Stellantis, in cinque anni dimezzata la produzione in Italia

Studio Fim Cisl sull’attività del gruppo ex Fiat. Pesa carenza semiconduttori. Cresce Polo Torino con la 500e. 

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Stellantis

La mancanza di semiconduttori ha avuto pesanti effetti sulla produzione di Stellantis nei primi tre mesi del 2022 e se le cose non cambieranno questo sarà il quinto anno consecutivo di flessione delle produzioni del gruppo ex Fiat in Italia, con il rischio di scendere per le auto sotto le 400.000 unità prodotte, quasi la metà (-48%) del 2017.

I dati drammatici del calo di produzione di veicoli in Italia sono contenuti nell’analisi realizzata dalla Fim Cisl, illustrata a Torino dal segretario nazionale Ferdinando Uliano: «i fermi produttivi vengono comunicati di giorno in giorno. Ci sono stati casi in cui i lavoratori hanno saputo che mancava il semiconduttore all’arrivo in fabbrica. La perdita dei volumi maggiore si riscontraa Melfi (-22,4%) e alla Sevel (-30,4%) sulla linea dei commerciali. La situazione è aggravata dal ritardo degli incentivi che il governo si appresta a varare, ma potrebbe avere conseguenze sulle forniture anche la guerra in Ucraina».

Nel primo trimestre 2022 negli impianti Stellantis sono state prodotte, tra auto e furgoni commerciali, 180.174 unità, il 13,5% in meno del 2021. La produzione di autovetture, pari a 123.484, segna un -2,6%, mentre quella di veicoli commerciali registra una pesante riduzione del 30,4% pari a 24.790 veicoli commerciali.

Rispetto al periodo pre-Covid e quindi al 2019, la perdita dei volumi è del 13,2% (auto+veicoli commerciali), con le auto in forte peggioramento a -9,4% e i veicoli commerciali a -20,5%. Arriva dal Polo produttivo torinese con la 500e il contributo maggiore in termini di crescita, con la Maserati che potrebbe ritornare ai livelli 2017 quando i volumi erano il doppio di quelli del 2021, anche a causa dell’attesa dei nuovi modelli.

«L’obiettivo principale rimane la messa in sicurezza degli stabilimenti e dell’occupazione. Saremo indisponibili a operazionivolte a ridimensionare ulteriormente il patrimonio industriale e occupazionale di Stellantis Italia», sottolinea Uliano. Ma il sindacato dovrebbe rivolgere le sue attenzioni anche al governo, che sta per varare la nuova tornata degli incentivi, che prevede ancora un forte sostegno ai veicoli elettrici ed ibridi – largamente importati dall’estero e che non abbattono affattol’inquinamento – mentre riserva poco per quelli tradizionali, dove la filiera automotive italiana è maggiormente presente.

Poi, al rilancio del mercato italiano non giova la scellerata scelta del governo Draghi di voler prorogare il regime di derogadella fiscalità ridotta sull’auto aziendale, che priva il mercato di una consistente spinta alle vendite di almeno 150.000 nuovi pezzi all’anno, che potrebbero pure incrementarsi se si togliessero anche le penalizzazioni oggi vigenti sulle auto aziendali assegnate ai dipendenti.

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