Da qualche anno le cronache nazionali si occupano sempre più frequentemente di crolli dei ponti, ultimo in ordine di tempo quello di Genova. Ma non sempre le cause sono da attribuire alla mancata o carente manutenzione ordinaria e straordinaria. C’è anche dell’altro, ad iniziare dal fatto che dal 2005 ad oggi vige una sostanziale deroga al Codice della strada che limiterebbe (utilizziamo il condizionale, perché la realtà è diversa) la circolazione sulla rete stradale dei mezzi con portata totale a terra (ptt. in sigla) fino a 44 tonnellate. Mezzi di peso (e dimensioni) superiori possono circolare in deroga solo in limitate condizioni: quello del movimento terra (56 tonn. di ptt.) e quello dei trasporti eccezionali (fino a 108 tonn. di ptt.).
I problemi sono sorti dopo il 2005 quando si è sostanzialmente trasformata una deroga di carattere eccezionale in una normalità. A stretto rigore, il Codice della strada definisce eccezionali i trasporti che eccedono la sagoma di legge del veicolo (2,55 metri in larghezza e 16,5 in lunghezza) e in portata (le 44 tonn. di ptt.) solo nei casi in cui la merce da trasportare sia indivisibile e abbia carattere di unitarietà. Tale, a rigor di logica, sono una turbina, un alternatore, un maxi yacht, un traliccio di ponte, ecc. Tutte cose che hanno dimensioni e pesi che non possono essere frazionati in più carichi.
Peccato che la norma voluta dall’allora sottosegretario ai Trasporti Paolo Uggè, la circolare esplicativa n. 189 del 6 settembre 2005 con cui il Ministero voleva fare una volta per tutte chiarezza sulla questione, sia finita nel limbo della giustizia amministrativa a seguito del ricorso di alcune ditte interessate al provvedimento. Del caso fu investito il Tar del Lazio che riscontrò gli elementi per concedere una sospensiva ad un atto con il quale si negava, proprio in attuazione della circolare 189, l’autorizzazione a effettuare un trasporto eccezionale senza che ve ne fossero le condizioni previste dal codice della strada e ribadite con la circolare. Il Tar del Lazio tuttavia, nonostante i solleciti non entrò mai nel merito, seppellendo la pratica nel fondo di qualche capiente cassetto. Questo ha prodotto l’esplosione delle richieste dell’utilizzo di automezzi eccezionali a 108 tonn. di ptt., tant’è che oggi sulle strade ne circolano in media oltre 3.000 ogni giorno. Decisamente troppi.
Quale è il reale motivo dell’esplosione dei trasporti eccezionali a 108 tonnellate di ptt? «Esclusivamente economico, per permettere al committente di carichi pesanti come ad esempio i colis dell’industria siderurgica, di risparmiare considerevolmente alla voce spesa di trasporto – sbotta l’autore dell’allora circolare e oggi presidente di Conftrasporto Confcommercio, Paolo Uggè -. Da 13 anni si è bellamente trasformata una norma del Codice della strada che prevedeva l’eccezionalità in normalità, con il risultato che le infrastrutture stradali sono messe a durissima prova, specie i ponti di ogni sorta che costellano la rete viaria locale e principale, con il risultato che si assiste sempre più spesso al crollo dei ponti».
Andiamo con ordine, presidente Uggè. Quale sarebbe il risparmio che si ottiene utilizzando un trasporto eccezionale invece di uno ordinario?
E’ presto detto. Un veicolo eccezionale a 108 tonn. di ptt. trasporta in pratica il contenuto netto di 3 trasporti normali a 44 tonn. di ptt. Il risparmio sta nell’utilizzo di un solo trasporto con un solo autista al posto di tre camion, tre autisti e tre usure dei mezzi. Ancheil consumo di carburante è inferiore rispetto a tre distinti automezzi. Peccato che questo genere di risparmi in capo alle aziende committenti si trasformi in maggiori costi per la collettività e in maggiore insicurezza per chi utilizza la rete stradale.
Che genere di maggiori cosi si scaricano sulla collettività dall’impiego di un trasporto eccezionale a 108 tonn. di ptt.?
