Dall’economia ancora brutte notizie per il Governo Renzi: secondo l’Istat a settembre calano gli ordinativi e il fatturato per l’industria e calano del vendite dei negozi

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Grafico calo sfondamento pavimento
I dati statistici dimostrano il fallimento delle politiche governative per il rilancio dell’economia. Unimpresa: «segnale disastroso e preoccupante». Confcommercio: «dinamica deludente e in linea con la dinamica decrescente del clima di fiducia»

 

Grafico calo sfondamento pavimentoAncora brutte notizie dal mondo dell’economia per il Governo Renzi impegnato nell’allestimento della legge di Stabilità 2017 con cui si vorrebbe rilanciare la crescita del Paese con una serie di misure poco eterogenee e lungimiranti.

L’Istat ha diffuso i dati relativi all’andamento della produzione industriale e del commercio nel mese di settembre. Nel comparto manifatturiero si rileva una flessione del 4,6% per il fatturato e del 6,8% per gli ordinativi rispetto al mese precedente, nel quale si erano registrate variazioni eccezionalmente positive. Per il fatturato la flessione più marcata si è avuta sul mercato interno (-5,5%) rispetto a quello estero (-2,8%). Il fatturato si riallinea a livelli di poco inferiori rispetto a quelli registrati a luglio (-0,6 punti percentuali) con effetti differenziati tra mercato interno in flessione (-1,5 punti), e mercato estero in espansione (+1,8 punti). 

Nella media degli ultimi tre mesi, l’indice complessivo segna un ampio incremento (+2,3%) rispetto ai tre mesi precedenti (+2,5% per il fatturato interno e +1,8% per quello estero). I beni strumentali registrano una crescita sostenuta (+5,0%). Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 come a settembre 2015), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali dello 0,3%, sintesi di un decremento dell’1,3% sul mercato interno ed un incremento dell’ 1,8% su quello estero. Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano flessioni congiunturali per tutti i raggruppamenti principali di industrie, che risultano particolarmente rilevanti per i beni strumentali (-6,8%) e per l’energia (-4,6%). 

L’indice grezzo del fatturato diminuisce, in termini tendenziali, dello 0,3%: il contributo più ampio a tale flessione viene dalla componente interna dei beni intermedi. Per il fatturato la diminuzione tendenziale più ampia riguarda la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,3%), mentre il maggior incremento riguarda la fabbricazione di macchinari (+5,8%). Nel confronto con il mese di settembre 2015, l’indice grezzo degli ordinativi segna un aumento del 2,6%. L’incremento più rilevante si registra nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,6%), mentre la flessione maggiore si osserva nella fabbricazione di prodotti chimici (-3,3%).

La situazione è negativa anche nel campo del commercio: secondo l’Istat a settembre le vendite al dettaglio hanno fatto registrare una diminuzione congiunturale, pari a -0,6% sia in valore sia in volume, confermando le tendenze negative registrate nei mesi precedenti. Le vendite di prodotti alimentari diminuiscono dello 0,3% in valore e risultano stazionarie in volume; quelle non alimentari calano dello 0,8% sia in valore sia in volume.

Nella media del trimestre luglio-settembre 2016, l’indice complessivo del valore delle vendite al dettaglio diminuisce dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. L’indice in volume diminuisce, nello stesso arco temporale, dello 0,6%. Rispetto a settembre 2015, le vendite diminuiscono complessivamente dell’1,4% in valore e dell’1,7% in volume. La flessione più marcata riguarda i prodotti non alimentari: -1,6% in valore e -1,9% in volume, aggiunge l’Istat. Tra i prodotti non alimentari si registrano variazioni negative per quasi tutti i gruppi di prodotti. Le diminuzioni più marcate si rilevano per i gruppi cartoleria, libri, giornali e riviste (-4,1%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-3,9%). 

Rispetto a settembre 2015 si osserva una contenuta flessione del valore delle vendite per la grande distribuzione (-0,2%), mentre il calo risulta molto più marcato per le imprese operanti su piccole superfici (-2,5%). Rispetto ad agosto 2016, le vendite dei prodotti alimentari diminuiscono dello 0,3% in valore mentre restano invariate in volume; le vendite dei prodotti non alimentari, diminuiscono dello 0,8% sia in valore sia in volume, prosegue la nota. Nel trimestre luglio-settembre 2016 si registra una variazione congiunturale negativa dello 0,4% per il valore complessivo delle vendite, sintesi di una diminuzione dello 0,2% per le vendite di prodotti alimentari e dello 0,5% per le vendite di prodotti non alimentari -conclude l’Istat-. Con riferimento allo stesso periodo, il volume del totale delle vendite mostra una variazione negativa dello 0,6%, come risultato di una diminuzione dello 0,5% per le vendite di prodotti alimentari e dello 0,6% per quelle di prodotti non alimentari.

Contrastanti i commenti ai dati Istat. Confindustria conferma il suo posizionamento filogovernativo e preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno: per il Centro studi confindustriale gli indicatori disponibili del IV trimestre «puntano a un nuovo rallentamento (+0,1%). La variazione acquisita per il 2016 è di +0,8%. L’attività industriale è aumentata dello 0,6% in ottobre (stima CSC), dopo il -0,8% in settembre, portando la variazione acquisita nel IV trimestre a +0,6%. La componente ordini del PMI manifatturiero (Markit) segnala una decelerazione: l’indice è sceso a 50,4 (-1,1% su settembre), per la forte frenata della domanda estera. In settembre l’anticipatore OCSE per l’Italia è diminuito per il nono mese di fila (-0,02% dopo -0,05%) e suggerisce che il recupero del PIL si attenuerà nei prossimi trimestri».

Più netto e critico il commento di Unimpresa: «siamo entrati nel terzo anno consecutivo fuori della recessione, ma l’andamento dei principali dati congiunturali mostra che la ripresa stenta a imboccare un sentiero virtuoso. I dati relativi all’industria di oggi, sia in relazione agli ordinativi sia in relazione al fatturato, rappresentano un segnale disastroso e preoccupante. Il percorso da fare è ancora lungo e sarebbe grave ignorare la debolezza ormai cronica delle nostra economia: il nostro Paese non può e non deve permettersi una crescita dello “zero virgola” protratta a lungo perché le conseguenze, per il tessuto produttivo italiano, sarebbero assai dannose». 

Secondo Unimpresa, «la legge di bilancio all’esame del Parlamento contiene alcune misure positive, anche sul versante della riduzione del carico fiscale sulle imprese, ma si tratta ancora una volta di interventi timidi e non sufficienti a dare impulso e fiducia a chi fa impresa. Molto va fatto sul versante della riduzione nel bilancio pubblico: le sacche di sprechi sono ancora poco esplorate, mentre proprio riducendo le spese inutili e soprattutto improduttivo potrebbero essere reperite le risorse necessarie a mettere insieme le necessarie coperture per dare il via a un drastico piano di abbattimento delle tasse».

Commento negativo ai dati Istat anche da Confcommercio: «il dato sulle vendite di settembre conferma la debolezza della domanda, in particolare, sono andate deluse le aspettative su una crescita congiunturale del comparto alimentare». Per l’ufficio studi della categoria «l’atteggiamento delle famiglie è improntato alla cautela, in accordo con la dinamica decrescente del clima di fiducia».