Forte richiamo alla corretta gestione dei conti pubblici italiani da parte della Corte dei conti, specie riguardo ai fondi del Pnrr che solo ora entrano nella fase di piena attività con gli appalti.
Secondo la Relazione annuale sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea della Corte dei conti, l’Italia oggi non è soltanto un “prenditore” di fondi europei in misura maggiore che in passato, ma impegna, nel loro prelevamento e impiego, anche «una responsabilità finanziaria più complessa e tridimensionale, perché, ancorché in via mediata, una parte significativa di questi fondi costituisce vero e proprio debito pubblico». Proprio per questo i fondi vanno «ben gestiti», in uno sforzo condiviso di buona amministrazione sia a livello nazionale che locale.
La relazione sui conti pubblici italiani arriva nel momento in cui i rappresentanti della Commissione europea arrivano in Italia per confrontarsi con il governo sul Pnrr, facendo il punto in vista della sesta e settima rata. La missione sarà a Roma fino al 20 giugno concentrandosi sulle misure strategiche del Piano, sulla missione REPowerEU, sullo stato di avanzamento delle riforme e degli investibmenti.
L’efficace funzionamento della politica di coesione è cruciale per lo sviluppo omogeneo e integrato del Paese nella sua interezza geografica, sottolineano i magistrati contabili, perché le risorse europee, aggiuntive rispetto a quelle nazionali, rappresentano un supporto chiave per promuovere il superamento delle diseguaglianze su base territoriale. Ma per ottenere questo risultato, è necessario proseguire nelle riforme strutturali, incluse quelle riguardanti la macchina pubblica.
«E’ cruciale evitare fenomeni di dispersione e parcellizzazione delle risorse – scrive la Corte -: è necessario rafforzare la capacità strutturale e organizzativa delle amministrazioni titolari della gestione dei programmi e dell’attuazione dei progetti, svilupparne la professionalità e rafforzarne la capacità progettuale, gestionale e operativa rispetto alla pianificazione e attuazione tempestiva degli obiettivi programmati».
Per i magistrati si tratta di «fattori cruciali» affinché l’amministrazione possa rispondere efficacemente al cambio di prospettiva del Pnrr, con il passaggio dalla logica dell’avanzamento e della documentazione della spesa sostenuta a quella del risultato rispetto all’obiettivo programmato.
Nei rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea i numeri indicano la centralità delle politiche strutturali e di coesione socioeconomica, la cui dotazione per il ciclo di programmazione 2014-2020 è di 197,9 miliardi (64,5 a valere sul bilancio europeo e 133,4 su quello nazionale). Per i fondi Fesr e Fse-Iog, la dotazione ammonta a dicembre 2023 a 64,4 miliardi, di cui 14,4 sull’iniziativa React-Eu.
La Corte rileva però anche una tendenza all’aumento di irregolarità e frodi a danno del bilancio europeo, concentrate soprattutto nella politica agricola comune. Dalle 405 segnalazioni registrate nel 2021 (89 riferite ai Fondi strutturali e 316 alla Pac, pari a 41,8 milioni da recuperare) si è passati a 424 casi del 2022 (109 riferiti ai Fondi strutturali e 315 alla Pac, pari a 47 milioni), fino alle 448 del 2023 (155 Fondi strutturali e 293 Pac, con oltre 58 milioni di euro da recuperare). La percentuale media di incremento è stata del 5% annuo.
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