Blocco della frontiera austriaca: il Consiglio Europeo contrario alla chiusura

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Juncker: «queste mi sure non mi piacciono e sarebbe incompatibile con le leggi comunitarie ed internazionali». Fayman: «non possiamo accogliere tutti senza alcun limite»

 

slovenia confine austria migranti immigrati muro 34Continua a fare discutere il blocco delle frontiere deciso dall’Austria allo scopo di scoraggiare il forte afflusso di immigrati proveniente dal corridoio balcanico e dal Mediterraneo. «Non mi piacciono queste misure» ha affermato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker sottolineando che ora «queste sono sotto esame» in quanto «la questione è vedere se sono in linea» con le regole Ue. «Alla Commissione Ue non ci piacciono questi controlli alle frontiere».

Il tetto che l’Austria intende imporre sull’accoglienza dei richiedenti asilo «sarebbe chiaramente incompatibile con gli obblighi rispetto alle leggi Ue e internazionali». Così il commissario Ue Dimitris Avramopoulos in una lettera al ministro dell’Interno austriaco Johanna Mikl Leitner. Avramopoulos boccia anche le quote pensate per i richiedenti in transito e «sollecita a riconsiderare le misure unilaterali proposte». Nella lettera inviata oggi dal commissario Ue al ministro dell’Interno austriaco si legge che «le due misure che pianificate di attuare da domani» sollevano le seguenti preoccupazioni. «In primo luogo – osserva Avramopoulos – intendete introdurre regole sui migranti in transito in Austria. Tuttavia dovrebbe essere chiaro che il desiderio di transitare attraverso uno Stato membro per chiedere asilo in un altro Stato membro non è una ragione accettabile per concedere l’ingresso. Le persone che hanno bisogno di protezione internazionale in principio dovrebbero chiedere asilo e restare nel primo Paese “sicuro” che raggiungono. I richiedenti protezione internazionale non sono liberi di muoversi nello Stato di loro scelta». «In secondo luogo – afferma il Commissario Ue – pianificate di applicare un tetto al numero di richieste di asilo che l’Austria è pronta ad accettare, sia un livello annuale che giornaliero. Tale politica sarebbe chiaramente incompatibile con gli obblighi dell’Austria di fronte alla legge Ue e internazionale. L’Austria ha un obbligo legale ad accettare qualsiasi richiesta di asilo che viene fatta sul suo territorio o alla sua frontiera. La questione se l’Austria resterà responsabile per la gestione della richiesta sarà decisa in accordo con quanto previsto dalla legge Ue, incluso in particolare il Regolamento di Dublino». «Date queste considerazioni – prosegue Avramopoulos – vi sollecito a riconsiderare le misure unilaterali che state proponendo».

«Siamo lontani da una soluzione» ha detto il cancelliere austriaco Werner Faymann a Bruxelles, a margine del vertice Ue. Il cancelliere ha sottolineato di sostenere ancora la via della soluzione europea, su cui insiste Angela Merkel, e del resto l’Austria accoglierà ancora dei profughi. «Se l’Ue non segue l’esempio austriaco, svedese e tedesco, prendendo i profughi dappertutto, non conosco alcuna soluzione umanitaria», ha spiegato. Faymann ha affermato che Vienna resterà sulla posizione assunta sul tetto limite per i profughi: «dal punto di vista politico, è impensabile che l’Austria accolga tutti i richiedenti asilo dell’Europa». 

«Mi rendo conto che la situazione in Austria è comprensibilmente molto difficile. Cè’ un problema. Ma non possiamo pensare di chiudere il Brennero che è uno dei passaggi simbolici dell’Europa» ha detto il premier Matteo Renzi, appena arrivato al Consiglio europeo. «L’Austria – sottolinea Renzi – ha una posizione che è comprensibilmente molto difficile perché, pensate, ha più richiedenti d’asilo dell’Italia in termini assoluti ed è un paese decisamente più piccolo del nostro e meno popoloso. Quindi il tema austriaco esiste. Tuttavia – osserva il premier – non possiamo nemmeno immaginare di chiudere il Brennero che è simbolicamente, e non soltanto simbolicamente, uno dei grandi elementi di unione in Europa. Quindi si tratta di lavorare insieme. Penso sia necessario fare quello che abbiamo sempre detto, cioè occorre avere una strategia a monte, investimenti di cooperazione internazionale, investimenti nei territori di partenza, in alcuni casi investimenti diplomatici, come in Siria e in Libia, o economici come nel cuore dell’Africa. Mi pare si sia iniziato a capire che il tema non è solo dell’Italia, ma è un tema di tutti: le risposte teoricamente ci sono. Ora – conclude Renzi – vediamo se nella pratica riusciamo a fare un altro passettino in avanti».