Direzione generale mercato interno, industria, imprenditoria e Pmi dell’Ue con destinatario il ministro delle Infrastrutture e trasporti di Matteo Salvini che, di concerto con il ministro dell’Economia retto dal suo collega di partito, Giancarlo Giorgetti, deve emanare entro il 31 marzo il decreto attuativo con i criteri per la determinazione dell’«equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni».
Secondo la Direzione generale Ue i criteri di remunerazione e indennizzo per i concessionari uscenti sono molto stretti e non devono trasformarsi un una sorta di vincoli eccessivi tali da essere disincentivanti per i soggetti che vorrebbero partecipare ad una gara per aggiudicarsi una concessione, trasformandole in altrettante gare deserte per i troppi vincoli e onerosità.
Ad un Salvini che agli Stati generali del turismo balneare nei giorni scorsi aveva tuonato «è arrivata una lettera dall’Ue che mi dice come dovrei scrivere il decreto. Ai miei uffici ho fatto rispondere “grazie, il decreto ce lo scriviamo noi perché siamo un paese sovrano. Saranno indennizzi veri, non mance», il ministro farebbe meglio ad ingoiare il rospo vivo e ammettere che tutte le sue promesse – nel caso dei balneari come in tante altre occasioni – sono state solo fiato dato alle corde vocali e mettersi in linea con le direttive che gli sono state impartite da Bruxelles, sempre che per non scontentare una settore clientelare cui lui ha promesso nel tempo tutto e di più non voglia addebitare agli italiani tutti i costi delle multe che la Commissione potrebbe infliggere all’Italia, visto che la procedura d’infrazione per la violazione della direttiva Bolkenstein è ancora attiva e pronta a scattare al minimo sgarro.
I vincoli posti dall’Ue per gli indennizzi ai balneari sono oggettivamente una cintura di castità stretta per gli ardori salviniani, con un margine di manovra minimo e sottoposto al controllo finale di Bruxelles che deve dare il via libera. Tanto più che, politicamente, a difendere a spada tratta i balneari è rimasta solo la Lega, con Forza Italia decisamente più tiepida e con Fratelli d’Italia che si muove con estrema circospezione, temendo di compromettere il successo di altre tematiche decisamente più strategiche ed importanti per la Nazione della tutela dei concessionari balneari uscenti che hanno sfruttato ampiamente un bene pubblico dietro il pagamento di una manciata di spiccioli, complice anche un Stato che si è comportato da cattivo padre di famiglia, non valorizzando adeguatamente un bene pubblico a vantaggio di tutti i cittadini, finendo silenziosamente per avvallare una gestione privatistica quasi al limite dell’usucapione che solo l’obbligo comunitario di effettuare gare per il rinnovo delle concessioni ha stoppato.
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