Candidati sindaco del Trentino, il tempo è sempre galantuomo

Se il centro destra ambisce a non perdere già ai blocchi di partenza contro le sinistre, abbia il coraggio di cambiare i propri candidati. E, al governo della Provincia, cambi al più presto passo. Di Gianfranco Merlin, esperto di analisi e strategia politica

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Bara-Chi?” Questa è la domanda che sempre più spesso si sente tra i cittadini di Trento e lo stesso accade anche a Rovereto con il “Zambe-Chi?”. Di fatto, a quasi quattro mesi dalla loro investitura i candidati sindaco espressi dal centro destra dopo lungo travaglio interiore sono degli emeriti sconosciuti al pubblico e costituiscono il viatico migliore per un’altra legislatura del potere di un centro sinistra sempre più spostato a sinistra.

Il tempo è sempre galantuomo. Quando ebbi l’ardire di affermare che le scelte effettuate dal centro destra trentino per gli amministratori comunali erano fallimentari e destinate ad essere un’autostrada a sei corsie per fare eleggere i candidati degli avversari, sono stato trattato come fossi una sorta di “paziente-uno” che appestava la politica e, soprattutto, i tramacci di giovani (e meno giovani) apprendisti stregoni del centro destra trentino. Il ché dimostra che dall’essere vigorosi leoni da tastiera è cosa ben diversa dalla capacità e visione politica: se uno non ce l’ha, difficile che se la possa dare se non attraverso gli anni dell’esperienza.

La pandemia da Coronavirus ha stravolto pesantemente le carte del gioco politico, facendo slittare le elezioni che dovevano svolgersi alla metà di maggio ad autunno inoltrato, forse pure alla primavera dell’anno prossimo. La pandemia ha messo in gioco tante, troppe nuove variabili che di fatto hanno azzerato tutte le strategie politiche, ammesso che il centro destra trentino ne avesse partorita una che non fosse la deteriore logica dei veti incrociati e del “non possumus”.

Da libero pensatore e analista della politica trentina (le cui idee sono andate di traverso a tanti, troppi giovanotti inesperti che poi sono finiti con l’incartarsi con le loro stesse mani…), non posso esimermi di fare una serie di riflessioni circa il futuro delle amministrazioni comunali prossime venture e della stessa provincia di Trento.

Quanto alle amministrazioni locali, di fatto la situazione si è azzerata. Non solo in casa del centro destra sono sempre di più le voci (da sussurro si sono fatte sempre più forti e udibili a distanza) che chiedono un radicale ripensamento delle strategie, delle squadre e dei candidati sindaco. A Trento e a Rovereto, così come nelle altre realtà principali, se il centro destra non vuole correre con la certezza di perdere già ai blocchi di partenza, deve cambiare candidati. Un passaggio possibile dato che il principale fautore della presentazione di candidati fuori dagli schemi e dall’appartenenza partitica si è tirato fuori da sé dalla partecipazione del centro destra.

Tanto vale che la Lega si riappropri del suo ruolo di forza politica di maggioranza relativa (anche per misurare il proprio stato di salute che, a livello provinciale, mostra qualche linea di febbre per la non propriamente eccelsa prova di capacità di governo che sta dando la squadra di Maurizio Fugatti specie nella gestione della crisi economica indotta dalla pandemia a causa di molti assessori sì di provata fede e fiducia, ma totalmente incapaci di azione amministrativa e programmatoria), proponendo una propria candidatura. 

Si badi bene: sono necessari candidati di spessore, possibilmente che abbiano già dato prova di capacità amministrativa e gestionale, non di emeritisignor Nessuno”, forse fidati o fidatissimi degli attuali vertici della Lega, ma che, oltre qualche veemente e discutibile intemperanza sui canali social, null’altro riescono ad esprimere. Questo perché, all’indomani della pandemia da Coronavirus, ci sarà da ricostruire gran parte degli assetti e dei servizi pubblici della società trentina in un panorama sociale ed economico profondamente mutato. Una cosa che non può essere chiaramente gestita da amministratori improvvisati.

Magari, in questo contesto di generale rimescolamento della politica, si potrebbe pure tentare di allargare il centro destra ad altre forze autonomistiche, che mal digeriscono (soprattutto tra la loro base) un’alleanza con un centro sinistra sempre più spostato a sinistra. 

Soprattutto, ci sarà la necessità di una stretta cinghia di trasmissione tra il governo provinciale e quelli locali, se si vuole veramente tentare un rilancio complessivo del Trentino, andando a colmare quelle distanze che sotto il regno dellaiano (e rossiano in misura minore) si sono allargate a dismisura con il cugino Alto Adige. E per fare ciò servono amministratori all’altezza, sia in Provincia (dove è urgente un profondo rimpasto tra gli assessori) che nei vari comuni del Trentino. 

La Lega del tandem Fugatti-Bisesti nei suoi anni di gestione non ha investito sufficientemente sulla crescita delle capacità degli esponenti del “nuovo corso”, con tanti personaggi elevati a ranghi di responsabilità solo per essere dei capaci adulatori, ma nulla di più. Il rimedio può essere il ricorso alle proprie riserve, tirando fuori dall’armadio quei militanti storici troppo repentinamente messi fuori servizio attivo, spesso solo per essersi macchiati del colpevole reato di volere continuare a vedere con i propri occhi e a pensare con la propria testa, criticando il Timoniere quando questi era doverosamente da criticare.

Come detto, il tempo è sempre galantuomo. Se, alle elezioni provinciali del 2018, Fugatti e Bisesti hanno proceduto come schiacciasassi nel formulare le liste inserendo in lizza persone prive di esperienza amministrativa e, soprattutto, politica preferendo dei fedelissimi a militanti con provata competenza, oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con un generale scontento anche tra coloro che hanno votato la Lega portandola al record storico di ben 14 eletti. Ci sono consiglieri e, soprattutto, assessori decisamente non all’altezza del loro ruolo, con un governo provinciale decisamente incapace di comunicare anche le cose positive che è riuscito a fare. 

Serve un deciso cambio di passo se il governo provinciale di Maurizio Fugatti (e della Lega per la prima volta alla guida dell’Autonomia trentina) vuole arrivare a fine legislatura in salute, senza bruciare il consenso storico che ha conseguito nel 2018. Serve soprattutto un cambio di passo generale, imboccando una via chiara e riconoscibile da percorrere dall’inizio alla fine, senza quei continui traccheggiamenti che fin qui hanno caratterizzato l’azione di governo del duo Fugatti-Bisesti che hanno disorientato l’elettorato e penalizzato lo sviluppo economico. 

Errare è umano, perseverare sarebbe diabolico. Al tandem Fugatti-Bisesti consiglio un deciso bagno di umiltà, tornando con i piedi ben fissi a terra, tirando fuori dall’armadio tutte le migliori riserve che la Lega possiede per dare nuovo slancio all’azione di rinnovamento del Trentino.

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