Mercato dell’auto, ad aprile nuovo consistente calo rispetto al mese precedente: -18%
Il futuro non è affatto roseo, complice l’eccessivo prezzo dei carburanti, il caro assicurazioni e i provvedimenti fiscali che stanno deprezzando l’usato di fascia alta. Il Governo rischia di incassare dal settore auto molto meno di quanto previsto, oltre a condurre in crisi un intero comparto industriale
Prosegue imperterrito il calo del mercato dell’auto in Italia, complice anche gli assurdi e punitivi provvedimenti presi dal Governo Monti a partire dallo scorso dicembre che hanno sostanzialmente bloccato le vendite di auto nuove, tagliato consistentemente i consumi di carburante e fatto accelerare oltre modo la svalutazione delle auto di potenza superiore ai 250 Cv, tanto che un Governo degno di questo nome dovrebbe ammettere di avere peccato di presunzione e di ritornare rapidamente sui propri passi, annullando provvedimenti che rischiano, oltre a ridurre considerevolmente l’atteso gettito fiscale rispetto all’anno trascorso, pure di affossare un intero comparto industriale con pesanti ripercussioni anche sui posti di lavoro.
Ad aprile, secondo le rilevazioni della Motorizzazione civile, è proseguito il calo delle vendite di auto nuove, con un tondo -18% che ha colpito tutte le case automobilistiche. Secondo l’analisi condotta dal Centro studi Promotor, “l’andamento del mercato ad aprile è allineato con quello di gennaio e febbraio, ma molto più pesante delle attese. Non vi è stato infatti il recupero dell’effetto bisarche che in marzo aveva determinato un calo del 26,7% (e quindi più pesante di quello dei primi due mesi dell’anno)”. Per Promotor “la proiezione su base annua degli ultimi sei mesi si attesta a 1.465.625 immatricolazioni per il 2012. Un volume di vendite che non veniva più realizzato dal 1983”. Promotor segnala come “il mercato italiano dell’auto soffre particolarmente per i livelli elevatissimi dei prezzi dei carburanti e dell’assicurazione RC auto, per una pressione fiscale specifica insostenibile, per le difficoltà di accesso al credito e, soprattutto, per un quadro economico che si rivela di giorno in giorno più preoccupante”.
Cala anche la propensione all’acquisto a rate di automobili nuove: secondo l’indicatore elaborato dall’Osservatorio Findomestic, dopo essere sceso a livelli infimi a fine 2011 e, dopo un rimbalzo in gennaio e febbraio, in marzo e in aprile è di nuovo in calo.
Segnali d’allarme per l’andamento del mercato proviene dall’Unrae, l’associazione degli importatori di Case estere in Italia: per il presidente Jean Bousquet “il primo quadrimestre, pari al 38% del risultato possibile del totale anno, se ne è andato, lasciandoci con 537.170 vetture immatricolate e un calo del 20,2%, ma soprattutto, con poche speranze di recupero nei successivi otto mesi. In questo contesto, il dato più preoccupante è la sostenibilità dei concessionari. Il calo della domanda, insieme alla stretta creditizia che non trova soluzione, sta soffocando letteralmente le imprese, con impatti occupazionali inevitabili, che avranno ulteriori pesanti ripercussioni nei prossimi mesi se non si troverà il modo di invertire la pericolosissima deriva”.
Unrae lancia quindi un appello “alla politica in prossimità delle elezioni amministrative, perché, a partire dalle esigenze locali di occupazione della filiera automobilistica, faccia sentire la propria voce per rilanciare il settore auto, da sempre pilastro storico dell’assetto economico del nostro Paese. Senza uno stimolo alla domanda, l’Italia resterà in recessione molto a lungo”. Bousquet rileva quindi che “in questo scenario, è il Governo che deve agire”. Il rincaro dei carburanti, prosegue Unrae, “sta determinando uno spostamento della domanda verso le motorizzazioni a gpl e metano: in aprile il gpl ha rappresentato il 10% del totale, contro il 2,2% dello stesso periodo 2011. Tutto ciò a scapito delle motorizzazioni a benzina, che hanno perso nel mese il 33,2% con 42.629 unità e una quota del 32,7% (40,2% un anno fa) e di quelle diesel (-22,8% e una quota del 52%). A livello territoriale, continua la profonda flessione delle immatricolazioni nell’Italia centrale, che in aprile perde ben 13 punti (al 20,2%), a favore del NordEst e Nord Ovest (entrambi al 31,5% del totale), a causa della migrazione delle società di noleggio verso province ad IPT più bassa, come la Val d’Aosta e le province di Trento e di Bolzano, che hanno fatto registrare un vero e proprio boom d’immatricolazioni.
Per Federauto, l’associazione dei concessionari di autoveicoli in Italia, “il mercato 2012 delle auto nuove è destinato a chiudersi a 1.370.000 pezzi. Sapendo che su ogni mancata vendita lo Stato perde 5.000 euro fra Iva e annessi, se si considera che il mercato auto negli ultimi 5 anni ha sviluppato una media di 2.000.000 di pezzi, i conti su quanto perderà lo Stato solo nel 2012 sono presto fatti. Basta moltiplicare 5.000 euro per i 630.000 pezzi che mancano all’appello. Il risultato è -3,150 miliardi”, cui vanno aggiunti i circa 3 miliardi in meno che lo Stato incasserà dal calo della vendita dei carburanti a causa di un prezzo ormai eccessivo, che contribuisce anch’esso a deprimere la vendita di veicoli, nuovi ed usati, oltre che a ridurne l’uso.
Quanto allo stato di salute della rete dei concessionari italiani, un sondaggio dell’osservatorio DealerSTAT di Quintegia su un campione di oltre 1300 aziende italiane fa emergere un quadro fosco. Se si ‘potesse ripartire da zero’, infatti, solo un’impresa su quattro sarebbe decisa a proseguire con lo stesso lavoro e mandato. Inoltre, il 21% uscirebbe del tutto dal business dell’auto, mentre il 32% si dichiara insoddisfatto del rapporto che lo lega con la casa costruttrice al punto che cambierebbe mandato.
“I dati rilevati nel 2011 dalle nostre ricerche – ha osservato Alberto Bet, ricercatore di Quintegia – riscontrano una contrazione di ben il 15% delle reti di vendita, motivata da un lato dalla necessaria riorganizzazione del sistema distributivo, ma soprattutto dalla difficoltà di alcuni concessionari ad affrontare una crisi di tale portata. Basti pensare che gli ultimi bilanci si sono chiusi con quasi il 40% dei concessionari che ha registrato un bilancio in rosso”.
A completare il quadro, c’è anche la notevole svalutazione indotta dalla repressione fiscale in atto su tutti coloro che guidano automobili di lusso o con potenza oltre i 250 Cv, sottoposte ad un assurdo superbollo che ha letteralmente decimato le vendite del nuovo: secondo un’indagine condotta dal mensile Quattroruote, i possessori di queste auto per evitare di essere continuamente sottoposti a controlli da parte delle forze dell’ordine e della Finanza preferiscono venderle, anche a costo di rimetterci pesantemente sul prezzo di realizzo. Vetture che finiscono quasi tutte all’estero, dove la politica fiscale è più sensata di quella italiana, con buona pace dell’inutile distruzione di valore causata ai possessori di auto potenti dal Governo Monti.