Truffa sulle emissioni inquinanti di Volkswagen scoperta negli Usa: il titolo crolla del 20% in borsa

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La Casa ammette il problema. In Europa meno problemi per via delle norme sulle emissioni più blande. Rimane la questione delle norme dei cicli di omologazione dei consumi irrealistiche rispetto alle condizioni di guida normali

 

Vw maggiolino 1 milione volsburg logo vW maggiolinatoScandalo a stelle e strisce per Volkswagen, scoperta dall’Epa statunitense a barare pesantemente sulle emissioni del suo motore diesel 2.0 litri che equipaggia moltissimi modelli di grande successo commerciale sul mercato americano come Golf, Jetta, Passat, Maggiolino e Audi A3. 

Il caso Volkswagen è scoppiato quando l’Epa, l’ente americano per la protezione dell’ambiente, ha scoperto che le vetture Volkswagen e Audi con motore diesel 2 litri (lo stesso che equipaggia moltissime auto del gruppo Vw vendute in Europa) emettono molti più ossidi di azoto in condizioni normali che non durante i test specifici. Dopo lunghe ricerche ed esperimenti, ha scoperto che responsabile è un programma – installato appositamente nella centralina motore – che riconosce le condizioni di test e attiva solo in quel caso una modalità di funzionamento più efficiente del motore contro le emissioni, che invece è disattivata durante la guida normale, con il risultato che il motore produce da 10 a 40 volte la quantità di ossidi di azoto dichiarata in base ai test di omologazione. Volkswagen ha ammesso che i veicoli contenevano effettivamente il software incriminato con una dichiarazione da parte dell’amministratore delegato Martin Winterkorn che ha ammesso la frode e si è scusato per l’accaduto.

Perché una casa unanimemente apprezzata per la qualità dei suoi prodotti e per la serietà avrebbe fatto? Secondo gli esperti, i dispositivi che limitano le emissioni di azoto fanno consumare di più il motore, e quindi emettere più CO2; potrebbero inoltre limitarne le prestazioni, in particolare la coppia motrice che è uno dei punti di forza dei motori diesel rispetto a quelli a benzina, che hanno fatto apprezzare questo tipo di propulsori anche in mercati tradizionalmente ostici ai motori diesel come quello degli Stati Uniti. A questo punto lo scarso successo del motore diesel negli Usa, motore di cui le case tedesche e soprattutto Volkswagen si sono fatte paladine, è destinato a subire un duro colpo. Gli americani, come del resto i giapponesi, sono convinti da sempre che il diesel sia un motore intrinsecamente sporco e inadatto alle autovetture; il caso Vw non farà che riconfermare questa loro opinione.

La frode potrebbe accompagnarsi ad una colossale multa, tanto che in borsa il titolo Volkswagen è crollato del 20%. Secondo un report diffuso da Alliance Bernstein la sanzione difficilmente arriverà al massimo previsto, anche perché potrebbe essere commisurata alle dimensioni della sola Vw negli Stati Uniti e non del gruppo nel suo insieme. La sola multa potrebbe però facilmente superare gli 1,2 miliardi di dollari cha la Toyota pagò nel 2010; senza contare il costo dei richiami, i danni di immagine e le eventuali conseguenze penali. I più pessimisti stimano una cifra attorno ai 18 miliardi di euro, simile al controvalore bruciato in borsa, il peggior tracollo dal 2008 ad oggi.

Una portavoce ha annunciato che il gruppo fermerà la vendita dei modelli diesel 4 cilindri di Volkswagen e Audi negli Stati Uniti. I modelli in questione rappresentano il 23% delle vendite del gruppo tedesco negli Usa in agosto. Intanto il ministero tedesco dell’Ambiente ha annunciato che avvierà un’indagine per verificare se ci sono state violazioni analoghe in Germania.

Intanto, l’Epa americana, oltre ad avere bloccato le vendite delle auto equipaggiate con questo tipo di motore ha ordinato il ritiro di quasi 500.000 veicoli venduti dal 2008 a oggi. 

La tempesta rischia di trasferirsi anche sul fronte europeo. Il Governo tedesco ha chiesto ai costruttori automobilistici di fornire informazioni per verificare che non ci siano state anche in Germania manipolazioni dei dati anti-inquinamento, simili a quelle ammesse da Volkswagen negli Stati Uniti. «Ci attendiamo dai costruttori automobilistici informazioni affidabili, affinché la Kba, l’autorità competente, possa verificare se manipolazioni comparabili abbiano avuto luogo anche in Germania o in Europa», ha detto Andreas Kubler, portavoce del ministero dell’Ambiente. La vicenda Volkswagen «deve essere chiarita al più presto possibile» ha detto il vice-cancelliere tedesco e ministro dell’economia, Sigmar Gabriel, preoccupato dei riflessi del caso sul «“Made in Germany” che è sinonimo di qualità a livello mondiale ed è importante fare subito chiarezza». 

Secondo l’organizzazione europea non governativa “Transport & Environment” (T&E) nessuna grande casa automobilistica riesce, nelle auto diesel, a rispettare davvero i limiti di inquinamento atmosferico imposti dall’Ue. E di fatto nessun veicolo Euro 6 a gasolio lo è davvero. A denunciarlo, pochi giorni prima che negli Usa scoppiasse lo “scandalo Volkswagen”, è il rapporto “Don’t breathe here” (“Non respirare qui”) pubblicato il 14 settembre. Secondo i test effettuati dalla Ong ambientalista che opera nel settore dei trasporti, solo un’automobile diesel su 10 rispetta i limiti di legge. Mentre in media le nuove vetture a gasolio superano di 5 volte il limite di emissioni consentito. Tra quelle esaminate la peggiore ha emesso gas inquinanti ben 22 volte oltre il limite Ue. Solo 3 veicoli su 23 hanno rispettato i nuovi standard durante il test su strada. Causa principale di questi “sforamenti”, secondo T&E, è il sistema di test (The New European Drive Cycle, NEDC) definito “obsoleto”. Mentre negli Usa i controlli sono più stringenti dei nostri. Qualcosa dovrebbe cambiare, ma nel 2017, quando entrerà in vigore il nuovo test europeo, che dovrebbe avvicinare maggiormente le modalità di omologazione alle modalità di circolazione che effettivamente si verificano su strada, riducendo l’attuale forbice tra consumi omologati e quelli effettivi che oggi s’attesta in media attorno al 20%.

Sullo scandalo interviene anche Adiconsum che per bocca del suo presidente nazionale Pietro Giordano afferma di condannare «il gravissimo comportamento della casa automobilistica Volkswagen. Non solo per non aver rispettato i limiti sulle emissioni dell’Epa statunitense, ma per aver messo in atto una pratica commerciale scorretta nei confronti degli automobilisti. Chiediamo un immediato incontro alla Volkswagen Italia per capire esattamente le dimensioni del fenomeno».