Divina (presidente Commissione prezzi e tariffe del Senato): “se un distributore indipendente riesce a praticare prezzi di 25-30 cent in meno rispetto a quelli di marca, c’è spazio per abbassare i margini delle compagnie”
Negli ultimi giorni, il prezzo dei carburanti al consumo ha fatto registrare nuovamente tensioni al rialzo, complice le tensioni geopolitiche internazionali e la svalutazione dell’euro sul dollaro, moneta di riferimento del mercato petrolifero internazionale. Ciò è bastato per fare lievitare i prezzi di 4-5 centesimi di euro, che si vanno ad aggiungere agli altri aumenti avvenuti durante il mese d’agosto. Proprio nel mese centrale delle vacanze, il prezzo della benzina ha raggiunto e superato la soglia psicologica di 2 euro al litro (quasi 4.000 delle vecchie, care lirette!) e il gasolio è stabilmente oltre 1,8 euro. Davvero troppo, se si considera che la lievitazione del prezzo dei carburanti ha inevitabili ripercussioni sul costo della vita (pensiamo al costo dei prodotti alimentari e al “fresco” che viaggia quasi interamente su gomma, come denuncia Confagricoltura), sul turismo e sulla competitività dell’economia nel suo complesso, dato che nei paesi confinanti il prezzo dei carburanti è sensibilmente inferiore.
La stessa CNA-FITA chiede di agire sul prezzo per arrestare la folle corsa all’aumento dei carburanti, in buona compagnia delle associazioni dei consumatori tutte: “peccato che fino ad oggi il Governo Monti abbia fatto orecchie da mercante!” esordisce Sergio Divina, presidente della Commissione speciale Prezzi e tariffe del Senato, che lamenta “l’immobilismo del Governo rispetto a una situazione che rischia di fare danni colossali al sistema economico nazionale, oltre che incidere pesantemente sul potere d’acquisto delle famiglie”.
Il prezzo dei carburanti non dipende solo dall’eccesso di pressione fiscale che grava sui prodotti raffinati (“che deve calare al più presto, per tornare a livelli fisiologici di accettabilità tagliando molte delle accise storiche tuttora vigenti” dice Divina): c’è molto anche nell’inefficienza della catena distributiva e nella scarsa liberalizzazione del mercato petrolifero. “L’altro giorno, un’inchiesta pubblicata sul Corriere del Veneto – sottolinea il presidente della Commissione – ha evidenziato una notevole differenza tra i prezzi praticati dalle “pompe bianche” attive nel Veneto, da quelle indipendenti a quelle degli ipermercati e dalle “solite” marche nazionali diretta emanazione delle conglomerate petrolifere. Ebbene, il prezzo più conveniente era praticato da una catena indipendente “Rete Italia”, che proponeva la benzina a 1,616 euro/litro e il gasolio a 1,507 euro/litro: dai 25 ai 30 centesimi di euro ali litro in meno dei prezzi praticati dalle marche petrolifere leader di mercato”. E tutto ciò senza promozioni o “scontoni” del finesettimana (tra l’altro, per nel penultimo finesettimana di “scontoni”, Eni pubblicizzava l’offerta di 1,750 euro/litro per la benzina e 1,650 euro/litro per il gasolio: decisamente più cara del prezzo praticato durante tutta la settimana da “Rete Italia” e in deciso rialzo rispetto al primo “scontone” praticato all’inizio della campagna.
“Se un distributore indipendente riesce a fare questi prezzi (scontati rispetto a quelli già bassi degli ipermercati di almeno 11-13 centesimi al litro e di anche 15 centesimi al litro di quelli delle grandi marche nazionali che ‘lavorano’ nei pressi delle ‘pompe bianche’), vuol dire – dice Divina – che spazio di manovra per agire sul prezzi commerciali dei prodotti petroliferi esiste e si deve sfruttare fino in fondo, evitando di gonfiare all’eccesso gli utili delle compagnie che spesso vengono riversati in politiche d’immagine, come quelle dei contratti ‘stellari’ di certi giocatori in pancia a squadre di calcio possedute da società o famiglie con interessi nel mondo petrolifero”. Per Divina “oggi non è più tollerabile che sul prezzo di benzina e gasolio siano caricati costi non relativi a quello della mera raffinazione e distribuzione del carburante, quali campagne promozionali di fidelizzazione, gadget e concorsi a premio. E’ indispensabile offrire molto più diffusamente di oggi benzina e gasolio a ‘primo prezzo’ a vantaggio dell’economia delle famiglie e delle aziende. In mancanza di ciò, difficilmente ripartiranno i consumi e l’economia nazionale”.
Sergio Divina torna anche sul fronte delle accise che hanno raggiunto un livello intollerabile: “su un litro di carburante, le accise oggi ‘pesano’ circa 1 euro al litro, cui va aggiunto quello dell’Iva al 21%. Il gravame fiscale su benzina e gasolio finanzia di tutto e di più: è necessario tagliare gli oneri più vecchi ed impropri, tornando ad un livello di pressione fiscale più in linea con la media europea, anche alla luce del fatto che la Francia ha deciso d’intervenire per ridurre il carico fiscale per evitare il caro carburanti alla pompa. Mi aspetto che il Governo Monti riesca a comprendere che la pressione fiscale sui carburanti ha oltrepassato il limite, tant’è che per la prima volta in tanti anni il consumo è fortemente calato, e con esso pure il gettito fiscale, tanto che alla fine dell’anno è probabile che si generi un vistoso buco nei conti dello Stato”.
Divina auspica anche “una maggiore presenza sul territorio di “pompe bianche” di pompe di Gpl e di metano, carburanti meno costosi di benzina e gasolio che potrebbero dare una mano a contenere i costi di trasporto, oltre ad inquinare meno. Auspico che regioni e comuni agiscano per favorire la diffusione, riducendo la burocrazia sulle nuove aperture, facilitando nuove iniziative imprenditoriali per favorire l’effettiva concorrenza che, dove c’è, funziona a beneficio del contenimento dei prezzi”.