A dicembre cala la fiducia degli italiani, nonostante l’ottimismo di Renzi

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grafico indice in calo
Secondo la periodica ricerca condotta dall’Istat sono in calo la fiducia dei consumatori e delle imprese. Sempre più vicino il rischio della deflazione a causa di una crescita stentata dell’economia

 

grafico indice in caloL’indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce a dicembre 2015 a 117,6 da 118,4 del mese precedente. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator) scende a 105,8 da 107,1 di novembre. Secondo l’Istat nonostante la flessione, entrambi gli indici si mantengono sui livelli elevati registrati nei mesi precedenti.

Tutte le stime delle componenti del clima di fiducia dei consumatori diminuiscono: il calo risulta maggiore per le componenti economica e corrente che passano, rispettivamente, a 152,9 da 157,9 e a 109,1 da 111,6; la differenza è invece più contenuta per la componente personale (a 104,5 da 105,0) e quella futura (a 127,3 da 128,0). Peggiorano le stime sia dei giudizi sia delle attese sull’attuale situazione economica del Paese (a -24 da -20 e a 25 da 31 i rispettivi saldi). Per i giudizi sui prezzi nei passati 12 mesi il saldo aumenta a -16 da -19. Quanto alle attese sui prezzi nei prossimi 12 mesi, il saldo passa a -11 da -20. Aumenta il saldo delle attese di disoccupazione (a 2 da -8).

Riguardo le imprese, il clima di fiducia sale nei servizi di mercato (a 114,3 da 113,8), mentre scende nelle costruzioni (a 114,8 da 121,4), nel commercio al dettaglio (a 109,1 da 115,0) e, anche se più lievemente, nella manifattura (a 104,1 da 104,4). Nelle imprese manifatturiere rimangono stabili sia i giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione (a -11 e a 12, rispettivamente), mentre i giudizi sulle scorte passano a 4 da 3. Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -37 da -29) ma rimangono stabili le attese sull’occupazione (a -11). Nei servizi di mercato crescono sia i giudizi che le attese sugli ordini, a 10 da 5 e a 10 da 9 i rispettivi saldi, ma si contraggono le attese sull’andamento generale dell’economia (a 22 da 27). Nel commercio al dettaglio migliorano le attese sulle vendite future (a 29 da 24) ma peggiorano sensibilmente i giudizi sulle vendite correnti (a 13 da 32); in accumulo sono giudicate le scorte di magazzino (a 7 da 3).

«Il calo della fiducia dei consumatori è da attribuire principalmente all’effetto “Parigi”, ossia all’ondata di attentati che ha sconvolto la Francia lo scorso 14 novembre» afferma il Codacons, commentando i dati forniti dall’Istat. «In un quadro economico delicato come quello che sta vivendo il nostro paese, la paura di attentati ha effetti diretti sui comportamenti delle famiglie e sul loro livello di fiducia – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Ne abbiamo avuto prova con lo svuotamento di ristoranti e locali e con il crollo delle prenotazioni nel settore turistico registrati subito dopo i fatti di Parigi e proseguiti per tutto il mese di dicembre». «I valori comunque elevati della fiducia dei consumatori fanno ben sperare per il 2016, perché una maggiore fiducia si riflette in modo diretto sulla domanda interna e, quindi, sull’economia nazionale».

Il rischio dietro l’angolo è un incremento delle aspettative deflattive, già evidenziatesi nelle maggiori città italiane che, se consolidate, minerebbero alle fondamenta le velleità di crescita del Paese e del Governo Renzi, il quale è latitante sul fronte di concrete e decisive azioni di rilancio dell’economia.