Concordato biennale e ravvedimento speciale: rapporto contribuente fisco sbilanciato

Distefano: «i contribuenti che non aderiscono minacciati di una recrudescenza dei controlli».

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concordato preventivo

Si avvicina la scadenza del 31 ottobre per la presentazione del concordato biennale, ideato del governo Meloni per siglare un patto con le partite IVA all’insegna del “oggi saprete quante tasse pagherete nel 2024 e nel 2025”.

Non tutto luccica, a partire da una scarsa adesione da parte dei contribuenti al concordato biennale e al ravvedimento speciale, al momento meno del 10% dei potenziali contribuenti interessati, tanto che la richiesta dei commercialisti di avere una proroga di almeno un mese per potere assistere i propri clienti nel valutare l’opportunità o meno ad aderire è stata respinta dall’Agenzia delle entrate e dal ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, sull’altare di conoscere prima della chiusura della legge di bilancio l’esatto ammontare delle entrate per potere eventualmente dare un’ulteriore limatura alle tasse del secondo scaglione fiscale, dal 35 al 32-33%, oltre ad un possibile incremento da 50.000 a 60.000 euro.

Per Angelo Distefano, presidente de “Le partite Iva”, «il problema sono le modalità di adesione e le relative minacce, più o meno palesi, nel caso che i contribuenti non accettino le proposte elaborate dal fisco secondo algoritmi ai più ignoti, probabilmente anche allo stesso ministro Giorgetti, quanto reddito avrai nell’anno 2024 e nell’anno 2025 e a proporre l’importo al contribuente con questa lieve intimidazione: “Si ricorda che l’art. 34 comma 2 del decreto legislativo 13 del 2024 prevede che l’Agenza delle Entrate e il Corpo della Guardia di Finanza programmano l’impiego di maggior capacità operativa per intensificare l’attività di controllo nei confronti dei soggetti che non aderiscono al concordato preventivo biennale”». Con tanti saluti allo Statuto del Contribuente e alla parità tra tassatori e tassati.

«Quindi o ti adegui o veniamo a vedere perché non lo hai fatto! – sbotta Distefano -. Poi, aggiunge il nostro amico fisco, se aderisci al concordato biennale, ti premio con un’altra generosità, il ravvedimento speciale; se aderirai a questa ulteriore proposta fiscale potrai sanare eventuali errori tu abbia commesso negli anni 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022 con cifre alquanto interessanti e da poter pagare, a partire dal 31 marzo 2025 anche in 24 comode rate mensili. Ora, non sarà un vero e proprio condono, perché la parola non la si può dire per via dei partiti di sinistra che non la tollerano, ma diteci voi che cos’è se non un condono di fatto». Difficile dargli torto.

Per “Le partite Iva”, «ancora una volta, chiamate a rimpinguare le casse dello Stato sotto minaccia che, altrimenti, verranno controllati e visto come fanno, negli ultimi tempi, i controlli in Agenzia delle Entrate c’è davvero da aver paura che possano arrivare».

Ma le richieste medie fatte dall’Erario ai contribuenti sono un po’ troppo oltre l’effettivo andamento dei bilanci di imprese e lavoratori autonomi, con il risultato che, secondo Distefano, «le imprese che si trovano a ringraziare ma a dover andare avanti senza concordare e, conseguentemente, senza ravvedersi specialmente».

Di fatto, così come è costruito il concordato preventivo biennale consente un vantaggio anche consistente a quei contribuenti in possesso di un punteggio fiscale alto che sanno già in partenza di avere incassato più della media degli anni scorsi, per cui riescono ad avere un bonus che diviene mediamente più conveniente a coloro che hanno avuto una media di guadagni bassi e incassi decisamente più alti nel 2024 e, in prospettiva, nel 2025. A costoro, la proposta del fisco è conveniente, di poche migliaia di euro, con il grosso del “bottinofiscalmente esente per il 2024 e il 2025. Prosit!

 

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