Federauto: «la crescita in Italia potrebbe arrestarsi se il Governo non taglia l’abnorme pressione fiscale sul settore»
Continua a crescere il mercato europeo dell’auto, che ad aprile ha registrato il ventesimo segno positivo consecutivo. Complessivamente le immatricolazioni (1.209.551 vetture) in Europa e nei Paesi Efta sono cresciute del +6,9%, con un +8,1% del primo quadrimestre 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Tra i mercati principali solo l’Italia, con un +24,2%, supera la media europea, mentre Germania (+6,3%), Regno Unito (+5,1%), Spagna (+3,2%, dopo mesi di grande crescita) e Francia (+2,3%) restano sotto il dato medio complessivo. Quanto all’Italia si deve sottolineare come il risultato sia in gran parte determinato dal forte impulso del settore del noleggio in concomitanza con Expo 2015, mentre il mercato delle famiglie e delle aziende rimane molto basso.
Per il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, «Italia, Portogallo e Grecia – Paesi sin qui maggiormente in difficoltà sul fronte del mercato dell’auto – registrano un rimbalzo che sino ad oggi era riuscito solo alla Spagna (+23,9% nel primo quadrimestre). Spagna aiutata però dal piano statale PIVE per sostenere la domanda grazie a generose defiscalizzazioni. In Italia invece, nella totale assenza delle istituzioni, le uniche iniziative arrivano dalle promozioni delle Case e dal conseguente sacrificio dei concessionari, costretti a rinunciare a gran parte delle proprie marginalità per alzare i volumi. Sacrificio che può durare un periodo molto limitato perché non sostenibile dai nostri bilanci».
Il pericolo, per Pavan Bernacchi, è che «il “rimbalzo” italiano possa essere di breve durata. Noi concessionari continuiamo ad essere scettici ritenendo che solo un programma governativo di serie misure di sostegno alla domanda privata potrebbe determinare una svolta strutturale in un momento in cui si riscontrano segnali di reattività del mercato. Stiamo parlando di Iva agevolata per gli acquisti dei privati e della possibilità di favorire la detraibilità e deducibilità per gli acquisti aziendali». Da sottolineare come per il settore delle aziende, la deducibilità limitata al 20% di un tetto di 18.000 euro spalmato in 4 anni sia un valore totalmente inadeguato, che espone le imprese italiane ad una concorrenza sleale rispetto alle aziende degli altri paesi europei che possono dedurre il 100% del costo d’acquisto e dell’Iva. Senza contare la perdita per lo stesso Stato, che grazie alla supertassazione sul settore ha perso gettito per oltre 3 miliardi di euro.