Non sono passati nemmeno due mesi dall’insediamento di Mario Draghi come Presidente del Consiglio e già si intravedono le prime crepe in quello che all’inizio sembrava essere per tutti la panacea di tutti i mali.
Draghi è arrivato, indubbiamente, in un momento difficilissimo per l’Italia e onestamente non si poteva pretendere che risolvesse immediatamente tutti i problemi che avevamo in Italia già prima che arrivasse la pandemia. Ma Draghi aveva come anestetizzato il paese, per più di un mese tutte le forze politiche e tutti i cittadini sono stati zitti quasi in adorazione di colui che doveva salvare l’Italia dalla pandemia, dalla crisi economica, dalla crisi sociale ed essere la guida e il risolutore di ogni problema.
Ma, si sa, gli italiani sono un popolo strano e Draghi deve cominciare a stare attento. Noi italiani abbiamo la caratteristica di esaltare immediatamente le persone e poi altrettanto velocemente le dimentichiamo. Questo succede in tutti i campi, nello sport, nello spettacolo ma molto anche in ambito politico.
Gli esempi sono parecchi. Tutti ci ricordiamo di Mariotto Segni, docente universitario e figlio del Presidente della Repubblica Antonio Segni, con i suoi referendum sulle leggi elettorali aveva negli anni 90 un consenso enorme al punto che taluni lo definirono “L’uomo che aveva l’Italia in mano”, popolarissimo al punto che Silvio Berlusconi gli propose di candidarsi come premier per il centro destra, offerta peraltro rifiutata dal docente sardo. Segni scomparve letteralmente e fu completamente dimenticato dagli italiani.
Ci fu poi la meteora, decisamente più controversa, di Antonio Di Pietro, il pubblico ministero nel processo “Mani pulite”, poi passato alla politica e anche qui richiesto da Berlusconi per fare il ministro, incarico raggiunto più tardi sotto il governo Prodi. Anche lui dopo qualche anno in Parlamento uscì dalla vita politica.
Più recentemente abbiamo avuto il caso di Matteo Renzi che da semplice sindaco di Firenze venne nominato, in un modo che taluni hanno considerato anomalo, Presidente del Consiglio e dove come segretario del Pd nelle elezioni europee del 2014 raccolse il risultato strabiliante del 40,8% dei consensi. Successo effimero, poi sgonfiatosi nel referendum costituzionale da cui è uscito clamorosamente sconfitto. Dopo l’uscita dal PD, fondò il partito di Italia Viva, che ora viaggia nei sondaggi a poco più del 2%.
E il caso del M5S di Beppe Grillo e allegra (sgarrupata) compagnia? Alle elezioni politiche del 2018 ha preso uno strabiliante 32,5% dei consensi e ora, dopo poco più di due anni, è accreditato al 16%. Infine, lo stesso Matteo Salvini che dopo aver ereditato la Lega al 4% e averla portata allo strabiliante risultato delle elezioni europee dell’anno 2019 del 34%, ora, secondo i sondaggi, in poco più di un anno ha perso circa 10 punti percentuali.
Questo per ricordare a Draghi che gli italiani sono molto volubili e mutevoli e il loro interesse nei leader politici è molto ondivago. E, soprattutto, che l’effetto che aveva Draghi di anestetizzare politici e cittadini sta progressivamente scomparendo. Gli italiani, infatti, dopo essere stati ad aspettare per poco più di un mese per vedere cosa succedeva e vedendo che mancava quel cambio di passo che la situazione richiedeva, da un paio di giorni sono tornati in piazza a dimostrare. Non ne possono più della pandemia, non vogliono più i miseri ristori, che peraltro arrivano, se arrivano, col contagocce, ma chiedono e anzi pretendono di lavorare, di ripartire con le loro attività di ristorazione, palestre, piscine, spettacolo che sono ferme da oltre un anno.
Nei giorni scorsi c’è stata una manifestazione dei ristoratori #IoApro a Roma, dove ci sono stati anche degli scontri; a seguire, gli ambulanti hanno bloccato l’autostrada vicino alla capitale e oggi a Roma c’è stata una nuova manifestazione da parte delle Partite Iva, commercianti, esercenti dei pubblici esercizi. Insomma, le persone sono al limite, si stanno stufando delle promesse e vogliono essere ascoltate e vedere seguire fatti alle promesse.
Più facile è gestire la situazione da parte della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che da subito è andata all’opposizione, mentre molto più difficile invece è la posizione di Salvini che sta al governo ma che al tempo stesso cerca di non perdere quel consenso da parte delle Partite Iva che da sempre sono state per la Lega un bacino di voti. Salvini dovrà decidere prima o poi che ruolo vuole avere, anche perché i sondaggi da quando è al governo lo danno in discesa e non vorrebbe che la Meloni se ne approfitti troppo, diventando il primo partito del centro destra e soprattutto la leader della coalizione.
Tornando a Mario Draghi, deve assolutamente cambiare passo per quanto riguarda il piano vaccini. I proclami stile governo Conte “arriveremo velocemente a 500.000 vaccinazioni al giorno” devono diventare realtà, non essere rimandati di settimana in settimana. E poi Draghi dovrà mettere mano al più presto alle grandi riforme che tutti si aspettano. Giustizia, pubblica amministrazione, scuola, fisco e previdenza sono da troppi anni in attesa di essere realizzate. Il tempo stringe e bisogna immediatamente dare risposte agli italiani che stanno soffrendo e pagando a caro prezzo questa terribile crisi non soltanto dal punto di vista sanitario, ma anche economico e sociale.
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