Ecobonus e Sismabonus: CNA ricorre all’Antitrust e alla Commissione europea

Bocciata la modalità di sconto in fattura prevista dal Decreto crescita. Battipaglia: «altera la concorrenza e danneggia artigiani e Pmi». 

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Lo sconto in fattura previsto per Ecobonus e Sismabonus nel “Decreto crescita” approvato dopo uno lungo tira e molla altera la concorrenza danneggiando le piccole e medie aziende. Davvero un bel risultato per il ministro allo Sviluppo economico, il grillino Luigi Di Maio che, a parole, si proclama patrono e protettore delle Pmi, salvo nei fatti essere il loro primo affossatore.

Oltre 60 imprese dei settori impianti, legno e arredamento associate a CNA hanno avviato un procedimento amministrativodavanti alla Commissione europea e all’Autorità garante della concorrenza ed il mercato affinché venga accertata l’illegittimità dell’art. 10 della L. 58/2019 (Decreto Crescita) per violazione del diritto comunitario e/o nazionale della concorrenza.

«Il provvedimento varato dal Parlamento – ha dichiarato il presidente CNA Installazione Impianti, Carmine Battipaglia – ci ha convinto a mobilitarci a tutela delle piccole imprese. D’intesa con la Confederazione ci siamo attivati per ricorrere sia all’Antitrust che alla Commissione europea per ottenere la cancellazione dell’articolo 10 che riteniamo un tentativo di favorire la concentrazione del mercato della riqualificazione energetica nelle mani di pochi operatori, con conseguente alterazione della concorrenza, rappresentando un indebito aiuto di Stato per le grandi imprese a danno delle piccole e medie».

Il mercato è rilevante. Secondo l’ultimo Rapporto Enea i lavori di efficientamento energetico del patrimonio edilizio che hanno beneficiato dell’Ecobonus nel 2018 sono stati 334.000 con 3,3 miliardi di euro di investimenti.

Il problema sta tutto nella previsione della possibilità di sconto immediato da parte del beneficiario della provvidenza fiscalespettante direttamente sulla fattura del fornitore, il quale si trasforma, suo malgrado, in banca impropria nei confronti del cliente. Ovvio che un sistema del genere espelle dal mercato tutti i piccoli e medi operatori in quanto privi di adeguata capacità finanziaria, spalancando invece le porte per le grandi multinazionali che ormai fanno gran parte del loro fatturato, più che sui servizi e sulla manifattura, proprio sulla gestione finanziaria.

Questo non è che uno dei tanti errori, spesso marchiani, che ha costellato l’azione politica del governo Lega-M5s e, soprattutto, di quest’ultimo. Se Di Maio non vuole amplificare la decrescita infelice del Paese, faccia marcia indietro e si torni all’antico.

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