Addio autonomia con il BisConte: svelato l’asse Lezzi-Provenzano

Zaia: «manovre contro le richieste dei cittadini». Fontana: «il Dem Provenzano plaude al boicottaggio autonomista della M5s Lezzi». Intanto, il “buco” di bilancio dell’autonomissima regione Sicilia cresce di ben un miliardo di euro a ben 7,3 miliardi. 

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Sicilia trinacria autonomia

Dai primi passi del governo BisConte emerge una verità: difficilmente le regioni che hanno chiesto la maggiore autonomia riconosciuta dalla Costituzione potranno averla. Ne arriva l’ennesima prova dall’altarino tra i ministri al Sud vecchi e nuovi che hanno portato alla luce il boicottaggio scientifico portato avanti dall’ex ministro al Sud, la grillina Barbara Lezzi, che riceve le congratulazioni per il lavoro fatto dal suo successore, il Dem Giuseppe Provenzano.

Una verità che ha fatto scattare la reazione del governatore veneto, Luca Zaia: «oggi ci viene rivelata appieno non solo la sostanza della nuova alleanza consolidata tra Pd e 5 Stelle, ma anche la continuità tra Barbara Lezzi e Giuseppe Provenzano a scapito delle legittime richieste di autonomia. L’attuale ministro, infatti, se ne esce affermando che l’autonomia di Veneto e Lombardia è stata fermata dalla Lezzi e aggiunge che ha fatto bene. C’è dell’incredibile. Per noi autonomia è buona amministrazione e in nome di questo principio chiedo formalmente e pubblicamente che sia resa nota la Regione che, come la stessa Lezzi dice di aver verificato, conserva integri ben 180 milioni di euro di fondi erogati oltre dieci anni fa. Se esiste una regione che tiene fermi in banca 180 milioni di euro dei fondi nazionali del 2000-2006 e che non ha mai speso, i cittadini e gli amministratori hanno diritto di sapere subito qual è questo ente e perché li tiene ancora su un conto corrente. Non è ammissibile che l’ex ministro Lezzi affermi candidamente che non lo rivelerà; ha il dovere, non solo morale, ma istituzionale, di farlo. Il nome deve essere fatto e devono essere date chiare spiegazioni. Chi non lo fa non haalcun interesse per il riscatto del Meridione e non può dare lezioni di buona amministrazione a nessuno, tantomeno a noi».

Per il governatore lombardo, Attilio Fontana, il ministro per il Sud Provenzano, «plaude al boicottaggio dell’autonomiadifferenziata fatta nei mesi scorsi dai 5 Stelle. Ci faccia capire il ministro Provenzano perché l’Autonomia siciliana va benee quella chiesta sulla base della Costituzione e con referendum popolari da Lombardia e Veneto, non va bene. Risponda, se ha argomenti seri. Oggi, per di più, plaude al boicottaggio dell’autonomia differenziata fatta nei mesi scorsi dai 5Stelle. Una posizione che chiarisce come mai il percorso sull’autonomia negli ultimi mesi si sia arenato: evidentemente l’inciucio 5 Stelle-Pd era attivo da tempo».

Sul tema della maggiore autonomia chiesta dalle regioni del Nord che sono il motore dell’economia nazionale intervieneanche l’amministratore delegato di banca Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: «non ci deve essere contrapposizione fra questo governo e le regioni del Nord. Non è possibile immaginare che il governo vada contro regioni come la Lombardia e il Veneto dove governa la Lega, secondo me molto bene. E’ un elemento da tenere in considerazione. Bisogna trovare temi comuni perché le regioni del Nord sono motore di sviluppo e polo acceleratore della crescita».

