Euro 7: al Parlamento europeo va in scena la marcia indietro

La posizione del centro destra ha la meglio sul talebanesimo ambientalista delle sinistre. Inizia il processo di de-elettricizzazione spinta della mobilità “ispirata” dalla Cina.

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Sull’entrata in vigore del nuovo standard tecnico Euro 7, al Parlamento europeo va in scena la marcia indietrocon la creazione di un’inedita maggioranza di centro destra che fa un ulteriore passo avanti in vista dei nuovi assetti politici che potrebbero scaturire dal voto del giugno 2024.

Ancora una volta, protagonista del nuovo riequilibrio politico sono le fantasmagoriche norme del “Green Deal” questa volta relative alla mobilità e allo scenario dell’elettrificazione spinta. Popolari, Conservatori, sovranisti di Identità e Democrazia, e Liberali hanno approvato un testo che depotenzia grandemente la normativa sugli standard Euro 7. Un voto che certifica il cambio di rotta ormai ineludibile sul “Green Deal” – cornice anche del negoziato pronto a entrare nelle fasi finali sulle case green -, e torna a dare slancio all’ambizione dei gruppi di centro destra guidati dall’Ecr di Giorgia Meloni di rafforzare quell’alleanza con il Ppe utile a soverchiarel’alleanza taleban-ambientalista che regge il potere in Ue dando una spallata a Socialisti e Verdi.

Un esito considerato positivamente da tutte le anime della maggioranza di governo italiana – e che scontentainvece le aspirazioni a favore dell’ambiente dei gruppi di sinistra. A poco più di due settimane dall’intesa a maggioranza tra i governi Ue favorita dal governo Meloni, anche l’Europarlamento ha licenziato il suo testo che finirà – previo il voto in sessione plenaria – sul tavolo dei negoziati per arrivare all’accordo finale in Ue.

Con 52 voti a favore, 32 contrari e un astenuto, anche gli eurodeputati della commissione Ambiente hanno sostenuto un sostanziale status quo sulle emissioni per il settore automotive, con standard meno vincolantirispetto alla proposta originaria di Bruxelles visto che già ora l’attuale standard Euro 6 consente emissioni decisamente ridotte, spesso al limite delle misurazioni strumentali.

L’entrata in vigore dei nuovi standard Euro 7, nella posizione dei parlamentari, dovrebbe slittare al 1° luglio 2030 per auto e furgoni e al 1° luglio 2031 per autobus e camion, rispetto alle scadenze al 2025 e 2027 previste inizialmente dalla Commissione europea.

Il tutto per non gravare ulteriormente su un’industria – parzialmente soddisfatta nel commento di Acea – già chiamata alla sfida dell’elettrico, con lo stop a motori Diesel e benzina fissato al 2035.

Se il nuovo europarlamento dalle elezioni di giugno 2024 dovesse avere una maggioranza più realistica e meno ideologicamente ambientalista, tutti gli scenari politici potrebbero – anzi, dovrebbero – essere messi in discussione, riportando al centro dell’attenzione politica e delle strategie economiche l’interesse europeorispetto ai “consiglioriesteri, di fatto azzerando la spinta all’elettrificazione della mobilità e rilanciando la tecnologia dei motori a combustione che, specie con la diffusione dei carburanti sostenibili, possono dare ancora molto con un impatto ambientale pressoché nullo, azzerando però le dipendenze geostrategiche dai monopoli stranieri, a partire da quelli cinesi.

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