Oltre che per Autobrennero, il Governo Renzi attiva il procedimento anche per l’altra società a partecipazione prevalentemente pubblica. Giugni: «se sono società pubbliche, attivino i relativi codici di comportamento e di trasparenza»
Dopo quella per l’A22, il Governo Renzi dice sì alla procedura per il rinnovo della concessione autostradale in scadenza di Autovie Venete A4 con il ricorso alla formula dell’“in house”. Soddisfatta Debora Serracchiani, presidente della regione Friuli Venezia Giulia, commissario straordinario alla terza corsia di Autovie e vicesegretario nazionale del PD dopo gli incontri ad alto livello che si sono tenuti a Roma, a Palazzo Chigi.
Una modalità che il Ministero infrastrutture e trasporti ha recentemente riconosciuto ad Autobrennero (la cui concessione è scaduta nell’aprile 2014), concessionaria autostradale dalle caratteristiche in molti punti assimilabili a quelle di Autovie Venete.
«Autobrennero e Autovie Venete sono società controllate da enti locali e quindi, sulla base del principio di collaborazione fra amministrazioni pubbliche – spiega Serracchiani – l’ipotesi di una concessione “in house” è un obiettivo più che concreto».
Un ulteriore elemento che spinge in questa direzione viene anche dalla recente approvazione al Senato del disegno di legge delega sulla riforma del codice appalti: un provvedimento che recepisce le Direttive europee in materia di contratti pubblici, fra cui la Direttiva europea 23 del 2014 che, all’articolo 17 stabilisce proprio la legittimità di un affidamento “in house” della gestione autostradale ad aziende controllate dalla pubblica amministrazione.
«E una delle novità contenute nel provvedimento – sottolinea la presidente Serracchiani – è proprio quella che riguarda le autostrade. La regola generale, infatti, prevede che per le concessioni di prossima scadenza non ci saranno proroghe d’ufficio, ma dovrà essere prevista una disciplina transitoria per l’affidamento ad evidenza pubblica, con eccezione delle società a controllo pubblico com’è, appunto, il caso di Autovie Venete, a cui si applicherà l’art. 17 della direttiva europea».
Se così sarà, l’unica società autostradale del NordEst a rimanere con il cerino in mano sarà la Brescia-Padova, la cui concessione in scadenza nel 2016 è legata a doppio filo allo sblocco del tratto nord dell’A31 Valdastico, che il Trentino si ostina a non autorizzare. Il rischio è che la società concessionaria attualmente con un azionariato in maggioranza in mano alle banche si veda costretta a partecipare ad una gara pubblica, visto che per lei il criterio dell’“in house” non vale.
Ma se le società autostradali con azionariato a stragrande maggioranza in mano pubblica sono, secondo il Governo, di fatto società pubbliche, queste devono adottare criteri di trasparenza e di evidenza pubblica tipici. Ne è convinta la presidente di “Trentino punto e a capo”, Giovanna Giugn, che sulla trasparenza di A22 ha fatto più di una battaglia, specie per venire a capo dei soggetti che beneficerebbero delle tessere gratuite di libero accesso ad A22, in un primo momento vinta dinanzi al Tar di Trento, sentenza poi ribaltata al Consiglio di Stato su ricorso dell’A22. «Peccato – dice Giugni – che nel 2012, la stessa A22, per bocca del suo amministratore delegato si dichiarò impossibilitata a fornire i nomi dei possessori di tessere di viaggio gratuite alla sottoscritta, allora consigliere di un ente territoriale azionista di A22, il comune di Trento. La motivazione addotta (suffragata da un parere legale) fu che la società era partecipata anche da soggetti privati – per quasi il 17% – e che quindi certo non poteva definirsi “in house”. Ora si vorrebbe che A22 potesse fruire di una normativa di tutto vantaggio, che le consentisse di evitare la concorrenza, definendola società pubblica (“in house”) a tutti gli effetti».
Giugni chiede «inviando questa nota a tutti i capigruppo parlamentari, ai consiglieri regionali e alla stampa, nonché al Ministero delle Infrastrutture – che, qualora la richiesta dei parlamentari che desiderano piegare le norme generali ad interessi localistici fosse approvata, ai consiglieri regionali/provinciali che ne facciano richiesta (la Regione e le Province autonome sono azioniste di A22 per oltre il 45%) vengano forniti non solo i nomi dei possessori di tessere gratuite, ma anche i dati dettagliati relativi alle assunzioni nell’ultimo quinquennio e le indennità di amministratori e dirigenti relative allo stesso periodo. Per rispetto dei cittadini, della coerenza e del principio di libera concorrenza non si può essere società pubblica solo per ciò che conviene. Ubi commoda ibi et incommoda. Vale per tutti, se la legge è davvero uguale per tutti». Già, difficile darle torto.