Cresce lo sdegno per l’erogazione del bonus da 600 euro pure a 3 parlamentari

L’Inps svela l’assalto alla diligenza dei fondi per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Coinvolti anche 2.000 amministratori locali. De Bertoldi: «un'ulteriore conferma dell'incapacità politica di questa maggioranza Pd-M5S». Bussone: «assurdo equiparare parlamentari e amministratori di piccoli comuni».

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Se qualcuno voleva dare una spintarella al successo per il referendum volto alla riduzione di un terzo dei parlamentari italiani attualmente in servizio per cui si voterà il prossimo 20 e 21 settembre in concomitanza con le elezioni amministrative, non poteva ricevere assist migliore di quello fornito dall’Inps che ha svelato l’altarino di cinque parlamentari (appartenenti, secondo indiscrezioni, a Lega, M5s e Italia Viva) che, dall’alto delle loro indennità mensili da 13.000 euro netti, hanno pensato bene pure di arrotondare chiedendo l’erogazione dei due bonus da 600 euro e, probabilmente, pure quella del fondo perduto da 1.000 euro minimo.

Secondo l’Inps dei cinque richiedenti, a tre sono state effettivamente liquidati i bonus da 600 euro. E bonus sarebbero stati erogati anche ad altri 2.000 tra amministratori regionali e comunali. Ma di nomi nulla da fare, in quanto l’Inps si fa scudo della norma sulla riservatezza personale, anche se secondo l’Anac la trasparenza dovrebbe essere assicurata per tutti i percettori di pubbliche provvidenze superiori ai 1.000 euro (in questo caso, 1.200 euro). Di qui, l’appello all’autodenuncia, all’emersione volontaria dei singoli interessati.

Immediata la reazione della popolazione e del mondo politico, uniti nel condannare un comportamento moralmente scandaloso, visto che la norma costruita dall’alleanza Pd-M5s hanno reso perfettamente legale la richiesta per i lavoratori autonomi iscritti all’Inps e contemporaneamente parlamentari ed amministratori locali. Nulla è dato sapere per gli onorevoli professionisti iscritti alle casse previdenziali private, realtà per cui l’accesso ai bonus era basato su criteri più restrittivi.

Per il senatore di Fratelli d’Italia, Andrea De Bertoldi, segretario della Commissione Finanze e Tesoro, «l’indecoroso accaduto che vedrebbe protagonisti alcuni parlamentari nel legittimo ma immorale percepimento del sussidio statale Covid-19, rappresenta un’ulteriore conferma dell’incapacità politica di questa maggioranza Pd-M5S, che intrisa di mero populismo demagogico, guarda alla indegna punta dell’iceberg, cioè agli approfittatori del momento, piuttosto che a sé stessa, vera responsabile di una legge come il decretoCura Italia”».

Secondo De Bertoldi «il problema sta nell’aver previsto dei limiti di reddito per il percepimento del bonus da 600 euro solamente per i soliti discriminati dal governo BisConte, i liberi professionisti ordinistici, e non per tutte le Partite Iva beneficiarie, come sarebbe stato corretto. Presenterò ora un’interrogazione ai ministri Catalfo e Patuanelli, ambedue grillini, per conoscere il numero esatto di coloro che hanno beneficiato di tale bonus, avendo un reddito superiore ai limiti già imposti ai citati professionisti ordinistici. Temo – scrive De Bertoldi – che i percettori saranno centinaia di migliaia, altro che i cinque politici oggi sulle cronache, e che permettono magari al Movimento 5 stelle di fare populismo quando ne è il primo responsabile».

Chi non ci sta a finire nel tritacarne della facile demagogia è Marco Bussone, presidente Uncem, Unione nazionale dei comuni, delle comunità e degli enti montani: «nelle richieste del bonus Inps, equiparare sindaci e amministratori comunali ai parlamentari è del tutto assurdo e anche grave sul piano istituzionale. Sindaci e deputati hanno status e condizioni diverse, ma soprattutto nei piccoli comuni, ma anche in enti fino a 15.000 abitanti, i sindaci sono poco più che volontari. Carichi di responsabilità e di impegni, con indennità che coprono a malapena le spese di viaggio e spostamenti sul territorio. Nessun pianto, nessun vittimismo, anzi». 

Secondo Bussone «ben venga se un sindaco di un comune montano o meno, piccolo o grande, ha chiesto il bonus da 600 euro. Sottoscrivo quanto scrive Emiliano Deiana, sindaco e acuto osservatore della realtà sarda: “circa 5.000 sindaci di comuni piccoli e piccolissimi prendono indennità pari ai percettori del reddito di cittadinanza. Delle indennità degli assessori e dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali nemmeno parlo perché si arriva a cifre che dovrebbero far vergognare altri, non loro. Ma non basta. I sindaci e gli amministratori, nella fase di confinamento, hanno costituito la spina dorsale della Repubblica lavorando per settimane e settimane da soli, nelle loro comunità, con responsabilità immani”».

Bussone conclude con un appello: «evitiamo l’antipolitica e il fango nel ventilatore a tutti i costi. Passare con un rullo sopra a ogni livello istituzionale e alle articolazioni territoriali dello Stato è proprio quello che oggi non serve al Paese».

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