La proposta del capogruppo Pdl della regione del Veneto, Dario Bond. Piccata la risposta del vicepresidente altoatesino: “meglio che Bond si occupi di faccende che conosce meglio della sua regione”
Galeotta fu la conferenza stampa di Ferragoso del presidente della provincia autonoma di Bolzano Luis Durnwalder: dal suo buen ritiro di Falzes in alta Pusteria, su richiesta della sua opinione sul fondo Odi e sul passaggio di comuni veneti all’Alto Adige, il governatorissimo dell’Alto Adige dichiarava senza alcuna remora che ben facevano i comuni a passare da una regione all’altra e che del fondo Odi lui se ne faceva un baffo, annunciando l’ennesimo ricorso alla Corte Costituzionale. Chi semina vento, spesso raccoglie tempesta, puntualmente arrivata per bocca del capogruppo pidiellino nel Consiglio regionale del Veneto, Dario Bond: “ma perché Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza non vanno anche in Alto Adige? Mi piacerebbe leggere di un blitz anti-evasione anche a San Candido o a Dobbiaco, dove invece sembra che gli evasori non esistano” butta lì dopo la nuova ondata di controlli nella venetissima a Cortina d’Ampezzo in odore di aspirazioni altoatesine.
Per Bond “una spiegazione c’è: si evade solo nelle regioni ordinarie – aggiunge – nelle regioni a statuto speciale sono tutti più buoni e bravi”. Premettendo che l’evasione fiscale “va combattuta con severità”, Bond si domanda “perché a finire nel mirino siano soprattutto certe zone e non altre. Ho l’impressione che ci siano non solo dei cittadini di serie A e dei cittadini di serie B ma anche dei contribuenti di diversa categoria”, facendo emergere subito dopo il motivo del contendere: “il governatore bolzanino Durnwalder nei giorni scorsi è tornato a reclamare Cortina. Bene, ma prima mandiamoli i controlli, magari così si dà una calmata”.
Da qui l’appello ad Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate tirando in ballo la bega sulla gestione del fondo Odi: “l’Alto Adige deve ai territori di confine 40 milioni di euro che non vuole scucire nonostante ci siano precisi accordi in tal senso – cito quello di Milano del 2009 con cui si blindavano gli statuti di autonomia. E’ un’inadempienza inaccettabile. Per questo – sostiene Bond – chiedo al rigoroso Befera d’intervenire, trattenendo la somma all’origine, possibilità’ che tra l’altro è prevista proprio dalla legge istitutiva del Fondo Brancher. Veda Befera se questa somma può essere già recuperata nelle agenzie locali – conclude – o se magari è necessario fare una bella cartella esattoriale dal controvalore di 40 milioni di euro sicuramente garantita dai beni della Provincia autonoma”.
Toccare l’Alto Adige sul vivo delle palanche è come toccare un cavo elettrico scoperto: immediata la replica piccata del vicepresidente altoatesino Hans Berger: “Forse Bond farebbe meglio ad occuparsi delle questioni che riguardano la sua regione, che magari conosce meglio e più approfonditamente. Bond probabilmente non è al corrente che i controlli fiscali in Alto Adige sono, in rapporto al territorio e al numero degli abitanti, tra i più alti d’Italia. Giusto fare i controlli sul rispetto del fisco, ma non si venga a dire che in Alto Adige questi sono pochi”. Berger rintuzza Bon anche sulla richiesta fatta a Befera di recuperare coattivamente i 40 milioni finora non pagati dall’Alto Adige per il fondo Odi: “si tratta di un appello fuori luogo, dove Befera non c’entra nulla. Quanto al Fondo, l’Alto Adige non è contrario alla loro distribuzione, ma al modo di ripartizione. Noi vogliamo che il nostro contributo vada solo ai 7 comuni che confinano con l’Alto Adige, non anche ai 42 che confinano con il Trentino”. Già, peccato che così facendo si genererebbe una nuova tensione tra i pochi comuni bagnati dalla munificenza altoatesina e i restanti. In questo tema, netto è il presidente del Fondo, Aldo Brancher: “si verrebbe a creare un’odiosa disparità, stravolgendo la finalità del Fondo che è quella di sostenere e annullare l’odierno pesante svantaggio sociale ed economico dei comuni veneti e lombardi che confinano con le ricche province autonome di Trento e di Bolzano”.