Mentre l’economia nazionale arranca sempre di più e all’orizzonte si prospetta un’altra recessione (previsione Confindustria), il governo BisConte s’impegna a fondo nel lanciare l’ennesima riffa di stato, promettendo a tutti i cittadini consumatori che nel mese di dicembre effettuino almeno 10 pagamenti con moneta elettronica (bancomat e carte di credito) il ristorno del 10% della spesa sostenuta con un tetto di 1.500 euro. Di fatto, a Natale potrebbe arrivare Babbo Giuseppi a portare in dono al massimo 150 euro ai consumatori più diligenti nell’applicare il nuovo credo dei pagamenti elettronici.
Una proposta – ancora ben lungi dall’essere tradotta in legge e, si spera, che rimanga solo una delle tante esercitazioni di fuffa buttata nel ventilatore – che cozza a tutto tondo contro la realtà delle persone e del Paese.
«La maggioranza delle quattro sinistre del governo BisConte finge di non accorgersi della reale situazione economica italiana, quella di un Paese in profonda crisi economica e sociale, dove esiste una vita reale e una onirica che alberga tra le stanze di palazzo Chigi – sbotta l’ex sottosegretario alle Finanze, Massimo Bitonci -. Questi non sanno più cosa inventare per tentare di tenere buona la popolazione e ora, dopo i bonus monopattino e bici finiti come sappiamo, tentano la via della riffa».
Bitonci critica l’ipotesi del provvedimento di ristorno sia nel merito che nelle modalità con cui si verrebbe a realizzare: «credo che esistano almeno 100 modi migliori di investire il denaro pubblico per dare un reale sostegno alla popolazione che soffre la crisi. E poi, un provvedimento del genere è lungi dall’essere universale, in quanto premia quella fascia di popolazione già abituata ad utilizzare bancomat e carte di credito, oltre a navigare tra i meandri della registrazione dei propri dati fiscali e dello strumento di pagamento per potere accedere al beneficio, tagliando fuori gran parte della popolazione anziana. Non solo: anche l’importo di spesa mi sembra decisamente fuori della realtà – dice Bitonci -. Come si fa a fissare un tetto di spesa che supera lo stipendio medio italiano da effettuare tutto in un unico mese? Forse ci si dimentica che tra dicembre e gennaio arrivano scadenze da pagare e la gente cerca di risparmiare quel poco che avanza? Tutto questo per 150 euro al massimo di ristorno? Come direbbe Totò, “ma mi faccia il piacere”».
Per rilanciare il commercio che nel periodo natalizio si presenta in forte difficoltà, Bitonci avanza una proposta di elementare buon senso e di semplicità: «senza inventare nulla di nuovo, basta copiare da quanto fatto da altri paesi europei che hanno abbassato l’Iva per rilanciare i consumi. Si potrebbe azzerare tutta l’imposizione sul settore alimentare – oggi suddivisa tra il 4%, il 5% e il 10% – per un anno, per poi portarla ad un regime unitario del 5%, riducendo dal 22% al 15% quella su tutti gli altri beni. Ne scaturirebbe una leva ben maggiore, più semplice ed universale».
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