Immatricolate 1.402.089 unità. Persi in un anno, secondo Federauto, 7 miliardi di euro di fatturato e 2,3 miliardi di gettito Iva
Anche a dicembre è continuato il calo a due cifre delle venite di autoveicoli, consolidando il ribasso complessivo dell’anno. Secondo i dati diffusi dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, nel 2012 il mercato dell’auto in Italia crolla del 19,87% rispetto al 2011 e torna ai livelli di 33 anni fa, immatricolando in 12 mesi 1.402.089 unità. A dicembre il calo delle vendite è stato del 22,51% a 86.735 unità. In questo contesto, male il Lingotto, con un calo del 19,4%, perdendo durante l’anno giusto 100.000 auto nelle immatricolazioni.
“Si chiude un anno di grandi difficoltà”. Cosi’ Jacques Bousquet, presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle case automobilistiche estere in Italia commenta i dati delle immatricolazioni auto di dicembre e di tutto il 2012. “Come più volte denunciato dalle Associazioni di categoria – continua il presidente Unrae -, la crisi economica, la pressione fiscale sulle famiglie, le restrizioni al credito alle imprese hanno determinato una domanda totalmente anelastica rispetto alle straordinarie offerte promozionali e commerciali messe in campo da tutte le Case automobilistiche. I bisogni della filiera in termini di redditività, di mantenimento dei livelli occupazionali e le opportunità di gettito fiscale da parte dello Stato andranno viste in ottica di sinergia e come priorità per l’esecutivo che guiderà il Paese dopo le elezioni. Se questo avverrà, potremo guardare con un po’ più di ottimismo alla prossima primavera”.
I dati delle immatricolazioni diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, infatti, indicano per la conclusione dell’anno 1.402.089 auto complessivamente vendute, con una flessione del 19,9% rispetto alle 1.749.739 unità dell’intero 2011. Un volume così esiguo d’immatricolazioni riporta il mercato italiano indietro ai livelli del lontano 1979.
Per Busquet “la crisi che sta attraversando il settore coniuga al suo interno sia aspetti congiunturali sia strutturali. Il generalizzato aumento della pressione fiscale e dei costi di gestione, in particolare, ha determinato – oltre al depauperamento delle risorse economiche degli automobilisti – una modifica nelle abitudini di consumo della mobilità. Gli italiani si sono trovati davanti alla necessità di ridurre l’uso dell’automobile, con conseguente calo delle percorrenze medie e dei consumi di carburante (in media oltre il 10% in meno per benzina e gasolio), pur continuando a sostenere spese più elevate proprio per il carburante, per l’assicurazione, il bollo, ecc.”. Alla luce di ciò, il settore dell’auto con tutta la sua filiera finisce con influenzare in modo significativo la riduzione dei consumi complessivi nazionali e l’aumento del tasso di disoccupazione del Paese, senza fornire le risorse sperate alle casse dello Stato. Nell’intero anno, infatti, a causa delle mancate immatricolazioni si saranno persi 2,3 miliardi di euro di Iva rispetto all’andamento medio del mercato delle nuove immatricolazioni, cui si aggiungono circa 95 milioni di euro di minor incasso IPT, rispetto ai volumi dello scorso anno.
L’analisi della struttura del mercato conferma, infatti, una riduzione degli acquisti delle famiglie superiore al totale nazionale: -22,9% nell’intero anno, con un volume che sfiora appena le 900.000 unità (899.937) e la più bassa quota di mercato mai registrata, 63,8%. In flessione nell’anno anche le società (-17,2% e 259.265 unità) e il noleggio, seppur in modo più contenuto (-9,9% con 251.622 immatricolazioni).
Sul fronte delle alimentazioni, il diesel perde due punti di quota, fermandosi nell’intero anno al 53,4% e la benzina quasi 6 con una quota del 33,2%. Il tutto a vantaggio delle motorizzazioni a basso impatto ambientale, ormai nella lista delle preferenze di molti italiani, a causa dell’alto costo dei carburanti tradizionali, che raggiungono il 9,2% di quota per quanto riguarda il Gpl (+128,5%) e il 3,8% per il metano (+40%).
“Il consuntivo del 2012 riporta il mercato italiano indietro di ben 33 anni, cioe’ sui livelli del 1979 quando le immatricolazioni furono 1.397.039”. Il Centro Studi Promotor commenta così i dati sulle immatricolazioni di auto in Italia nel 2012. Il dato italiano (-22,51 a dicembre -19,87% nel 2012) “appare ancora più drammatico se si considera che il mercato mondiale delle autovetture dovrebbe aver fatto registrare nel 2012 un nuovo record ed è previsto ancora in crescita nel 2013. La crisi dell’auto interessa infatti soltanto l’area euro ed è una diretta conseguenza dell’effetto depressivo sull’economia reale delle politiche di austerity”. Secondo l’analisi di Promotor, in Italia la crisi dell’economia “è indubbiamente il principale fattore di freno delle vendite di auto, ma nel 2012 anche altri elementi hanno fortemente compresso le immatricolazioni: il carocarburanti, il caro-assicurazioni, le difficoltà di accesso al credito, un’overdose di imposte e anche la forte caduta degli indicatori di fiducia Istat delle imprese e dei consumatori”.
