A luglio, dopo il rimbalzo di giugno in calo l’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese

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Pesa sul morale la disoccupazione, l’eccessiva tassazione e l’incertezza sul futuro

 

supermercato carrello spesaDopo il balzo di giugno, sia la fiducia dei consumatori che quella delle imprese hanno perso terreno a luglio. Il morale delle famiglie è calato a 106,5 da 109,3 precedente (che rappresentava comunque il secondo miglior valore da quasi 13 anni). Il dettaglio mostra che il peggioramento è diffuso ma riguarda le componenti più volatili (più il clima economico generale che la situazione personale degli intervistati, più le aspettative per il futuro che la valutazione sulla condizione corrente). 


Le famiglie sono meno ottimiste sul mercato del lavoro: le attese sulla disoccupazione, dopo aver toccato lo scorso mese il secondo valore più basso dal 2002 (10), sono rimbalzate a luglio (a 28). Tutte le altre componenti sono risultate in calo, con le rilevanti eccezioni dei giudizi sul bilancio familiare e delle opportunità sia attuali che future di risparmio. 
Le aspettative sulla situazione economica del Paese sono tornate in territorio negativo (a -4 da +9 precedente) per la prima volta dallo scorso gennaio (dopo aver toccato tra febbraio e marzo un massimo da 20 anni). 


Anche l’indice composito di fiducia delle imprese è calato a luglio, ma più lievemente di quello delle famiglie. Inoltre, il dato relativo al mese precedente è stato rivisto verso l’alto (a 104,7 da 104,3), per cui il livello dell’indice nel mese di luglio è risultato pari a quello stimato in precedenza per giugno (104,3). Peraltro, nonostante il calo, il dato di luglio è il secondo livello più alto (dopo giugno appunto) degli ultimi 7 anni. 

Lo spaccato per settore è misto: il morale delle imprese è sceso lievemente nel manifatturiero (a 103,6 da 103,9) e in maggior misura nelle costruzioni (a 117,6 da 119,7, che in ogni caso rappresentava un massimo da quasi 7 anni), mentre viceversa è salito nei servizi (a 110 da 109,2) e nel commercio al dettaglio (a 106,5 da 105,9); in entrambi questi ultimi due casi si tratta di un massimo pluriennale. In particolare, nel settore manifatturiero il dettaglio dell’indagine non è uniformemente negativo: le indicazioni sulla produzione (sia corrente che attesa) sono invariate, quelle sugli ordini sono miste (in salita le commesse correnti, in particolare dall’estero, in calo gli ordini attesi). La flessione dell’indice composito è dovuta all’aumento delle scorte e al minor ottimismo prospettico delle imprese su economia e occupazione. 


Secondo Confesercenti «il calo della fiducia registrato a luglio riflette l’aumento delle incertezze degli italiani, dovute soprattutto ai timori legati al lavoro e al quadro internazionale. Ma il clima generale rimane comunque migliore rispetto ad un anno fa». Per quanto riguarda i consumatori, sulla diminuzione rilevata a luglio 2015 «sembrano avere inciso le difficoltà del contesto internazionale, questione Grecia in primis, che hanno influenzato il giudizio sulle prospettive di ripresa dell’economia italiana. Ma pesa anche la delusione per una ripartenza dell’occupazione più debole di quanto si sperasse». 

«Sul fronte delle imprese – prosegue Confesercenti – , si registra l’andamento positivo, e quindi in controtendenza, dei servizi di mercato e il commercio. A trainarli è il turismo: i buoni flussi di visitatori registrati a luglio sembrano avere inciso sul repentino miglioramento del clima nella distribuzione tradizionale e nei servizi di settore. Il turismo italiano dimostra di essere dinamico, ma ha bisogno di investimenti per fronteggiare una concorrenza internazionale sempre più agguerrita. Su tutte le imprese, in generale, incide poi ancora un carico fiscale eccessivamente alto, che frena investimenti e assunzioni e le rende meno competitive con l’estero. Il governo – conclude – acceleri sul piano di riduzione delle imposte promesso: è un intervento atteso ormai da troppi anni, che restituirà fiducia ad imprese e famiglie e consoliderà la ripresa economica del Paese».

Secondo l’Ufficio studi di Confcommercio i segnali di ripresa per l’economia italiana sono «molto timidi» e il consolidamento della crescita è «ancora difficile. Nonostante la variazione negativa – dicono i commercianti – i dati confermano come la fiducia di famiglie e imprese si collochi attorno ai massimi di periodo». Per le imprese, «il calo rispetto a giugno non è significativo, mentre per i consumatori l’arretramento, seppure di modesta entità, testimonia la fragilità della ripresa». «Le famiglie – spiega la Confcommercio – non riescono a guardare al futuro con pieno ottimismo per i timori legati al mondo del lavoro. Infatti, i dati disponibili indicano come, almeno fino a maggio, non ci sia stata una chiara ripresa dell’occupazione».