Grazie agli emendamenti al decreto “Rilancio”, in agosto, il mercato dell’auto è ritornato sui livelli del 2019 con 88.801 autovetture immatricolate contro le 89.184 dell’agosto 2019. Il calo è contenuto nello 0,43% contro i crolli dell’85% in marzo, del 98% in aprile e un andamento fortemente negativo nel complesso dei primi sette mesi 2020 che chiudono il loro consuntivo con un calo di immatricolazioni del 41,7%, con una perdita di fatturato per il settore, stimata dal Centro Studi Promotor, in 9,6 miliardi e con un calo del gettito Iva per l’Erario di 2,1 miliardi.
Il merito del ritorno a livelli di vendita normali è dovuto essenzialmente ad aver esteso gli incentivi, con gli emendamenti presentati in sede di conversione in legge del decreto “Rilancio”, anche alle vetture con alimentazione a benzina o gasolio ed emissioni non superiori a 110 g/km/CO2. Gli incentivi alle sole vetture ad emissioni zero, già in vigore nel 2019 e ulteriormente potenziati nel 2020, si sono rivelati utili per favorire l’auto elettrica, che rimane un consumo di nicchia per ricchi e per chi acquista la seconda o terza auto, ma certamente non sono sufficienti per rilanciare l’intero mercato dell’auto in cui le immatricolazioni di vetture a motore tradizionale sono ancora il 98%.
Dall’inchiesta congiunturale mensile condotta dal Centro Studi Promotor a fine agosto presso la rete dei concessionari emerge che nel mese scorso la raccolta di ordini è stata normale o alta per il 79% dei concessionari interpellati, mentre sempre in agosto l’87% giudica normale o alto l’afflusso di potenziali clienti nei saloni di vendita e il 91% stima stabile o in aumento le vendite nei prossimi mesi. A ciò si aggiunge che l’indicatore di fiducia degli operatori auto determinato dal CSP, sintetizzando i risultati delle sue inchieste congiunturali mensili, ha toccato in agosto quota 53,20. «Si tratta – ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – di uno dei valori più alti registrati dal gennaio del 1993 quando iniziammo a determinare questo indicatore».
Il mercato dell’auto rimane comunque impiccato ad una gestione miope e ideologica degli incentivi da parte del governo BisConte, che ha stanziato una montagna di soldi per l’auto elettrica, monopattini e biciclette, trascurando quasi del tutto l’auto tradizionale. I primi 50 milioni di incentivi per auto a benzina e diesel sono stati esauriti nel giro di 10 giorni ad agosto, mentre i circa 100 disponibili con il nuovo provvedimento lo saranno entro le prime due settimane di settembre, visto che dovranno soddisfare anche i contratti sottoscritti nella seconda metà di agosto, non perfezionati in attesa dell’entrata in vigore dei nuovi incentivi.
Comunque, è di tutta evidenza che l’aver fissato una soglia bassa, troppo bassa di emissioni per accedere agli incentivi, finisce con il penalizzare gli acquisti delle famiglie, che cercando automobili più grandi e pesanti (e con conseguenti maggiori emissioni) per soddisfare le loro esigenze di mobilità, mentre il governo delle sinistre favorisce gli acquirenti ad alta capacità di spesa regalando loro fino a 10.000 euro di contributi statali (cui spesso se ne aggiungono altri 6.000 a livello regionale) per acquistare i loro costosi giocattoli a quattro ruote. E, nonostante gli alti incentivi disponibili, i fondi pubblici finiscono con l’essere largamente inutilizzati, perché l’acquirente medio, valutati i pro (pochi) e i contro (tanti) dell’auto elettrica, preferisce acquistarne una tradizionale. Di qui la proposta di Unrae di fare travasare automaticamente i fondi d’incentivo non utilizzati verso quelli a maggiore richiesta.
Sarebbe parimenti utile portare le soglie di incentivazione allo stesso livello di quelle che fanno scattare il “malus”, ovvero 160 g/km/CO2 per dare un concreto aiuto alle famiglie alle prese con sempre minor reddito disponibile, magari accompagnandolo con una soglia Isee congrua di 50/60.000 euro per accedervi. Chi vuole a tutti i costi essere alla moda con i veicoli elettrici, libero di spendere a piacimento i propri soldi, ma senza oneri per le casse pubbliche.
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