Interrogazione del senatore Divina sui ritardi nell’evoluzione dello standard di trasmissione
A poco meno di tre anni dal passaggio delle trasmissioni televisive dallo standard analogico a quello digitale, anche la radio ha imboccato lo stesso percorso, iniziando la progressiva copertura del territorio nazionale con lo standard Dab+ che assicura qualità trasmissiva e d’ascolto decisamente superiore, unitamente all’irradiazione di nuovi utili servizi, specie per l’ascolto in mobilità tipico degli automobilisti.
Peccato solo che “dopo una partenza roboante in provincia di Trento, territorio scelto come realtà pilota per una sperimentazione (conclusa con successo), il passaggio alla trasmissione digitale in standard Dab+ delle trasmissioni radiofoniche sta procedendo con una lentezza preoccupante, con palesi inadempimenti dei contratti di servizio sottoscritti dalla Rai con lo Stato italiano”: l’allarme è lanciato dal senatore Sergio Divina, vice capogruppo della Lega Nord. Divina focalizza meglio i suoi dubbi: “mentre radio private nazionali hanno investito (e continuano a farlo) in modo massiccio nella copertura di tutto il territorio nazionale con trasmissioni in standard Dab+, in casa Rai l’impegno a coprire il territorio con il servizio digitale (sottoscritto con il Governo nel 2010) pare sostanzialmente inattuato, facendo addirittura passi indietro rispetto agli anni precedenti, con molti impianti “sperimentali” spenti o guasti”. Secondo quanto scrive Divina in un’interrogazione al ministro dello Sviluppo Zanonato, “lo sviluppo delle trasmissioni radiofoniche del servizio pubblico in digitale risolverebbe innanzitutto il problema di discontinuità dell’obsoleto segnale FM in tante zone d’Italia, limiterebbe poi l’obbligo di continui cambi di frequenza ed eliminerebbe infine i disturbi di ricezione in movimento riqualificando il contenuto dell’intero “Servizio pubblico” collocandolo al passo con i tempi e con il resto d’Europa”.
Divina ripercorre gli accordi che hanno portato alla nascita del Dab+ in Italia, partendo dal Trentino Alto Adige: “gli accordi sottoscritti nel 2010 con il Governo prevedevano in capo alla Rai l’espresso obbligo di comunicare l’esistenza della Radio Digitale. Logico quindi pensare che nel territorio del Trentino Alto Adige, oggetto di progetto pilota, il compito del servizio pubblico sarebbe stato quello di informare la popolazione (ogni giorno durante le trasmissioni in FM) che tutti i canali radio RAI sono ora ricevibili anche in digitale. Ma questo a distanza di un anno non è mai avvenuto. Il passaggio allo standard DAB – sottolinea Divina – consentirebbe a RAI di arricchire l’offerta locale con canali digitali locali continuativi come già fatto nelle province di Trento e di Bolzano. Spingere sul passaggio delle trasmissioni radiofoniche dallo standard analogico FM a quello digitale Dab+ comporterebbe grandi risparmi grazie al deciso calo del consumo di energia (con un taglio di oltre l’80%!) e conseguentemente tonnellate di emissioni di CO2 in meno indispensabili alla produzione della stessa. Al di là dei sostanziali risparmi e della massiva riduzione di CO2, comporterebbe la riduzione di molti impianti trasmissivi e, quindi, inquinamento elettromagnetico motivo per cui molti altri paesi europei, già oggi in fase avanzata di copertura delle trasmissioni digitali del territorio, hanno già predisposto piani di spegnimento degli obsoleti impianti di trasmettitori analogici, a breve, entro il 2017, e a medio periodo, entro il 2020”.
Divina domanda al ministro Zanonato di fare chiarezza, evidenziando “se la Rai risulti o meno inadempiente rispetto al contratto di servizio sottoscritto con il Governo nel 2010 relativo allo sviluppo delle trasmissioni radiofoniche a standard digitale e, in caso affermativo, quali azioni il Governo intenda intraprendere in capo alla Rai per sanzionarne tale comportamento” e “entro quanto tempo il territorio nazionale sarà coperto dal segnale radiofonico digitale, avendo presente che nel 2014 cade il 120o anniversario della nascita di Guglielmo Marconi e che il 2015 sarà l’anno in cui Milano e l’Italia ospiteranno l’Expò internazionale”, oltre a sapere cosa si stia facendo “per sostenere la diffusione dei nuovi ricevitori per la radio digitale presso gli utenti finali al fine di accorciare i tempi di spegnimento dei vetusti, costosi ed inquinanti attuali impianti diffusivi”.