Nuova proroga in vista per la concessione di Autostrada del Brennero con l’approvazione in Commissione bilancio del Senato dell’emendamento proposto dalla senatrice trentina di Italia Viva (transfuga di Forza Italia e della maggioranza di centro destra che l’ha eletta nel collegio della Vallagarina), Donatella Conzatti: la scadenza slitta dal 31 dicembre 2019 al 30 giugno 2020.
In questi ulteriori sei mesi di tempo si cercherà di trovare una soluzione all’intricata questione del rinnovo della concessione tramite una società “in house”, cosa che, a norma statale vigente (più ristrettiva della direttiva europea che invece lo permette) obbliga la liquidazione degli attuali soci privati presenti nel capitale di Autostrada del Brennero.
I 16 soci pubblici territoriali che detengono l’86% delle quote di A22 si trovano bloccati sulla questione della valorizzazione della società e della quota del 14% di capitale detenuto dai privati, tema su cui la Corte dei Conti è intervenuta stimandone il valore in una forchetta tra 50 e 70 milioni di euro, la metà di quanto invece la stimano i privatisulla base dell’assetto patrimoniale della società stessa.
Mentre i soci pubblici locali tentano l’ennesima manovra volta a fare recepire la possibilità che in una società “in house” possa esserci capitale privato fino al 20% così come previsto dalla Direttiva comunitaria “stimolando” il ministro alle Infrastrutture, Paola De Micheli, ad allineare la normativa nazionale, emerge in tutt’evidenza anche la necessità strategica di allargare la questione del rinnovo delle concessioni autostradali scadute e in scadenza ad un nuovo assetto, superando l’attuale parcellizzazione e gestione in capo a soggetti territoriali e privati per riportarle nell’alveo della gestione unitaria pubblica, sia per assicurare quella manutenzione ordinaria e straordinaria che i concessionari privati hanno dimostrato di non avere eseguito con i risultati di cui si sta occupando la magistratura, sia per avere una unitarietà di gestione e di progettualità strategica. Senza trascurare l’aspetto di riportare il costo dei pedaggi autostradaliad un livello più conforme con i reali costi di esercizio e manutenzione delle infrastrutture, annullando quelle gigantesche rendite di posizione che hanno consentito ai privati di lucrare in modo eclatante su infrastrutture esistenti già ampiamente ammortizzate.
Intanto, l’assemblea straordinaria dei soci di Autostrada del Brennero ha deliberato all’unanimità l’erogazione di un dividendo straordinario agli azionisti di ben 64.449.000 euro (pari a 42 euro per azione) che saranno prelevati dalla riserva straordinaria, la quale attualmente ammonta a 657.066.734.
L’amministratore delegato di A22, Diego Cattoni, ha ricordato ai soci i motivi che rendono la distribuzione straordinaria poi approvata «sostenibile e ponderata sulla scorta di criteri di prudenza»: «Autostrada del Brennero SpA – ha sottolineato – è fortemente patrimonializzata (810 milioni di euro), ha una rilevante disponibilità finanziaria (oltre 1,3 miliardi di euro) e non ha debiti finanziari. Inoltre, la proiezione economica dell’esercizio 2019 evidenzia un’ulteriore leggera crescita rispetto al precedente».
Un’erogazione accompagnata dalla richiesta avanzata dal presidente della provincia di Bolzano e della regione Trentino Alto Adige (maggiore azionista singolo di A22 con il 32,29%), Arno Kompatscher, di mettere a verbale che «questa liquidazione straordinaria è stata effettuata in luogo di quella ordinaria», ovvero che il prossimo anno, in sede di assemblea ordinaria dei soci per l’approvazione del bilancio 2019, tutto l’utile prodotto sarà messo a riserva per capitalizzare la società.
L’erogazione del dividendo straordinario è stata chiesta in particolare dai soci pubblici, alle prese con le difficoltà dei loro bilanci territoriali. Le province di Trento e Bolzano incasseranno rispettivamente 4,7 e 4,8 milioni derivanti dalle loro partecipazioni dirette in Autostrada del Brennero, cui s’aggiungeranno i 10,3 milioni ciascuna girati dalla Regione, frutto della quota di 20,6 milioni di dividendo incassato.
Sull’operazione voluta dagli enti locali pare che siano stati sollevati dubbi da parte dei rappresentanti del ministero delle Infrastrutture e del collegio sindacale.
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