di Vendemiano Sartor, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana
L’art. 14 del contratto di Governo firmato tra Lega e Movimento 5 Stelle prometteva alle imprese semplificazioni nei rapporti di lavoro e il ripristino dei voucher lavoro. Ci aspettavamo che dalle promesse si passasse ai fatti e ci troviamo invece con un aggravio di burocrazia e maggiori costi per chi intende avviare o confermare rapporti di lavoro.
Ne è esempio l’inutile irrigidimento dei contratti a termine: riduzione della durata massima da 36 mesi a 24; aumento del costo del lavoro, da +0.5 a +2%; anacronistica reintroduzione delle causali ossia dell’obbligo per il datore, pena la nullità del contratto, di spiegare per iscritto nella lettera di assunzione o di rinnovo l’esigenza tecnica, organizzativa, produttiva che giustifica la fissazione di un termine al rapporto.
Per attività artigianali come un carrozziere, una lavanderia o una gelateria regnerà l’assoluta incertezza nel cimentarsi in un’assunzione di questo tipo poiché il volume d’affari non deriva da capitolati d’appalto codificati o da commesse estere formalizzate nelle quali trovare specifici riferimenti per le causali. Le conseguenze saranno una perdita di dignità del lavoro favorendo l’avvio di rapporti non in regola, privi delle garanzie offerte dall’applicazione dei contratti collettivi (assistenza sanitaria, sussidi della bilateralità, assenze retribuite, etc).
Il contratto a termine deve rimanere un contratto semplice, senza trappole foriere solo di costosi contenziosi ed utile ad avvicinare le imprese a nuovi lavoratori per investire sulle loro competenze.
Confartigianato Imprese Marca Trevigiana interverrà sul testo finale nella conversione del decreto in legge per rimuovere le causali, chiarire la decorrenza e il periodo transitorio per non arrivare all’ulteriore paradosso di sanzionare chi a regole previgenti ha generato genuina occupazione.
I rapporti a termine in essere tra i datori di lavoro di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana sono pari al 10% del totale, a dimostrazione che la stragrande maggioranza (90%) dei contratti è già a tempo indeterminato. L’età media dei lavoratori a termine è di 40 anni (il 65% ha un’età compresa tra i 25 e 47) a riprova che questo rapporto di lavoro è indirizzato ai meno giovani, quelli subito fuori dalla soglia d’età per l’assunzione con il contratto di apprendistato. Il 67% si compone di maschi e il rimanente 33% di femmine. Il 20% dei contratti a tempo determinato ha già una durata che supera i 12 mesi.
Rapportando il dato rilevato al campione dei datori di lavoro iscritti con il totale di quelli della Provincia di Treviso, si rileva che sono 22.752 i contratti a termine in essere nella Marca, e di questi 4.313 quelli con una durata già superiore a 12 mesi e quindi oltre 1.700 sono le imprese fortemente penalizzate dalle novità annunciate dal Governo.
Se sul contratto a termine il Governo è partito con il piede sbagliato ci aspettiamo ora che sulla promessa di restituire un voucher gestibile per le piccole imprese non si commettano passi falsi. Dell’attuale voucher, introdotto nel 2017, salviamo solo l’impianto appoggiato alla piattaforma gestita dall’Inps. Per il resto molte sono le cose da cambiare se si vuole che le imprese artigiane dispongano di uno strumento per avere forza lavoro regolare a fronte di picchi improvvisi, per sostituire collaboratori familiari ammalati o per consentire di farsi dare una mano da lavoratori esperti in pensione senza penalizzare il netto finale del loro assegno pensionistico o ancora da studenti fuori dagli impegni scolastici.
Il Governo deve modificare l’art. 54 bis della legge n. 96/2017 per creare il nuovo voucher; togliere la soglia dei 5 addetti e ammetterne l’utilizzo nel rispetto degli stessi limiti della legge quadro sull’artigianato (es. 22 addetti); velocizzare il meccanismo di accreditamento della “provvista” nel portale dell’INPS (ossia dei soldi che servono per pagare il lavoratore occasionale); consentire la comunicazione preventiva all’Ispettorato del lavoro dell’arco temporale della prestazione lavorativa in totale autonomia, a qualunque ora dal telefonino; consentire di pagare una sola ora di lavoro e non obbligare a pagarne un minimo di quattro a prescindere dall’effettivo prestazione, come accade oggi.
Nel 2017 i lavoratori retribuiti con l’attuale voucher (contratto prestazione occasionali ) sono stati 34.000 in tutta Italia, 3.700 in Veneto e solo 750 in Provincia di Treviso. Numeri esigui che dimostrano come le rigidità attuali tengono lontane le piccole imprese dal suo utilizzo, favorendo spesso rapporti occasionali gestiti fuori regola senza coperture per la pensione e assicurative in caso di infortunio.