Secondo la Cgia, nei prossimi 4 anni servono 75,4 miliardi di euro per evitare l’applicazione di nuove tasse già decise
Ancora una volta, le promesse roboanti del Governo Renzi dimostrano di avere le gambe corte, anzi cortissime. Gli sbandierati tagli di 40-50 miliardi lanciati dal premier fiorentino alla recente assemblea nazionale del PD, si scontrano con ben altra realtà. Secono uno studio condotto dalla Cgia di Mestre, per evitare che scattino le cosiddette clausole di salvaguardia decise dai governi Monti, Letta e dallo stesso Renzi, entro la fine del 2018 il Governo Renzi dovrà recuperare la bellezza di 75,4 miliardi di euro in quasi 4 anni, altrimenti famiglie e imprese subiranno un aggravio fiscale di pari importo, consa che ucciderebbe nella culla qualsivoglia tentativo di recupero e di crescita del Pil.
Dopo l’ennesimo aggiornamento, l’Ufficio studi dell’Associazione artigiani di Mestre è riuscito a ricostruire in misura chiara e definitiva il quadro generale di tutte le clausole di salvaguardia che gli ultimi esecutivi hanno “disseminato” all’interno dei provvedimenti fiscali approvati in questi ultimi anni per coprire la necessità di far “quadrare” i conti nella programmazione pluriennale. In buona sostanza, queste clausole sono impegni assunti nei confronti dell’Ue: nel caso il governo non fosse in grado di reperire le risorse necessarie per sterilizzare queste misure, sarebbe inevitabile l’aumento della tassazione, specie quella indiretta bassata su Iva e accise, al fine di rispettare gli impegni presi con l’Ue in materia di conti pubblici.
La prima scadenza è il prossimo 30 settembre: se entro quella data l’Esecutivo non fosse in grado di reperire 1,4 miliardi di euro, dal giorno successivo scatterebbe l’ennesimo aumento delle accise sui carburanti, oltre a un deciso incremento degli acconti Irpef e Ires in capo alle aziende.
Briciole rispetto all’impegno che dovrà essere affrontato con la prossima legge di stabilità. Entro la fine di quest’anno, Renzi sarà costretto a reperire ulteriori 16 miliardi di euro; diversamente, dal 1 gennaio 2016 scatterà un nuovo ritocco dell’Iva (dal 22 al 23%) e un aumento della tassazione, attraverso l’elevazione di aliquote o la riduzione di detrazioni e deduzioni fiscali. In questa maniera, l’ammontare degli inasprimenti fiscali rispetto al 2014 arriverebbe a 17,4 miliardi di euro.
La necessità di reperire nuove risorse è destinata a crescere ulteriormente: nel 2016 si arriverà a toccare la cifra di 26,8 miliardi e nel 2017 si sfioreranno i 30 miliardi. A regime, quindi, il taglio della spesa rispetto al 2014 si dovrebbe attestare attorno ai 30 miliardi di euro, importo necessario per evitare un corrispondente aumento delle tasse.
In quasi 4 anni il Governo Renzi deve trovare ben 75,4 miliardi di euro per scongiurare l’ennesimo aumento delle imposte. Un impegno da far tremare i polsi. «Questi eventuali inasprimenti fiscali – afferma Paolo Zabeo della Cgia – potranno essere evitati integralmente con l’approvazione di norme che assicurino gli stessi effetti positivi sui saldi di finanza pubblica». Come? «Noi auspichiamo attraverso la contrazione delle uscite, mediante interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica. Detto ciò, ci auguriamo, così come ha annunciato nei giorni scorsi il Premier, che in tempi brevi vengano quantificati i risultati ottenuti ed ottenibili con la cosiddetta “spending review”. Altrimenti, sarà difficile evitare un nuovo aumento delle tasse che soffocherebbe sul nascere i timidi segnali di ripresa economica in atto». Renzi dovrà armarsi seriamente di forbici e iniziare seriamente a tagliare, a partire dagli sprechi e dalla “manomorta” che alimenta il consenso clientelare dei partiti, ad iniziare dal PD. Ne sarà capace?