Bortolussi sferza i partiti: “trovate la convergenza su lavoro e piccola impresa”
Le urne delle elezioni politiche hanno lasciato sul terreno due novità di forte rilievo: la forte risurrezione di un centrodestra dato troppo rapidamente per morto e sepolto di fronte ad un centro sinistra che ha centrato una vittoria di Pirro e il botto del Movimento 5 stelle di Grillo che ha saputo incanalare tra le sue fila tutto il dilagante malcontento esistente nel Paese dopo 15 mesi di cattivo governo fatto da un Mario Monti uscito sonoramente sconfitto dal giudizio popolare.
Dinanzi a tre blocchi politici sostanzialmente equivalenti per peso ma per programmi tra loro contrastanti, si rischia lo stop dell’azione di governo: uno scenario che l’economia rifugge con tutte le sue forze.
In questo contesto, arriva l’appello del segretario degli artigiani di Mestre, Giuseppe Bortolussi: “spero che i partiti riescano a superare questa situazione di impasse uscita dalle urne, trovando un punto di convergenza sul lavoro e la piccola impresa, affinchè in tempi brevi si possa formare un nuovo Governo”. Secondo il leader della Cgia “visto che la principale emergenza nel Paese è il lavoro e gli unici soggetti in grado di crearne di nuovo sono le piccole imprese, spero che attorno a questi problemi i partiti politici siano in grado di far quadrato e di costruire una maggioranza di Governo in grado di dare le risposte che il Paese si attende”.
I problemi sono noti a tutti, ma, fa sapere la CGIA, è bene ricordarli, poiché mai come in questo momento è opportuno che la politica fornisca una risposta concreta al mondo del lavoro e delle imprese.
Questo l’elenco dei nodi da affrontare subito:
aumento dell’Iva dal 21 al 22% dal primo luglio 2013: se non si riuscirà ad evitare tale incremento di aliquota, i consumatori quest’anno sborsare ulteriori 2 miliardi di euro, con evidenti riflessi negativi sui consumi;
Tares (nuova imposta sull’asporto rifiuti); prima rata da luglio 2013: aumento di 2 miliardi di euro rispetto al 2012;
mancati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione alle imprese: sono tra gli 80 e i 90 miliardi di euro i pagamenti ancora incagliati e che minano fortemente la liquidità delle aziende e la ripresa economica;
Imu sui capannoni: aumento dal 60 al 65 del coefficiente moltiplicatore da applicare alla rendita catastale ai fini del calcolo della base imponibile e dell’imposta da pagare;
Tasse: diminuzione dell’Irap e del costo del lavoro.
Tasse: armonizzazione di quelle vigenti in Italia a quelle medie europee, ad iniziare da quelle gravanti sul settore automotive (che stanno distruggendo un comparto che produce il 16% del gettito fiscale nazionale) e sull’energia (elettricità, gas e carburanti costano dal 20 al 40% in più che della media europea, rendendo difficoltosa la competitività del sistema produttivo nazionale.