Finiscono sotto inchiesta anche i modelli Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram 1500 equipaggiati vcon i motori diesel 3.0 litri V6 prodotti dalla VM di Cento
Lo scandalo “Dieselgate” non cessa di scoperchiare nuove violazioni delle norme antinquinamento, mentre il gruppo Volkswagen chiude definitivamente lo scandalo che l’ha travolta con un patteggiamento penale che prevede il pagamento di 4,3 miliardi di dollari di sanzioni (di cui 2,8 miliardi di dollari per sanzione penale, 1,45 miliardi di dollari sper le cause federali sull’ambiente, oltre ad una sanzione civile di 50 milioni di dollari alla Divisione civile del Dipartimento di giustizia per evitare le potenziali cause previste dalla norma “Firrea”; a questi si aggiungono i 2 miliardi di dollari di investimenti in 10 anni nelle infrastrutture e iniziative per promuovere l’utilizzo di veicoli ad emissioni zero). Ora tocca al gruppo FCA, Fiat-Chrysler finire nel mirino dell’Epa.
L’Agenzia per la protezione dell’ambiente ha affermato che FCA «ha schivato le regole ed è stata scoperta», accusandola di violazione delle norme sulle emissioni. Anche per FCA a finire sul bando degli imputati è la presenza di un programma di gestione che altera le emissioni dei motori diesel in condizioni di prova. Per l’Epa non comunicare l’esistenza di un programma che influisce sulle emissioni di un’auto «è una seria violazione delle legge. Tutte le case automobilistiche devono giocare secondo le stesse regole». L’Epa e le autorità della California «si sono impegnate a rafforzare i test con il caso Volkswagen, e questo è il risultato della collaborazione».
La violazione del “Clear Air Act”, ovvero delle norme sulle emissioni, su circa 104.000 veicoli riguarda i modelli Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram venduti in USA equipaggiati con il motore diesel 3.0 litri V6 prodotto dalla VM di Cento in provincia di Ferrara (azienda che appartiene al gruppo FCA). Secondo l’Epa, FCA potrebbe incorre anche in sanzioni civili.
Da parte sua, FCA intende contestare le accuse dell’Epa, secondo cui il gruppo automobilistico avrebbe montato un software su circa 100.000 motori diesel che ha consentito emissioni superiori ai limiti di legge. Stando a quanto riferito alle agenzie, l’azienda guidata da Sergio Marchionne sosterrà che le emissioni non sono state violate e che intende collaborare con le autorità e l’amministrazione Trump, che si insedierà il prossimo 20 gennaio. Intanto il titolo FCA al Nyse e alla Borsa di Milano amplia ulteriormente i cali con una perdita vicina al 18%.
Da tutta la vicenda, emerge nuovamente la necessità che gli standard di emissioni inquinanti da parte degli autoveicoli e i relativi controlli siano resi omogenei tra le due sponde dell’Atlantico (e questo riguarda in particolare l’Europa, dove le norme e i controlli sono blandi e irrealistici), in modo da tutelare in modo equivalente tutti i cittadini e i consumatori.