Mentre qualche genio ministeriale, come il ministro Dem per il Sud, Giuseppe Provenzano, si sbraccia per aumentare la “mancia” di Stato pure a chi lavora in nero, come se non bastasse quell’abominio del reddito di cittadinanza, si continua a mazziare oltre 1,6 milioni di professionisti iscritti agli ordini, per i quali l’emergenza Coronavirus stanza al momento nulla. E sì che anche per costoro c’è stato il crollo dell’attività, con seri problemi ad avere la liquidità sufficiente per arrivare a fine mese, pagare bollette e fare la spesa. Per costoro neppure la miseria di 600 euro “una tantum” previste dal governo BisConte per i lavoratori autonomi iscritti all’Inps.
Una soluzione ci sarebbe e sarebbe oltremodo equa: la avanza il deputato bellunese azzurro Dario Bond: «i fondi previdenziali delle 19 casse private sono sottoposti alla tassazione annuale dei loro proventi. Un prelievo assurdo, esistente solo in Italia, che fa sì che la previdenza dei professionisti iscritti agli ordini sia tassata due volte: una, nella fase di accumulazione del capitale; l’altra, quando il professionista incassa il frutto dei suoi versamenti una volta in pensione».
Il prelievo fiscale nella fase di accumulo del capitale previdenziale è stato portato nel 2014, chez Renzi Premier, dall’11%al 20%, per poi elevarlo fino al 26% nel 2015. Un aumento che ha tagliato di circa del 15% la prestazione previdenziale finale a favore degli iscritti ai fondi previdenziali privati.
Bond cita quanto affermato dal presidente dell’Adepp e presidente della Fondazione Enpam, Alberto Oliveti: «sul solo fondo dei medici (una delle 19 casse privatizzate più ricche) grava ogni anno un prelievo fiscale di circa 300 milioni di euro, cifra che sale ad oltre un miliardo di euro se si considerano tutte le casse previdenziali professionali che hanno accumulato un patrimonio di circa 75 miliardi di euro, buona parte dei quali investiti in titoli di Stato».
Secondo Bond «a sostegno dei professionisti iscritti agli ordini che causa epidemia di Coronavirus sono in fortissima difficoltà, lo Stato deve restituire subito almeno un’annualità di quanto ingiustamente prelevato dalla previdenza privatadei professionisti: servono almeno due miliardi di euro per erogare un’indennità decente esente da tassazione a ciascuno dei 1,6 milioni di professionisti ordinistici».
Altro che sostenere chi lavora in nero: qui si tratta di restituire quanto è stato estorto ad una colonna portante dell’economia del Paese, tanto più che i professionisti sono anche benefattori del fisco, visto che il meccanismo della ritenuta d’acconto alla fonte del 20% sui loro proventi lordi da parte dei vari committenti, equivale ad un 45-50% di tassazione sul reddito effettivo netto.
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