Con grande fatica e il contributo, spesso massiccio, delle “kilometri zero” (auto nuove immatricolate nome delle concessionarie poi rivendute con forti sconti), si è riusciti a portare il mercato auto 2012 a 1.402.089 immatricolazioni. Rispetto allo scorso anno, mancano all’appello 347.650 unità, equivalenti a un fatturato di circa 7 miliardi di euro. “Questi i dati reali, crudi, per certi versi brutali, che smentiscono nei fatti le ottimistiche previsioni di alcuni osservatori del nostro comparto”, afferma in una nota Federauto che sottolinea come “si chiude un anno amaro per la filiera degli autoveicoli in Italia. Purtroppo, e sottolineo purtroppo, le previsioni dell’Osservatorio Federauto sono state rispettate. Con questo dato conclusivo e’ chiaro a tutti che non basta prevedere numeri più ottimistici per vendere più vetture – commenta Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus -. La ‘fiducia del consumatore’, o la ‘sfiducia’, si forma non sulle dichiarazioni delle parti in campo, ma su ben altri parametri e percezioni. La diffusa disoccupazione, le aziende che chiudono, la pressione fiscale, il drastico calo del consumo interno, l’incertezza politica, il prossimo aumento dell’Iva previsto a luglio. Tutto questo insieme ci fa prevedere, per il 2013, un mercato vicino a 1.330.000 unità”.
Federauto sottolinea che “il mercato auto ha sofferto una contrazione molto più pesante dell’intera economia italiana: a fronte di un calo del PIL di circa il 7% rispetto al 2007, la perdita in termini di immatricolazioni è circa del 43%. Alla disfatta delle auto si aggiungono quelle dei veicoli commerciali e, in particolare, dei veicoli industriali, dove il mercato si è più che dimezzato. Ma segnano il passo anche la vendita di ricambi, lubrificanti, manodopera e servizi”. Per Pavan Bernacchi “il mercato automobilistico subisce l’overdose di imposte indirizzate a colpire, se non criminalizzare, l’acquisto, il possesso e l’uso degli autoveicoli. E’ di oggi la notizia che aumentano ancora i pedaggi e l’RC, e recentemente sono rincarati accise, bolli, Imposte Provinciali di Trascrizione, IVA. Ma il Governo Monti ha anche dato scacco alle vetture aziendali portando la deducibilità dal 40% al 20% – mentre in Europa chi acquista una vettura aziendale può scaricare il 100%-. Senza dimenticarci che il varo del superbollo per le auto prestazionali ha massacrato le auto di lusso con cali fino al 70%, abbattendosi come uno tsunami sui colleghi che si sono trovati, dalla sera alla mattina, in difficoltà enormi, spesso insormontabili”.
Per Roberto Vavassori, presidente di ANFIA (l’associazione della filiera automobilistica in Italia) “complessivamente, nell’anno da poco concluso, abbiamo quindi perso il 20% del mercato rispetto al 2011 e il 44% rispetto al picco di immatricolazioni del 2007 (2.493.105 unità). Tra gli impegni improrogabili in agenda per il 2013, non può mancare un piano d’azione, coordinato tra rappresentanti della filiera e organi istituzionali, per la salvaguardia e il rilancio dell’industria automotive in Italia, puntando ad una legislazione più competitiva. Infatti, se la domanda di auto è crollata a -19,9% nel 2012, altrettanto consistente è il decremento della produzione di vetture (-17,8% nei primi 9 mesi del 2012) e, in generale, di autoveicoli (-15,4% nello stesso periodo e -46% rispetto ai primi 9 mesi del 2007) nel nostro Paese, ben più preoccupante visto che rischia di aggravare la già avviata emorragia di aziende del settore – soprattutto PMI poco internazionalizzate e multinazionali per le quali gli investimenti sul territorio italiano non hanno più ragion d’essere”. ANFIA avanza proposte chiare sia sul fronte del mercato, sia su quello della produzione e dell’attrazione di nuovi investimenti. Secondo Vavassori, “è necessario rivedere provvedimenti troppo penalizzanti: riduzione della deducibilità del costo delle vetture aziendali, imposta sulle autovetture sportive e IPT, in vista di una riduzione della pressione fiscale su automobilisti e imprese, da ieri, invece, ancora in aumento, con l’incremento periodico biennale delle sanzioni stradali (+5,4%), e gli aumenti – in media, secondo le prime stime, del 2,9% rispetto al 2012 – dei pedaggi autostradali”.