Vertice in teleconferenza sulle conseguenze sul turismo in Italia causa pandemia da Coronavirus e sulle iniziative da intraprendere per evitare il crollo di una delle principali “gambe” dell’economia nazionale tra il ministro alla Cultura e turismo, Dario Franceschini, il sottosegretario, Lorenza Bonaccorsi, e gli assessori regionali al turismo in vista del decreto di aprile che il governo sta mettendo a punto in questi giorni e che – spiegano dal Mibact – «superando l’approccio intersettoriale finora adottato terrà conto delle peculiarità del comparto con misure specifiche».
Al centro del vertice il tema del bonus vacanze da destinare al sostegno del turismo interno, ma anche un confronto sugli interventi necessari in vista di una riapertura di siti e spiagge. E poi le tante necessità economiche di un settore che, insieme alla cultura, vale il 15% del Pil italiano e che è stato tra i più colpiti dall’epidemia da Coronavirus.
Quanto al cosiddetto “bonus vacanze” da destinare al sostegno del turismo interno, Franceschini ha aperto l’istruttoria«per verificare la portata, la durata e le modalità di erogazione alle famiglie e al contempo vagliando le possibili sinergievirtuose con eventuali iniziative già avviate dalle regioni a favore di soggiorni in strutture alberghiere, campeggi,stabilimenti balneari e termali».
Sono state valutate le esigenze espresse dalle regioni, tra cui la creazione di un fondo speciale europeo dedicato al turismo e l’ammanco delle risorse derivanti dalla tassa di soggiorno, parte integrante del bilancio di molte amministrazioni comunali. Franceschini e Bonaccorsi hanno sottolineato la necessità di lavorare d’anticipo «per far sì che le strutture turistiche siano pronte ad accogliere i flussi della prossima stagione, che saranno prevalentemente interni, nel pieno rispetto delle misure sanitarie che dovranno essere adottate per mantenere il distanziamento sociale indispensabile per contenere la diffusione del contagio pandemico».
L’assessore alle attività produttive del Friuli Venezia Giulia, Sergio Emidio Bini, non ha nascosto la sua delusione al termine dell’incontro, motivata dal fatto che dall’intervento del ministro «non sono ancora emerse certezze sull’entità delle somme eventualmente a disposizione, e ancor meno sui tempi della loro erogazioni. Tutto questo mentre anche in Friuli Venezia Giulia il turismo, specialmente quello balneare, è al palo e gli operatori vivono ancora in una situazione di totale e reale incertezza su come e quando la stagione estiva potrà iniziare, per cercare ristoro ai danni patiti in quella primaverile che è già stata compromessa».
Per Bini «il Friuli Venezia Giulia sta facendo la sua parte; attraverso l’ordinanza emanata ieri dal Governatore Fedriga, la Regione ha mosso i primi passi verso l’uscita da un tunnel che auspichiamo di raggiungere al più presto, pur con tutte le cautele e le garanzie per la salute di tutti. L’aver consentito tramite l’ordinanza di ieri l’accesso alle spiagge affinché vengano eseguiti i lavori di sistemazione propedeutici alla riapertura dei nostri lidi ai bagnanti è un chiaro segnale di come la Regione stia lavorando per procedere verso la ripresa. Questo segnale è stato apprezzato dagli operatori. Ora serve che lo Stato – puntualizza Bini – definisca un protocollo nazionale al quale debbano attenersi gli operatori per arrivare alla riapertura delle loro attività e che venga definito e approvato dal Comitato tecnico-scientifico, organo quest’ultimo a cui è affidata la salute di tutti i cittadini a fronte della pandemia. Al comitato spetta il compito di indicare quando si potranno riapre le attività, comprese quelle turistiche e regionali, decisione ultima che poi spetterà al Governo. Sulla base delle indicazioni di tale organismo, si potrà poi muovere anche la Regione».
Bini ha ribadito la necessità che venga approntato il prima possibile uno specifico fondo a sostegno delle categorie più colpite, alla necessità indifferibile che il settore possa disporre di finanziamenti in conto capitale e non a debito, in quanto «le nostre attività si sono infatti già indebitate a causa della situazione attuale».
Dal Friuli Venezia Giulia all’Emilia Romagna. Qui uno studio dell’Osservatorio turistico di Unioncamere regionale valuta in oltre un miliardo le perdite che, nelle previsioni peggiori, potrebbe arrivare a 1,8 miliardi legate al settore turistico regionale nel periodo marzo-agosto 2020, che sommato a quelli della ristorazione e dell’indotto potrebbe arrivare a cifre molto maggiori.
Si prevede, infatti, una perdita di 19,2 milioni di presenze (-42%) e una riduzione del giro d’affari di 1.180 milioni di euro nella migliore delle ipotesi. Numeri che potrebbero salire a 28 milioni di presenze in meno (-62%) e una perdita di 1.800 milioni di euro nel scenario peggiore. Nel settore della ricettività, il danno è stimato in una riduzione dei ricavi per le aziende alberghiere del 55%, pari a 1 miliardo di minori entrate, e del 42% per la ristorazione, equivalente a 3,8 miliardi. Se poi si considera il valore aggiunto, quindi la ricchezza prodotta in termini di Pil il calo oscilla fra il 12,43% e il 18,45% per il ricettivo e il 12% e il 15,5% per la ristorazione.
«Un quadro impietoso – dice l’assessore regionale al turismo, Andrea Corsini – di fronte al quale sarebbe facile farsi prendere dallo sconforto, ma noi non lo stiamo facendo e non lo faremo. Certo, la ripresa sarà faticosa, ma ancora una volta dimostreremo insieme di che pasta siamo fatti, istituzioni e imprenditori».
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