Il parco auto circolante in Italia è vecchio, con il 50% risalente alle categorie Euro 4 e inferiori, diviso a metà tra benzina (43,9%) e diesel (43,6%), con quote risibili per Gpl (5,3%), metano (2,4%) ibride (4,0%), plug–in(0,4%) ed elettriche (0,4%): il quadro emerge dal rapporto 2022 diffuso dall’Unrae, l’associazione degli importatori di auto estere sul mercato degli autoveicoli in Italia.
Delle oltre 39 milioni di auto in circolazione, circa il 25% sono ante Euro 4 con oltre17 anni di età. A questi si aggiungono i veicoli commerciali, il cui mercato nel 2022 è sceso del 13% (161.000 unità), ma conta un parco di 4,2 milioni di mezzi in circolazione, il 41% dei quali ante Euro 4.
Il mercato dei veicoli industriali oltre le 3,5 tonnellate, sostanzialmente stabile con circa 25.600 immatricolazioni, contribuisce al trasporto con un parco di 725.000 mezzi, oltre il 50% è Euro 4 e ha un’etàmedia 14,3 anni. In calo del 3,9% nel 2022 il mercato degli autobus, che conta 62.400 veicoli in circolazione con un’età media di 12 anni. In controtendenza il mercato dei rimorchi e semirimorchi, che con quasi 16.800 unità registra il livello più alto di immatricolazioni dal 2015.
La transizione energetica comunque avanza e nel 2022 la quota dei motori a benzina è scesa dal 30% al 27,7%e quella dei diesel dal 22,1% al 19,6%, mentre le auto ibride salgono al 34% sull’onda degli incentivi disponibili. Le elettriche (pure + ibride plug-in) hanno però subito una drastica battuta d’arresto, perdendo 20.000 unità nel 2022 (-14,8%) e scendendo a quota 8,8% (soprattutto a causa della flessione delle elettriche pure a causa delle difficoltà di ricarica e dei relativi costi, oltre al maggior costo di acquisto), bloccando l’Italia all’ultimo posto fra i 5 maggiori mercati, con Germania in testa (31,4%) seguita da Regno Unito (22,9%), Francia (21,6%) e Spagna (9,7%).
L’elettrificazione della mobilità spinta dalle decisioni unilaterali della Commissione europea deve essereprofondamente rivista, aprendo concretamente alla neutralità tecnologica, consentendo la sopravvivenza dei motori a combustione interna, sia tramite l’utilizzo di nuovi carburanti a basso tenore di carbonio, sia perché se si computano tutte le emissioni relative alla costruzione e utilizzo di un veicolo, gli elettrici puri sono in condizioni di svantaggio nei confronti di un veicolo con un moderno propulsore Diesel Euro 6.
Comprensibile lo sforzo delle case costruttrici aderenti ad Unrae di puntare maggiormente sull’elettrico per limitare l’esborso delle multe per via del mancato conseguimento delle quote medie di emissioni relative alla loro gamma di prodotto, ma da qua a scaricare solo sui consumatori i maggiori costi ce ne corre e la politica deve correre ai ripari, frenando sull’elettrico, che apre anche ad inquietanti scenari di dipendenza strategica dai monopoli cinesi.
Quanto alle previsioni per il 2023, Unrae vede una ripresa a doppia cifra nella prima parte dell’anno, visto l’andamento depresso del primo semestre 2022 e una sostanziale stabilità nei mesi successivi, con una crescita complessiva nell’intero anno del 6,3% a 1,4 milioni di nuove immatricolazioni.
Anche per i veicoli commerciali e industriali nel 2023 si stima un leggero incremento, rispettivamente del 4,5% (a 168.000 unità) e 3,5% (a circa 26.500 unità). Per il comparto dei trainati si stima una sostanziale stabilità con gli ottimi livelli raggiunti nel 2022, mentre gli autobus dovrebbero registrare una maggiore dinamicità e archiviare una crescita del 10%.
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