Multe Ue su automotive: emendamento Ue in sospeso

Le promesse di un intervento rapido da parte di von der Leyen pare svanito tra la paura del settore di dovere pagare 17 miliardi di sanzioni.

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Multe Ue

Le promesse di un intervento rapido da parte di von der Leyen pare svanito tra la paura del settore di dovere pagare 17 miliardi di sanzioni.

Il dossier automotive sulle multe Ue per il superamento delle soglie di emissione è «delicato» e le tensioni geopolitiche «non aiutano». L’attesa adozione dell’emendamento anti-multe Ue per l’automotive, messo a punto dalla squadra di Ursula von der Leyen per salvare il comparto da una stangata da circa 17 miliardi di euro per chi non centra i nuovi target di taglio delle emissioni di CO2 ha subito un inaspettato rinvio.

Le discussioni interne alla Commissione europea sono «ancora in corso»: si tratta solo di una questione di «giorni», si ripete con fiducia tra i funzionari Ue, forti della promessa fatta a favor di telecamere dalla presidente Ursula von der Leyen appena venti giorni fa. L’orizzonte resta quello di fine mese per una prima misura volta a dare respiro al comparto accerchiato dalla complessa transizione verde – nonostante i primi segnali di ripresa delle immatricolazioni di auto elettriche a livello europeo sulla spinta del mercato inglese che hanno toccato quota del 15,2% del mercato – e il dumping cinese. Ma tra i costruttori, inquieti anche per la minaccia dei dazi brandita da Donald Trump, e i governi nazionali lo slittamento ha subito sollevato preoccupazione.

«Proporrò questo mese un emendamento mirato al regolamento sulle emissioni di CO2 per le auto», aveva annunciato il 5 marzo il presidente della Commissione europea dopo un ultimo giro di colloqui con i rappresentanti dell’automotive europeo, impegnandosi ad «ascoltare le voci che chiedono» all’Europa «maggiore pragmatismo in tempi difficili». Una garanzia che si dovrebbe tradurre nella modifica al regolamento già in vigore – che prevede lo stop nel 2035 ai nuovi veicoli a benzina e diesel -, introducendo la possibilità per i costruttori di avere tre anni di tempo invece di uno per adeguarsi agli standard di conformità, evitando così le multe salate da 95 euro per ogni grammo di CO2 extra emesso per chilometro per ogni nuovo veicolo immatricolato nell’anno.

L’approvazione dell’emendamento – tramite procedura scritta – da parte del collegio dei commissari Ue era prevista nella mattinata. Poi il rinvio rimasto per tutto il giorno coperto dal silenzio. La scadenza di fine mese non è «un obbligo vincolante», viene precisato tra i corridoi della Commissione europea, dove comunque la proposta è attesa a stretto giro. Soltanto allora si apriranno nuovi orizzonti per l’intero comparto, inclusa la possibilità di considerare l’uso dei biocarburanti invocato dall’Italia e una strada che rispetti il principio della neutralità tecnologica sostenuta allo stesso modo da Roma insieme a un nutrito gruppo di altre capitali.

I biocombustibili, è stata l’apertura nei giorni scorsi del vicepresidente, la socialista spagnola Teresa Ribera, «possono essere utili in alcuni settori industriali, soprattutto nel trasporto aereo e in alcuni casi su strada», anche se è fondamentale valutare «costi e alternative». Però, al momento da Bruxelles nessuna retromarcia sulla svolta verde a senso unico e l’obiettivo 2035.

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