Bruxelles dovrà decidere come dar seguito alla valutazione dell’European Chemicals Agency (ECHA), l’Agenzia europea per i prodotti chimici, di inserire il litio tra i prodotti tossici, con l’immediata reazione dell’industria automobilistica che basa il proprio futuro proprio sulla produzione su grande scala di batterie a ioni di litio per alimentare la nuova mobilità post carburanti fossili voluta dal piano lanciato dalla Commissione europea, “Fit for 55”.
Secondo l’ECHA, che ha accolto una proposta dell’Agence nationale dé sécurité sanitaire de l’alimentation, de l’environnement et du travail (ANSES) avanzata a dicembre 2019, l’armonizzazione prevede che il carbonato, la cloride e l’idrossido di litio vengano inseriti nel regolamento europeo CLP (Classification, Labelling and Packaging) come composti pericolosi per la salute umana, sulla base di studi che ne avrebbero comprovato il rischio per la fertilità. Questa proposta è rimasta sul sito dell’agenzia europea per una consultazione pubblica sin dal 3 agosto 2020, dando quindi la possibilità a tutti i portatori di interessi di esprimere pareri e avanzare proposte, in attesa che l’opinione definitiva del Committee for Risk Assessment dell’ECHA venisse inviato alla Commissione europea.
Il Comitato sta spingendo affinché i tre materiali vengano inserite nella Categoria 1A, ovvero quella che raggruppa i composti chimici con il più alto rischio d’impatto. Una decisione definitiva è attesa tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023.
Il litio in Europa viene utilizzato nell’industria farmaceutica (3%), nei lubrificanti commerciali (7%) e in diverse altre applicazioni (circa il 15%) anche se il maggiore bacino di utilizzo del futuro prossimo è legato ai veicoli elettrici e alle loro batterie che dovrebbero assorbire il 90% della produzione al 2030. Secondo uno studio di Eurometaux, i piani europei di spingere sulle tecnologie per l’energia pulita richiederà un aumento vertiginosodell’utilizzo di metalli, a partire da litio, cobalto e terre rare, con la domanda europea dei materiali utilizzati dalle batterie, litio e cobalto, che aumenterà rispettivamente del 3500% e del 330% entro il 2050.
Il litio è stato classificato come “materiale critico” dalla Commissione alla fine del 2020, dal momento che l’Europa è dipendente da paesi terzi non avendo una solida base mineraria, anche se le nuove tecnologie potrebbero portare alla produzione di litio partendo dalle acque termali che sgorgano da alcuni territori.
La classificazione del litio come sostanza tossica potrebbe ritardare i piani per la transizione energetica così come è stata pianificata dalla Commissione europea, evidenziando ancora una volta di più come la scelta di privilegiare la sola elettrifcazione della mobilità a danno dei carburanti a basso tenore di carbonio sia fallace sia dal punto di vista ambientale che da quello strategico, legando l’Europa alla doppia dipendenza dalla Cina, monopolista di fatto dei materiali necessari per la produzione delle batterie.
La classificazione come sostanza tossica non comporterebbe il divieto dell’uso del litio nei veicoli o negli altri settori in cui è impiegato (vetro, edilizia e farmaci), ma rischierebbe di accrescere i costi per le imprese che lo lavorano, vanificando gli sforzi dell’industria automobilistica di abbattere i costi oggi maggiorati del 40% dei veicoli elettrici.
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