Lo si può constatare con i propri occhi nelle vicinanze di quelle realtà industriali dove questo genere di trasporti eccezionali si è maggiormente diffuso dal 2005 ad oggi. Il manto delle strade è spesso in condizioni pietose, con ormaie e avvallamenti vari e, peggio, buche nel sedime, a segnale che l’eccesso di peso ha accelerato grandemente l’usura della strada, imponendo opere di manutenzione ordinaria e straordinaria più ravvicinate nel tempo e più costose, oltre a compromettere la sicurezza di chi vi viaggia, specie se in bicicletta o in moto. Ma il peggio è nelle cosiddette “opere d’arte”, ovvero ponti e viadotti, dove l’usura causata da questo genere di passaggi frequenti si estende anche alla sottostante struttura che non è stata concepita per sopportare quotidianamente plurimi passaggi di questo genere di carichi, con il risultato che dal 2005 ad oggi la frequenza con cui i ponti crollano è decisamente cresciuta.
C’è anche un problema di sicurezza connesso alla circolazione dei carichi eccezionali?
Distinguerei tra i trasporti scortati e quelli che non lo sono. I primi sono quelli veramente eccezionali, soprattutto per le dimensioni della merce che trasportano e devono essere scortati da due mezzi, uno davanti e l’altro dietro, che servono a regolamentare la circolazione stradale, fino a bloccarla, quando il trasporto eccezionale deve imboccare un curva, una rotonda, una galleria o un ponte da percorrere entrambi al centro della carreggiata. Diverso è il caso dei trasporti eccezionali carichi di merci divisibili, come i coils dell’industria siderurgica, dove le grandi bobine d’acciaio viaggiano su mezzi da 108 tonn. di ptt. con ingombri praticamente regolamentari, tanto da non necessitare di scorta. In questo caso, oltre a violare il dettato originario del Codice, in quanto si è in presenza di merce tranquillamente frazionabile, il trasporto eccezionale non può attraversare i ponti al centro come imporrebbe il buon senso e le norme di sicurezza, ma sulla carreggiata laterale, innescando forti squilibri statici nella struttura. Dai oggi, dai domani, questi squilibri sono destinati ad accelerare il degrado della struttura, financo causandone il crollo se non s’interviene in tempo.
Perché nessuno controlla sull’effettiva eccezionalità del carico e del rispetto delle norme del Codice della strada?
Perché mancando la pronuncia definitiva del Tar Lazio sulla sospensiva del 2005 di fatto si è autorizzata una prassi che ha trasformato l’eccezionalità in normalità e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con il Paese che piange ormai troppo frequentemente disastri e lutti che si potrebbero tranquillamente evitare.
Evitare come?
Semplicemente richiamando il ministro Danilo Toninelli a fare fino in fondo il dovere cui è stato chiamato, ovvero emanando un decreto legge che entri immediatamente in vigore con cui si regoli una volta per tutte il criterio dell’eccezionalità, che deve essere eccezionale, raro, infrequente, non la normalità odierna fatta da oltre 3.000 mezzi che quotidianamente viaggiano sulla rete stradale nazionale trasportando carichi da 108 tonn. di ptt. Il ministro Toninelli ha dinanzi a sé una grande responsabilità politica e morale se non anche civile e penale. Se dovesse crollare un altro ponte come quello nella comasca, dovuto al ripetuto passaggio di veicoli eccezionali per raggiungere il vicino centro siderurgico senza prima avere emanato la norma che limita ai soli casi realmente eccezionali questo genere di trasporti, la responsabilità non potrà che essere solo ed esclusivamente sua.
Sul tema interviene anche il senatore azzurro Lucio Malan che ha portato all’attenzione del ministro Toninelli la questione. «E’ scandaloso che una siffatta situazione sia tollerata da ben 13 anni, ma ancora più sconcertante è che il Tar del Lazio non abbia deliberato sul ricorso insabbiando il tutto, evitando di fare completa luce sulla vicenda – sbotta Malan -. Mi pare evidente che specie nei carichi dei coil l’eccezionalità non esiste e bisogna ripristinare al più presto la legalità, limitando questo genere di trasporti all’interno della portata legale ammessa dal Codice della strada. Se questo genera maggiori costi in capo alle aziende produttrici, pazienza. Non è più possibile scaricare costi privati sulla collettività in termini di maggiore degrado delle infrastrutture stradali per favorire il lucro di pochi, oltretutto mettendo a rischio anche la sicurezza di chi le strade le utilizza».
Per smuovere la situazione, Malan ha depositato un’interrogazione rivolta ai ministri dei Trasporti e infrastrutture Danilo Toninelli e a quello della Giustizia, Alfonso Bonafede, entrambi espressione del Movimento 5 stelle: «è indispensabile che ci sia chiarezza su chi ha insabbiato il procedimento al Tar del Lazio e che al più presto venga ripristinata la corretta interpretazione del Codice della strada così come aveva tentato di fare la circolare n. 189 del 6 settembre 2005. E’ loro responsabilità evitare che si perpetri una situazione chiaramente a rischio per la collettività».