Il reddito di cittadinanza ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo bengodi degli immigrati più o meno legali, che possano in qualche modo dimostrare con dichiarazioni più o meno veritiere di averne diritto. Chi poi possa controllare se quanto affermano o avallano, grazie al sostegno di qualche struttura “amica” che inevitabilmente sorgerà per lucrare sul nuovo business, sia vero è un altro paio di maniche. Ma una cosa è ora certa: oltre un miliardo dei circa 7 miliardi di euro stanziati per la novella manna a cinque stelle andrà nelle tasche degli immigrati.
In tutto questo contesto, stride il silenzio della Lega e del suo leader Matteo Salvini, il quale aveva spergiurato (speriamo non sulla testa delle sue due creature) che giammai il reddito di cittadinanza, semmai avesse dovuto vedere la luce, sarebbe andato a non italiani. Le carte dicono esattamente in contrario e circa un quinto delle risorse andranno a poveri d’importazione che avranno facile gioco a dimostrare di essere più poveri dei poveri italiani, che magari sono finiti sulla strada per una di quelle vigliacche combinazioni della vita che prima ti fanno perdere la famiglia per un divorzio, quindi la casa, poi il lavoro ed, infine, la dignità. Ma di queste persone nessuno o quasi si preoccupa, come dimostrano i numeri della crescita dei senza casa italiani in tutte le realtà urbane del Paese. E sì che su questi temi Salvini e la Legaaveva incassato i voti degli elettori del Nord Italia.
Scorrendo le stime contenuta nella Relazione tecnica che accompagna il decretone su reddito e pensioni, saltano fuori le prime stimed’impatto. In tutta Italia saranno 1,248 milioni le famiglie beneficiarie del reddito. Dal 1 aprile (mai data fu scelta meglio per l’avvio del Grande Inganno!) la spesa complessiva sarà di 7,12 miliardi. E lieviterà a 7,355 miliardi nel 2020, per stabilizzarsi a partire dal 2021 a 7,21 miliardi. Saranno in tutto 1,248 milioni (erano state annunciate 1,5 milioni di famiglie), di cui 241.000 nuclei di soli stranieri per i quali è prevista una spesa di 1,486 milioni, pari al 19,8% delle risorse complessive.
Quelle ipotizzate dalla relazione tecnica sono stime per difetto, in quanto l’italica inventiva farà sì che si moltiplicheranno a mille i trucchi e le bagatelle per centrare il bingo gialloverde. Ma c’è da credere che pure dall’estero faranno faville per conquistare una fetta del nuovo bengodi a carico di quel Nord che paga le tasse e che ha circa una quarantina di miliardi di residuo fiscale. Non è esagerato credere che le famiglie degli immigrati s’allargheranno all’improvviso con i parenti più improbabili grazie alla difficoltà di garantire i controlli e poi, anche se ce ne fossero, è probabile che dietro l’angolo arrivi sempre una sanatoria per mettere a posto le cose…
E Salvini? A parte il fronte del doveroso blocco alle immigrazioni illegali e lo smantellamento del sistema assistenziale che ha foraggiato le cooperative vicine alla sinistra, nel suo carniere sembra esserci ben poco: l’autonomia per le regioni del Nord che l’hanno chiesta è ancora in alto mare. Il taglio delle tasse è andato giusto in senso contrario, visto che nel 2019 le tasse su cittadini ed imprese cresceranno. Delle grandi, medie e piccole infrastrutture di cui il Nord necessita per tirare avanti la barca Italia ancora nulla. Per non dire della burocrazia che continua a strangolare gli italiani che tentano di rimanere in regola con la ciliegina della fattura elettronica.
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