Dal NordEst si emigra ancora

0
447
emigrazione valigia turista donna
I “nostri” vanno in altri Paesi per lavorare, non per essere ospitati in albergo con fondi europei

Di Giuseppe Pace

 

emigrazione valigia turista donnaAlla fine del 1800, si emigrava soprattutto dal Settentrione italiano, poi, sempre  più, anche dal Meridione. 50 anni fa si cantava in Italia la nota canzone “Mamma, mamma dammi 1.000 lire che in America voglio andar, 1.000 lire io te le do, ma in America non, no, no”. Adesso si quasi canta: “figlio mio, vai in cerca di lavoro, che la mia pensione non basta più e mandami tu qualche euro”. 

L’Italia sbalordisce con i nuovi immigrati ospitati in alberghi stellati, ma molti non sanno che siamo, di nuovo, terra di emigranti anche se i “Nostri” vanno subito a lavorare e non campano alle spalle dallo stato sociale o con fondi europei. Il Rapporto del Centro studi ImpresaLavoro, realizzata su elaborazione di dati Eurostat non lascia spazio a dubbi: la crisi inverte i flussi migratori e l’Italia da Paese dell’immigrazione sta diventando Paese non più attrattivo e addirittura d’emigrazione. A sostenerlo, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei diritti”, nel commentare lo studio statistico che rappresenta una fotografia sui movimenti migratori in uscita dall’Italia nel decennio compreso tra il 2005 e il 2014. 

Negli ultimi dieci anni gli italiani emigrati all’estero sono stati complessivamente 896.510, di cui 136.328 soltanto nel 2014 (+8,42% rispetto all’anno precedente): una cifra più che raddoppiata rispetto ai 65.029 connazionali che avevano lasciato il Paese nel 2005. Nel periodo 2005-2014 ben 114.341 connazionali si sono trasferiti in Germania (17.236 nel 2014, +25,74% rispetto all’anno precedente), 84.955 nel Regno Unito (14.991 nel 2014, +6,65% rispetto all’anno precedente), 62.902 in Francia (10.334 nel 2014, +8,62% rispetto all’anno precedente), 73.613 in Svizzera (11.051 nel 2014, +4,88% rispetto all’anno precedente) e 39.687 in Spagna (4.701 nel 2014, +3,61% rispetto all’ anno precedente). Nello stesso periodo di tempo, 44.528 nostri connazionali hanno invece preferito stabilirsi negli Stati Uniti (5.951 nel 2014), 19.305 in Cina inclusa Hong Kong (2.944 nel 2014), 11.510 in Australia (1.873 nel 2014) e 9.479 in Canada (1.307 nel 2014). 

A trasferirsi all’estero nel 2014 sono stati soprattutto giovani tra i 15 e i 34 anni: in tutto 51.906, con un incremento del 10,33% rispetto al 2013 e in numero più che raddoppiato rispetto al 2005 (quando erano stati 24.832). Le loro mete preferite sono state il Regno Unito (7.675 emigrati, +4,65% rispetto al 2013), la Germania (7.453, +27,49%), la Svizzera (4.242, +8,08%) e la Francia (3.714, +3.80%) e gli Stati Uniti (2.162, +10,48%). Alla luce dei dati fin qui elencati, cresce costantemente negli ultimi anni il numero degli emigrati italiani e quel che preoccupa è l’elevato numero di giovani che scelgono di costruirsi un futuro lontano dal nostro Paese. 

Negli ultimi dieci anni il numero di italiani under 35 che cercano fortuna altrove è più che raddoppiato: è certamente un segno di un mondo sempre più globale ma anche e soprattutto di un Paese che non riesce a rappresentare un’opportunità per crescere e realizzarsi. Al Mezzogiorno l’ascensore sociale non è quasi mai arrivato, fatta eccezione per alcune migliaia di giovani che sono entrati nel sistema scolastico, negli anni Settanta e Ottanta, quando la scuola cresceva, dove si poteva entrare anche senza “parentopoli” e “tangentopoli”. Al Settentrione fino a pochi anni fa l’ascensore sociale funzionava bene, adesso la manutenzione non è più buona e spesso l’ascensore non funziona più. Dov’è l’Italia che tira? Da nessuna parte fatta eccezione del circa 30% di aziende che esportano merci di qualità elevata all’estero, quasi tutte concentrate in Settentrione e nel NordEst. 

Per abbassare il costo del lavoro e rendere le merci prodotte competitive per essere vendute è necessario mettere lavorare gli immigrati, ospitati in albergo. Come ha già fatto la Germania, a 450 euro al mese per 16 ore settimanali di lavoro in fabbrica, 7,4 milioni, di immigrati per la maggior parte, potranno sopravvivere bene, per i primi anni. Anche da noi potranno farlo, insieme a molti giovani nati nel NordEst, ma ancora disoccupati per la grave crisi economica che ci attanaglia senza prossima via d’uscita. 

Di seguito, gli importi aggiornati assegnati alle misure offerte dal Veneto: accoglienza, presa in carico, orientamento: 4.308.092,38 euro. Formazione: 27.938.977,54 euro. Accompagnamento al lavoro: 5.642.928,68 euro. Tirocinio extra curriculare, anche in mobilità geografica: 23.742.049,92 euro. Sostegno all’auto-impiego e all’auto-imprenditorialità: 14.915.182,55. Mobilità professionale transazionale e territoriale: 3.701.217,93 euro. Bonus occupazionale: 5.000.000,00 euro.

Lo Stato sociale non risolve i problemi, l’economia va resa libera per poter competere e trovare nuove strade produttive e commerciali, alla mano pubblica si chiede di ridurre il carico fiscale eccessivo e ammodernare e migliorare i servizi, non altro. Uno stato snello, efficiente e trasparente è quello che molti cittadini del NordEst in particolare chiedono dal prima del 2008, anno d’inizio della crisi.