Quanto caos in Italia sulla pelle dei cittadini

Tra campagna vaccinale che non decolla, indennizzi alle attività obbligate alla chiusura, c’è anche il problema dello “scalone” previdenziale di 5 anni. Di Mauro Marino, nato a Peschiera del Garda, esperto in economia

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Quanto caos in Italia sulla pelle dei cittadini! Siamo ormai arrivati a metà marzo, abbiamo la terza ondata del Covid-19 (ma è mai finita la seconda?) che ci sta investendo in pieno con ulteriori passaggi di regioni in zone rosse, le festività pasquali comprese, al pari dell’anno scorso, saranno compromesse e c’è una grande confusione sul piano vaccini.

Non abbiamo ancora visto quel cambio di passo che molti si aspettavano dal governo Draghi. Abbiamo ancora la suddivisione in regioni che cambiano colore e, anzi, con il nuovo governo abbiamo aumentato le tonalità perché adesso abbiamo anche l’arancione scuro e forse il giallo scuro, diverse categorie professionali sono ancora al palo (palestre, piscine, teatri ecc.) e con il piano vaccini siamo in piena confusione.

In teoria, ci sono almeno cinque vaccini a disposizione (Pfizer-Biontech, AstraZeneca, Moderna, Jhonson & Jhonson, Sputnik) e sta andando avanti nella sperimentazione il vaccino italiano Reithera. Il ministro Speranza (ma, forse, è solo una mera speranza!) ha annunciato che entro luglio saranno vaccinati tutti gli italiani che lo desiderano, ma a metà marzo la realtà è molto diversa. Il Covid-19 circola tranquillamente in Italia ed il piano vaccini anche dopo la sostituzione di Arcuri con il generale Figliuolo va molto a rilento.

Praticamente, l’unica categoria che ha completato la vaccinazione riguarda il personale sanitario, mentre si è ancora a metà per le forze dell’ordine e per gli insegnanti, ed appena al 20% per gli ultraottantenni, categoria più a rischio. Con i vaccini che arrivano in ritardo, poco personale sanitario in grado di somministrarlo e parecchia confusione nella gestione della macchina organizzativa. A che categoria sarà somministrato adesso? Ci si prenota in farmacia? Chi ha delle patologie cosa deve fare? Insomma, una, purtroppo, nota mancanza di regia da parte di chi dovrebbe prevedere, prevenire ed operare. Temo che la previsione del ministro della Salute sarà completamente disattesa e saremo già contenti se alla fine dell’anno saranno stati vaccinati in Italia tutti coloro che lo desiderano.

Allo stesso modo, anche in un altro settore che riguarda molto la vita dei cittadini, come la riforma previdenziale, c’è una grandissima confusione. Sembra che in questo periodo tutti stanno dando un po’ i numeri.

Alla fine 2021 scade la ormai famosissima “quota 100” e a meno di improbabilissime proroghe bisognerà intervenire per eliminare lo scalone di 5 anni che il 1° gennaio 2022 si verrebbe a creare da 62 a 67 anni per la pensione di vecchiaia.

Fioccano le ipotesi. È spuntata da parte di Delrio una “quota 92” (62 anni di età sommati a 30 anni di contributi), ma in questo caso il lavoratore deve optare per il calcolo dell’assegno previdenziale calcolato completamente con il metodo contributivo.

La Lega, con il sottosegretario alle Finanze Durigon primo firmatario, ha presentato una proposta di legge alla Camera dei Deputati (N. 2855) per permettere a tutti di uscire dal mondo del lavoro con 41 anni di contribuzione. Ma anche in questo caso (dopo 41 anni di contributi!) optando la scelta del calcolo totalmente contributivo.

Altri parlano di “quota 102” (64 anni di età sommati a 38 anni di contribuzione) subendo però una penalizzazione del 3% annuo perpetuo a partire dai 64 anni di età rispetto ai 67 previsti.

In questi giorni ci mette del suo anche il ministro Brunetta che ipotizza un provvedimento di incentivazione all’esodo per gli statali in odore di pensione in cambio dell’effettuazione di concorsi rapidi di personale laureato. 

Quindi anche in questo ambito previdenziale mi sembra ci sia molta confusione ed è proprio quello di cui i cittadini non hanno bisogno. Proposte buttate lì con dichiarazioni altisonanti che non affrontano il problema della previdenza in maniera strutturale e che non tengono conto delle particolarità e delle specificità dei vari settori del mondo del lavoro. Che non tengono conto dei giovani che sono i più penalizzati a causa delle loro carriere discontinue, che non tengono conto delle donne e del doppio lavoro che esse svolgono in casa ed in ufficio, e che non tengono conto di chi svolge lavori usuranti, lavori gravosi e di chi ha malattie invalidanti.

Le affermazioni poi del ministro Brunetta in questo periodo di pandemia con centinaia di migliaia di persone che stanno perdendo il loro posto di lavoro mi sembrano divisive ed inopportune.

Bisogna immediatamente invertire la rotta, e ancora questo nuovo governo non ha dato quest’impressione, superare questa confusione che esiste attualmente in Italia, non creare divisioni e dare sostegno e risposte certe ai cittadini che ne hanno assoluto bisogno in quest’epoca drammatica che stiamo vivendo.

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