Al giorno d’oggi si sente spesso dire che, per aiutare l’Italia ad uscire dalla pesantissima crisi economica provocata dalla pandemia da Coronavirus, servirebbe un nuovo Piano Marshall, un piano di cui la maggior parte delle persone ignora cosa sia e, soprattutto, quali siano state le dimensioni economiche del sostegno erogato dagli Stati Uniti all’Italia per aiutarla a risollevarsi dopo la disfatta della Seconda Guerra Mondiale.
Vediamo di chiarire un poco come stanno le cose dell’iniziativa di sostengo che prende il nome dall’allora Segretario di stato americano, George Marshall.
Nel giro di nemmeno 4 anni (1948-1951), gli Stati Uniti fornirono all’Italia un aiuto di 1,2 miliardi di dollari di allora. Una cifra decisamente “pesante” ai tempi per un paese ancora con un’economia agricola e con poca industria, uscita pesantemente danneggiata dal conflitto bellico.
Per attualizzare la portata del regalo economico dato dagli Usa all’Italia, bisogna tenere presente che dal 1948 ad oggi (ovviamente prima dello scoppio della pandemia da Coronavirus) il Pil italiano è cresciuto di oltre otto volte in termini reali. Quindi, la “portata” del dono americano, aggiornata ad oggi, sarebbe la risultante di 1,2 x 8, cioè 9,6 miliardi.
C’è un’ulteriore considerazione da fare: un dollaro del 1948 valeva grosso modo dieci dollari odierni. Per capire l’entità reale (in termini di capacità di acquisto, per così dire) degli aiuti del Piano Marshall è necessario moltiplicare 9,6 miliardi per dieci, ottenendo quindi la notevole cifra di 96 miliardi di dollari, equivalenti a 89 miliardi di euro attuali. Non c’è dubbio: un gran regalo, dettato anche da necessità di strategie geopolitiche per rafforzare il nascente asse atlantico in una realtà che era ai confini con l’area di influenza russa nei Balcani e nell’Est Europa.
Venendo all’oggi, il Piano Marshall che alcuni vagheggiano per uscire dalla crisi economica inflitta dalla pandemia da Coronavirus ben difficilmente potrà essere della portata dell’aiuto americano (al massimo si ipotizza un terzo: i 35 miliardi del Mes) e, soprattutto, quasi sicuramente non sarà a fondo perduto.
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