di Stefano Elena
Forse l’appello lanciato dall’Onlit in tema di concessione A22 all’Autobrennero ha sollevato qualche dubbio anche nella testa del neo ministro ai Trasporti e infrastrutture, il grillino Danilo Tonielli, che giunto a Limone per inaugurare i primi due chilometri della ciclopista del Garda realizzata a sbalzo sulle pareti della montagna a strapiombo nelle acque del lago, ha fatto con i giornalisti alcune riflessioni in tema.
Annunciando che mercoledì prossimo ci sarà un incontro al ministero tra lui e il presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi, per discutere attorno alla concessione A22, Toninelli ha ribadito come «la questione dell’Autobrennero sia un tema molto delicato e scottante, che ho ereditato dal mio predecessore. Assieme ai tecnici del ministero, stiamo valutando in profondità ogni aspetto, visto che su questo tema c’è anche l’attenzione dell’Unione Europea». Quanto al rinnovo della concessione A22, ormai scaduta da 4 anni, attraverso il ricorso al metodo “in house”, Toninelli si è dimostrato particolarmente cauto: «il fatto che la concessione di A22 sia scaduta già da 4 anni e la società abbia proseguito nella sua gestione in regime di prorogatio tramite successivi decreti ministeriali mi pare una cosa molto grave. Qui ci sono in ballo fortissimi interessi economici e politici, anche dello Stato che deve tutelare l’interesse pubblico superiore. Come detto, nulla è scontato, stiamo approfondendo tutta la questione e tra poco saremo in grado di effettuare una decisione che tuteli soprattutto gli interessi dello Stato e dei cittadini».
Letta tra le righe, l’affermazione del ministro Toninelli dovrebbe fare accendere l’allarme rosso tra i vertici della maggioranza di centro sinistra autonomista che negli ultimi quattro anni ha gestito in modo decisamente arruffato la questione del rinnovo della concessione A22 in capo ad Autobrennero, la società partecipata a maggioranza assoluta da parte della regione Trentino Alto Adige e dalle due province autonome di Trento e di Bolzano.
Il succedersi di decreti, autorizzazioni, pareri vari ha finito con il creare un guazzabuglio di norme da cui è difficile districarsi. A questo punto, potrebbe essere più percorribile la soluzione più facile e drammatica per la trimurti Svp-Pd-Patt: il blocco di ogni ulteriore tira e molla sul rinnovo della concessione ad Autobrennero e il suo passaggio direttamente in capo all’Anas, tanto più che lo schema abbozzato nelle ultime settimane vedeva una posizione “pesante” dello stesso Anas all’interno della società “in house”. L’azzeramento di tutto potrebbe essere la soluzione definitiva e istituzionalmente trasparente, oltre ad essere la pietra tombale sulle velleità di una classe di governo locale che ha palesemente dimostrato di essere incapace di governare l’autonomia speciale, che lo scorso 4 marzo è stata clamorosamente bocciata dagli elettori, il quali si preparano al fare il bis anche il prossimo 21 ottobre, quando si dovranno rinnovare i due consigli provinciali di Trento e di Bolzano che, a cascata, formano quello regionale.
Toninelli potrebbe essere tentato dalla soluzione Anas anche per dare un chiaro segnale di cambiamento, quello che è diventato un mantra per il suo Movimento, anche per tagliare definitivamente le rendite di posizione di poche ma fortissime lobby economiche che sull’affare autostradale hanno tratto ingentissimi utili reinvestendone solo in parte nell’ammodernamento del servizio reso agli utenti paganti pedaggi tra i più cari d’Europa. Avocare ad Anas le concessioni che vanno in progressiva scadenza consentirebbe di incamerare ingenti risorse economiche altrimenti trasformabili in grassi utili privatizzati per ammodernare finalmente una rete stradale (e, più in generale, infrastrutturale) italiana costellata da buche, ponti che crollano e con seri problemi di sicurezza intrinseca per gli utenti. Se ci riuscisse, per Toninelli potrebbe essere un merito di cui andare molto fiero.