Un assist, quello di Messina, immediatamente colto e rilanciato da Zaia: «il richiamo fatto da Carlo Messina, in questo momento storico non può restare inascoltato. È l’analisi fatta da un uomo di visione, che conosce molto bene l’economia e la finanza. Il messaggio è chiaro: le regioni del Nord sono ancora la locomotiva che traina il Paese. Sono, quindi, gli strumenti per la ripresa di tutta l’Italia ma vanno messe in condizioni di poterlo fare con gli strumenti necessari. Messinainvita chiaramente il Governo a trovare temi comuni con le Regioni settentrionali – sottolinea Zaiase ha come prioritàl’accelerazione della crescita. Ho letto che, addirittura, rimarca come non si può andare contro a quello che è il motore del Paese. È un segnale che va nella direzione delle nostre istanze, autorevole e di grande valore che sarebbe grave passasse inosservato. Il Veneto è la regione delle 600.000 partite Iva e dei 150 miliardi di Pil, è chiaro che può essere ancora la locomotiva ma deve essere messo in condizioni di poter partire. In questo frangente non può risentire del momento di anarchia a livello centrale. Deve ricevere le necessarie competenze per decidere in proprio dove è possibile».

E per chiarire qualche concetto a Lezzi e Provenzano, Zaia sottolinea che «fermo restando la solidarietà, la sussidiarietà, il principio di coesione nazionale autonomia non significa portar via qualcosa a qualcuno. Significa decidere in proprio. È necessario fare veloci perché rispettare i tempi dell’economia significa garantire occupazione e servizi ai cittadini. In poche parole la ripresa che tutti si augurano».

Mentre regioni non autonome ma ben governate come Veneto e Lombardia lottano per vedersi riconosciuto un loro diritto costituzionalmente garantito, nell’autonomissima e specialissima Sicilia del ministro Provenzano scoppia il casodell’ennesimo buco nei conti pubblici già ampiamente sfondati, tanto che teatri, associazioni anti-racket, enti e fondazioni non riceveranno i fondi che aspettavano quest’anno e anche per l’anno prossimo non ci sono certezze. In cassa la Regione in questo momento ha solo le risorse per coprire le obbligazioni dei capitoli di bilancio finanziati con l’ultima manovra, ma non ha fondi per nuove norme di spesa: tant’è che con una lettera il governatore Nello Musumeci ha chiesto al presidentedell’Assemblea siciliana, Gianfranco Micciché (uno dei pasdaran dell’intoccabilità dei privilegi locali, ad iniziare dalle ricche pensioni per i consiglieri regionali, in Veneto e Lombardia già ampiamente sforbiciate), di «congelare» i finanziamenti previsti nel “collegato”, da mesi al vaglio delle commissioni parlamentari, per i quali occorrevano 40 milioni, ipotizzando pure di bloccare la spesa, se la Corte dei conti dovesse confermare il maggiore disavanzo per 1 miliardo di euro, di cui 400 milioni scoperti in piena estate.

Il responso dei giudici contabili è atteso per la metà di ottobre, intanto il dipartimento Economia lavora alla nuova manovra, che sarà di tagli, forse pure drastici. In base al decreto legislativo 118 del 2011 sull’armonizzazione del sistema contabile, la Regione dovrà coprire il maggiore disavanzo nell’esercizio corrente, ma questo provocherebbe il fallimento della Regione. Probabile che il governo si avvalga della possibilità di spalmare il disavanzo sul triennio, ma anche in questo caso saranno necessari sforbiciate e sacrifici notevoli, compreso, l’incremento dell’addizionale Irpef, dell’aliquota Irap per le imprese e delle imposte su concessioni e autorizzazioni.

Al momento, il disavanzo definitivo accertato della Regione è pari a 7,3 miliardi di euro, un miliardo in più rispetto a quello dell’anno scorso. Dei 7,3 miliardi, 6,286 miliardi sono già stati spalmati in gran parte nei bilanci dei prossimi trent’anni. Rimane il miliardo di euro che non può essere redistribuito nel trentennio ma va coperto entro la fine della legislatura. Una cifra che potrebbe però raggiungere dimensioni monstre.

Il governo Musumeci ha affidato a una società l’analisi dei residui attivi e passivi di tutti i bilanci della Regione degli ultimi trent’anni «per avere un quadro definitivo rispetto all’obiettivo di fare un’operazione verità sui conti». Si teme che il disavanzo reale, per via della montagna di residui attivi e passivi con i quali in passato venivanoabbelliti” i bilanci, sia ben superiore. Sarebbe interessante conoscere il parere del ministro Provenzano sull’autonomia della sua regione, magari pure per sapere se non sia il caso di metterci una pietra sopra, nominando un commissario senza data di scadenza per ripianare gli sciali di trent’anni di malissima autonomia speciale.

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